Israele, l’allarme dei rabbini per le donne ultraortodosse con il “burqa”

Pubblicato il 19 Luglio 2010 - 16:57 OLTRE 6 MESI FA

La Setta dei Timorati (Eda’ Haredit), una frangia estrema dell’ebraismo ortodosso israeliano, è in fibrillazione. La sua istituzione suprema, la Corte di Giustizia, ha già convocato i suoi rabbini per una seduta straordinari: l’origine di tanto dibattere è la scelta di un numero sempre maggiore di donne ebree che, per un esasperato senso di pudore, si coprono da capo a piedi di scialli, manti, foulards, per lo più neri. Una stretta fessura è lasciata per gli occhi, mentre il resto del corpo è nascosto da più strati di vesti.

Le donne così vestite sono state avvistate soprattutto alle porte del rione di Mea’ Shearim, a Gerusalemme, e nella vicina cittadella ortodossa di Beit Shemesh: ”Vanno fermate !!”, esortano a caratteri cubitali i poster che tappezzano gli angusti vicoli degli zeloti e gli ingressi della sinagoghe.”Qua abbiamo a che fare con delle Talebane!”, spiega un cronista di un foglio ortodosso.

La scelta di un simile abbigliamento fino a un anno fa riguardava solo qualche decine di donne, succubi del fascino discreto di una cinquantacinquenne carismatica di Beit Shemesh. A dare visibilità alla donna, che voleva a tutti i costi rendersi invisibile, fu allora una inchiesta della polizia: era accusata di aver seviziato ”per fini educativi” buona parte dei suoi dodici figli.

Un tribunale laico la avrebbe quindi condannata a quattro di anni di carcere. Malgrado l’ignominia della sentenza, essa ha fatto scuola. Donne ortodosse completamente velate sono sempre più frequenti nelle strade di Gerusalemme, nella linea dell’autobus che porta al Muro del Pianto, nei sobborghi ultraortodossi. La loro ossessione per il pudore ricade anche sulle loro figlie, che pure sono adesso coperte da veli e scialli.

In certi casi le ripercussioni sono pesanti. Le bambine si vergognano di presentarsi a scuola, per non essere schernite dalle compagne. Ci sono liti familiari, anche drammi. Alcune bambine – almeno una dozzina, secondo la stampa ortodossa – hanno smesso di studiare. Le loro madri ‘talebane’ sono compiaciute: il sistema scolastico ortodosso, accusano, è troppo ”permissivo”. Meglio educarle in casa.

La ribellione, a quanto pare, è partita dai nonni, disperati nel vedere le nipotine abbandonate in mani irresponsabili. Sono stati i nonni ad invocare la convocazione straordinaria della Corte di Giustizia della Setta dei Timorati: una istituzione composta da rabbini sussiegosi, maestri riconosciuti di Torah, che hanno verificato che non esiste un legame fra la purezza di comportamento e la quantità di veli indossati. Anche se ancora non si sono pronunciati, è dato per scontato che denunceranno il fenomeno con parole inequivocabili.

Negli ambienti ortodossi si dice che buona parte delle ‘donne velate’ sono ex-laiche che hanno scoperto la religione in età matura e che adesso cercano di superare in ortodossia perfino chi è timorato da generazioni.

”Si tratta dunque di stabilire – spiega la stampa ortodossa – il punto preciso in cui il fervore e lo zelo religioso diventano pura stramberia”. Un compito non facile per la leadership religiosa ortodossa, in un periodo che comunque è caratterizzato da una crescente radicalizzazione nel confronto con la società laica israeliana circostante.