Pensionati, per voi: “€ 316 mila di pensione a Pietro Grasso, presidente del Senato”

di Sergio Carli
Pubblicato il 9 Maggio 2015 - 13:11 OLTRE 6 MESI FA
Pensionati, per voi: "€  316 mila di pensione a Pietro Grasso, presidente del Senato"

Per Pietro Grasso € 316 mila di pensione: “Embé, io so’ io e voi…”

ROMA – Il Presidente del Senato Pietro Grasso è tra i primi pensionati d’oro d’Italia, con 316 mila euro di pensioni cumulate, rivela Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato. La cifra, che dovrebbero avere ben presente i tanti “moralizzatori” delle pensioni, da Matteo Renzi a Tito Boeri a Enrico Zanetti, supera di oltre un terzo il demagogico tetto di 240 mila euro fissata per il reddito dei dipendenti pubblici. Che ne dice Zanetti, il vice ministro dell’economia in quota al fantasma di Mario Monti detto Scelta Civica, tenace odiatore dei pensionati? È o non è immorale che Pietro Grasso prenda tutti quei soldi, magari, ma questo non lo si sa, cumulandoli anche con lo stipendio da Presidente del Senato e a tutti i fringe benefits su cui certamente non paga le tasse che pagano i comuni mortali nel caso di alloggio pagato e auto di servizio?

Ecco le testuali parole di Maurizio Gasparri come riportate dalla agenzia di stampa Ansa:

“Sulla questione dei vitalizi la moralizzazione deve essere ampia. La moralità vera è il tetto dei 240.000 euro a cui il presidente del Senato Pietro Grasso ad esempio non si è uniformato cumulando pensioni. Li ha maturati, certo, ma il tetto è il tetto e lui dovrebbe dare l’esempio. Credo che in tal senso una legge invece che una delibera ci consentirebbe anche di chiarire pure che in Parlamento valga questo tetto di retribuzione massima. Lo Stato infatti ha deciso che nessuno pagato dallo Stato può prendere oltre questa cifra ed invece il presidente del Senato cumula redditi pubblici e prende 316.000 euro, come del resto anche altri”.

L’esempio di Pietro Grasso, seconda carica dello Stato sommersa dai privilegi per l’unico merito che l’incauto Pierluigi Bersani ce lo ha messo, dovrebbe coalizzare i pensionati d’oro, così ingiustamente definiti dalla demagogia di politici e giornalisti a loro volta destinati a entrare nella schiera. I cosiddetti pensionati d’oro in Italia sono circa 5 milioni e sono il bersaglio del partito dell’odio, che è abbastanza trasversale ma trova i suoi pilastri nel Pd e in Repubblica, i cui redattori, direttore in testa, dovrebbero quanto meno firmare una rinuncia alla parte di pensione che eccede il livello di povertà di 1.350 euro lordi. A loro dovrebbero unirsi tutti quei giornalisti che continuano a lavorare, pagati, pur essendo già in pensione e che così facendo sottraggono posti di lavoro ai giovani.