Emily Blunt rivela: “Recitare mi ha salvata dalla balbuzie”

Pubblicato il 3 Luglio 2010 - 11:13| Aggiornato il 5 Luglio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Chiunque l’abbia vista sgridare violentemente Anne Hathaway ne “Il diavolo veste Prada” non immaginerebbe mai che l’attrice inglese Emily Blunt soffrisse fino a pochi anni fa di balbuzie.

Un disturbo piuttosto invalidante, cominciato a 10 anni, quando «l’unica cosa che vuoi è sembrare molto “figo”, mentre io non lo ero per niente» racconta l’attrice a The Daily Beast.

All’età di 12 anni, quando la balbuzie raggiunse il suo apice, Blunt smise completamente di parlare. «Continuavo a pensare: perché proprio a me? Cos’ho che non va? Non riuscivo a farmene una ragione» ricorda l’ex-fidanzata del cantante Michael Bublé.

Oggi Blunt è una supporter dell’American Institute for Stuttering, un’organizzazione che si occupa di aiutare chi soffre di balbuzie non solo a superare il problema, ma anche ad affrontare le difficoltà emotive, sociali e psicologiche che spesso comporta. Circa il 40 per cento dei bambini che balbettano negli Stati Uniti, per esempio, è vittima di quotidiani atti di bullismo.

Ad oggi, si calcola che l’1 per cento della popolazione mondiale (pari a circa 60 milioni di persone) soffra di balbuzie: un disturbo da cui, nella stragrande maggioranza dei casi, è possibile guarire. Con l’aiuto di esperti, insegnanti e familiari è, infatti, possibile che i bambini che balbettano si trasformino, crescendo, in adulti dalla parlata fluente. Questo è il caso non solo della Blunt, ma anche dell’attore Harvey Keitel o del giornalista premio Pulitzer Clarence Page.

Per ognuno, però, il percorso di guarigione è diverso. Nel caso di Blunt, che oggi ha 27 anni, il calvario è durato a lungo: la madre la portò da diversi specialisti, la iscrisse a corsi di rilassamento, respirazione e dizione e provò addirittura con l’osteopatia craniale. Ricorda Blunt: «Nulla di tutto ciò funzionò. Gli amici cominciarono ad accettare quel “difetto” come una parte di me, ma io non lo tolleravo. Non mi sentivo me stessa».

Finché, un bel giorno, un insegnante le chiese di recitare nello spettacolo della scuola, dopo averla vista raccontare storie ai compagni facendo imitazioni e parlando con voci buffe.

All’inizio  Blunt  gli rispose: «Sei matto Ti prego, non costringermi a questa umiliazione». Allora il professore le propose di parlare con un accento strano, caratterizzando anche in quel modo il personaggio. Ed Emily accettò.

Racconta Blunt: «Per la prima volta dopo 5 anni riuscii a parlare fluentemente senza incepparmi e davanti a ben 200 persone Certo, dopo lo spettacolo non smisi completamente di balbettare, ma piano piano, recitando, il disturbo si ridusse gradualmente».

Oggi l’attrice non balbetta quasi più, solo qualche volta al telefono. «La cosa strana è che la parola che pronuncio con più difficoltà è proprio una di quelle che non posso evitare: il mio nome, Emily».