Da Pietra Ligure arriva il nuovo chip che cancella i dolori cronici

Pubblicato il 16 Luglio 2010 - 10:07| Aggiornato il 17 Luglio 2010 OLTRE 6 MESI FA

L'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure

Un microchip grande quanto un accendino, impiantato sottopelle all’altezza dei reni, capace di ridurre i dolori cronici a leggeri formicoli. È l’elettrostimolatore inventato dal Centro terapia del dolore dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, in provincia di Savona, che l’ha impiantato su due donne affette da dolori cronici.

Rispetto ai precedenti chip “cancella-dolore”, scrive Repubblica, i nuovi riescono a percepire i movimenti del paziente, modificando la loro azione in base alle divers esigenze. Sono in grado di ridurre i dolori che affliggono chi soffre di dolori lombari, di incontinenza urinaria o disfunzioni croniche all’intestino, ma anche chi ha una cattiva circolazione alle gambe.

“Il nuovo neurostimolatore, spiega Marco Bertolotto, direttore dell’Unità di Terapia del dolore del Santa Corona, utilizza una tecnologia che include l’uso di un accelerometro capace di rilevare la posizione del malato e adottare automaticamente il livello di stimolazione richiesto per alleviare il dolore”. Lo stesso accelerometro usato  in alcuni telefoni cellulari e negli air-bag delle auto.

Lo stimolatore viene impiantato sottocute in anestesia locale all’altezza dei reni. Rilascia una minima corrente che, attraverso un piccolo catetere posizionato nelle immediate vicinanze del midollo, stimola le vie nervose midollari. In tal modo si innalza la soglia del dolore. “Volendo trovare un paragone esemplificativo, spiega Bertolotto, è come se alzassimo gli argini di un fiume, per permettere il passaggio della piena, prima che questa causi dei danni”.

Il sistema registra il comportamento del paziente: quanto tempo cammina, dorma, lavora o pratica attività sportiva senza dolori. Tutti i dati raccolti vengono trasmessi, tramite bluetooth, al computer dell’ospedale e permettono ai medici di valutare i miglioramenti ottenuti.

La pila del chip viene ricaricata dagli stessi pazienti, grazie ad un’apposita cintura da indossare a casa per un paio di ore una volta la settimana.