Aviaria, Sars, ebola: contagio animale-uomo. Prossima pandemia: umana?

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 14 Aprile 2013 - 06:30| Aggiornato il 2 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA  – L‘influenza aviaria terrorizza la Cina. Il nuovo ceppo del  virus H7N9, che si trasmette dagli animali all’uomo, moltiplica i contagi ed i morti. Le autorità assicurano: “Non c’è contagio tra uomo e uomo”. Ma l’epidemia si espande, come già era accaduto con la Sars. E con la Febbre del Nilo, che causa vittime negli Stati Uniti ed è diventata endemica in Veneto. E ancora l’Ebola dall’Africa.

I virus di queste patologie hanno tutti in comune la modalità di trasmissione: la zoonosi. Si trasmettono cioè dagli animali all’uomo. Virus che mutano velocemente e possono dar vita ad epidemie letali. Tra questi virus lo scrittore americano David Quammen inserisce anche il virus Hiv. Un virus “umano” che si trasmette da uomo a uomo. Ma allora sorge il dubbio, dalle parole dello scrittore, sarà l’uomo il “veicolo” della prossima epidemia? Autore, inconsapevole, della prossima “pandemia umana“.

In un’interessante recensione del The New York Review of Books si parla dell’ultimo libro di David Quammen dal titolo “Spillover: Animal Infections and the Next Human Pandemic“, ovvero “Ricaduta: infezioni animali e la prossima pandemia umana”. Che lo vogliamo o no, si sottolinea, l’uomo è l’animale più diffuso sul pianeta. Sette miliardi gli uomini e donne che hanno colonizzato la Terra, insediandosi e adattandosi ai differenti habitat ed ecosistemi. Per Quammen quando una popolazione, umana o animale, si espande in questo modo, gli epiloghi possibili sono due: “In alcuni casi il declino è lento, in altri la fine arriva con uno schianto”.

Lo “schianto” è definito da Quammen come “The Next Big One“, un evento come una catastrofe o un’epidemia su larga scala causata  magari da un coronavirus, un virus come l‘Hiv che trascrive geni in Rna ed è per questo più mutabile e più difficile da debellare. La “parola del futuro” destinata a caratterizzare il XXI secolo, secondo Quammen, è dunque “zoonosi“. Ma l’animale che trasmetterà il “Next Big One” non è specificato. Quasi tutti i virus di mortali epidemie, spiega lo scrittore che si è calato nei panni di uno storico ed epidemiologo, sono trasmessi dagli animali all’uomo.

L’approccio di Quammen alla questione, che nonostante l’importanza del tema non vuole essere mero allarmismo, viaggia su un doppio binario. Lo scrittore affianca la virologia e l’ecologia con lo scopo di esplorare e definire il delicato processo di trasmissione dei virus tra animali e uomo. Un occhio scientificamente obiettivo che analizza l’espansione dell’uomo negli ecosistemi, uomo che in quanto tale offre “i suoi tessuti e le sue cellule come obiettivi alternativi a microbi opportunisti“, scrive il The NY Review of Books.

Nel libro Quammen ricostruisce la “storia” delle epidemie, dalla descrizione dei sintomi più violenti alle connessioni possibili tra i contagiati. Una storia accurata che descrive scenari più che reali: un volo di linea che si trasforma in una “cella” di trasmissione di germi. Il medico di Hong Kong in un albergo, che malato e nella morsa della tosse, trasmette il virus alla turista pronta a tornare in Canada e che porterà con sé uno sgradito “ospite” fino al Nord America.

Ma perché la Cina, soprattutto negli ultimi anni, è il focolaio dal quale partono le epidemie, come oggi accade con l’aviaria? La risposta, libro di Quammen a parte, è facile da dare. Animali esotici o “semplici” polli, prelibatezze destinate alla cucina o esemplari destinati ad arricchire case e giardini di collezionisti di rarità. Gabbia a gabbia, muso a muso, le probabilità di contagio nei mercati cinesi sono alte.

A preoccupare Quammen non sono solo epidemie come la Sars, la cui diffusione è stata stroncata dalla perizia degli ospedali cinesi e canadesi, ma le modalità di trasmissione. La “Next Big One” potrebbe essere “silenziosa” come la Sars, scrive Quammen: “Quando arriverà, possiamo immaginare, si atterrà agli stessi schemi perversi, con alta infettività che precederà i sintomi notevoli. Questo implica che le persone si sposteranno tra le città e gli aeroporti ne saranno portatori, come moderni angeli della morte“.

D’altronde i virus mutano costantemente e solo alcuni ceppi riescono a sopravvivere in un ospite. Ed è questo senso di incertezza, questo essere “angeli della morte” inconsapevoli del rischio che veicoliamo nei tessuti e nelle viscere, che secondo Quammen  spaventa l’uomo. Un timore e terrore che nasce dal contagio “random”, a caso: non sapremo mai quando e dove potremmo essere colpiti. Ma questo non deve farci paura, spiega lo scrittore parlando dei propositi del suo libro: “L’obiettivo del mio lavoro non è quello di rendervi più preoccupati. L’obiettivo di questo libro è di rendervi più informati e consapevoli“.

Nonostante il proposito di un lavoro oggettivo il libro di Quammen, secondo la recensione del sito americano, si lascia cadere nella tentazione di dipingere i virus come “terrificanti”. Il punto che colpisce però, in questa storia di virologia, epidemie e zoonosi che Quammen descrive e spiega, è la considerazione che gli animali più “sociali” e che effettuano più scambi sono il primo veicolo di infezioni. E un animale di questo tipo, il più diffuso e sociale, è proprio l’uomo. Il libro allora non può che far sorgere, tra “consapevolezze” e timori una domanda: sarà umana la prossima pandemia? Per Quammen la risposta sembra essere “sì”.