“Limonov” di Carrère recensito da Bernardo Valli

Pubblicato il 5 Gennaio 2013 - 06:30 OLTRE 6 MESI FA
Eduard Limonov

Lo si può chiamare come si vuole: racconto, romanzo, biografia, e, perché no?, reportage. In fondo è la lunga descrizione di un personaggio reale: una canaglia, un poeta, un ladro, un donchisciotte, un vagabondo e tante altre cose ancora; un vigliacco ma anche un eroe romantico; un amico dei deboli ma anche un rivoluzionario nazional-bolscevico che puzza di nazi- fascismo nella bolgia postcomunista; un complice a Sarajevo degli assassini serbi ma anche un detenuto leale, coraggioso; e, ancora, un avventuriero del sesso dedito a tutte le esperienze: capriccio, amore, interesse, performance erotico- atletica. 

Per dirne una: guardava e ascoltava Aleksandr Solženitsyn alla tv americana sodomizzando la sua donna. Per sopravvivere tra gli yankees non guardava a quel che c’era sotto la cintura dei suoi partners, né al colore della loro pelle. E, peggio ancora, non amava, non ama Nabokov. Uno cosi è difficile scovarlo. Anche tra i russi. Inoltre è uno scrittore. Uno di quegli scrittori maledetti, non importa in quale lingua, di cui i parigini vanno matti da quando non ne producono più in proprio.

Bernardo Valli, “Benvenuti nel vero romanzo. Limonov, l’eroe-canaglia riscritto da Carrère”, La Repubblica, 27 settembre 2012