I merluzzi parlano ma a volte non si capiscono: troppi dialetti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Ottobre 2016 - 10:39 OLTRE 6 MESI FA
I merluzzi parlano ma a volte non si capiscono: troppi dialetti

I merluzzi parlano ma a volte non si capiscono: troppi dialetti

ROMA – I merluzzi parlano ma a volte non si capiscono: troppi dialetti. Non solo i merluzzi dialogano fra di loro ma, quando provengono da regioni differenti hanno accenti differenti. Per esempio, hanno scoperto i biologi marini, quando quelli del nord incontrano quelli del sud, stentano a capirsi al punto da mettere a rischio la riproduzione. Parlano come noi, e come noi sono a disagio nella babele linguistica.

Una ricerca della Exeter University rivela in particolare che il merluzzo della Cornovaglia ha un ”accento” così differente dal merluzzo della Scozia che, incontrandosi, potrebbero non riuscire a comprendersi. E questo può diventare un problema, avvertono gli scienziati, con serie conseguenze per gli amanti del ”fish and chips”, il piatto più tradizionale della cucina inglese, a base appunto di merluzzo. (Enrico Franceschini, La Repubblica)

Gli speciali microfoni subacquei piazzati nei mari della Gran Bretagna hanno registrato la diversità d’accento di suoni e vibrazioni: quelli del nord e quelli del sud (e a maggior ragione tra le due sponde dell’Atlantico) letteralmente non sono sulla stessa lunghezza d’onda, una tragedia per l’efficacia dei richiami d’amore, vere e proprie canzoni della durata al massimo di dieci secondi. E con i cambiamenti climatici in atto e il rimescolamento delle rotte dei pesci, l’incomunicabilità è destinata a crescere

Il chiasso oceanico, i cori dei pesci. All’orecchio umano non sono udibili, ma in realtà le acque dell’oceano sono meno quiete e silenziose di quel che si può immaginare. I pesci comunicano tra loro e cantano, formando addirittura dei cori, soprattutto all’alba e al tramonto. A registrare e captare questa musica sottomarina sono stati i ricercatori guidati da Robert McCauley, della Curtin University di Perth, il cui lavoro è pubblicato sulla rivista Bioacoustics.

Spesso si tratta di pesci ‘solisti’ che ripetono lo stesso richiamo continuamente, altre volte queste chiamate si sovrappongono, formando un coro. I ricercatori lo hanno scoperto registrando le voci dei pesci nelle acque costiere vicino Port Hedland, nell’Australia occidentale, per 18 mesi. In questo modo sono riusciti a identificare sette diversi cori, che vengono modulati soprattutto all’alba e al tramonto, proprio come fanno gli uccelli nelle foreste.

C’è il richiamo profondo da sirena da nebbia del black jewfish, e il più quieto ‘ba-ba-ba’ del pesce pipistrello. ”Ho ascoltato pesci starnazzare, borbottare e gorgogliare per circa 30 anni, e la loro varietà continua a meravigliarmi”, commenta McCauley. ”Stiamo iniziando solo ora ad apprezzare la loro complessità – continua – e abbiamo ancora un’idea poco precisa di quello che accade a livello acustico sott’acqua”.