John Ashbery è morto a 90 anni: genio enigmatico della poesia moderna, celebrato già in vita

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Settembre 2017 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA
John Ashbery è morto a 90 anni: genio enigmatico della poesia moderna, celebrato già in vita

John Ashbery è morto a 90 anni: genio enigmatico della poesia moderna, celebrato già in vita

ROMA – John Ashbery è morto a 90 anni: genio enigmatico della poesia moderna, celebrato già in vita. Addio a John Ashbery, uno dei maggiori poeti al mondo. All’età di 90 anni e per cause naturali, Ashbery è morto nella sua abitazione a Hudson, nello stato di New York. L’annuncio della scomparsa arriva dal marito, David Kermani. Nel corso della sua lunga carriera Ashbery si è aggiudicato quasi tutti i premi più prestigiosi. Nel 1976 con “Autoritratto di uno specchio convesso” ha vinto ben tre riconoscimenti: il Premio Pulitzer, il National Book Award e il premio del National Book Critics Circle.

L’opera si incentra sulla riflessione e il rispecchiamento e rappresenta un momento centrale di una ricerca che si basa sulla crisi della forma. L’aver vissuto molti anni in Francia lo ha sottoposto all’influenza del surrealismo di Raymond Roussel. E’ nata così la sua poesia dalle inattese combinazioni verbali, immagini di forte visionarietà, che lui stesso ha definito ”istantanee” dei contenuti e dei processi mentali, con cui cerca di esprimere il flusso di una coscienza individuale che si confronta con la contingenza dei fenomeni e la realtà del mondo d’oggi.

Conosciuto per la sua audacia e per il saper passare con noncuranza dall’oratoria pubblica alla chiacchierata da tutti i giorni, Ashbery si è imposto su tutta la sua generazione di poeti, fra i quali Richard Wilbur, WS Merwin e Adrienne Rich, ed è stato candidato per il Premio Nobel alla Letteratura. Ashbery è considerato un genio enigmatico della poesia moderna, uno dei pochi a essere celebrati nel corso della loro vita: è stato il primo poeta vivente, infatti, ad avere un volume pubblicato dalla Library of America e dedicato esclusivamente al suo lavoro.

Ashbery era anche un traduttore e un critico rinomato: ha collaborato come critico d’arte per il ‘The New York Herald-Tribune e Newsweek, ed è stato critico di poesie per Partisan Review.

And Ut pictura poesis Is Her Name

You can’t say it that way any more.
Bothered about beauty you have to
Come out into the open, into a clearing,
And rest. Certainly whatever funny happens to you
Is OK. To demand more than this would be strange
Of you, you who have so many lovers,
People who look up to you and are willing
To do things for you, but you think
It’s not right, that if they really knew you…
So much for self-analysis. Now,
About what to put in your poem-painting:
Flowers are always nice, particularly delphinium.
Names of boys you once knew and their sleds,
Skyrockets are good—do they still exist?
There are a lot of other things of the same quality
As those I’ve mentioned. Now one must
Find a few important words, and a lot of low-keyed,
Dull-sounding ones. She approached me
About buying her desk. Suddenly the street was
Bananas and the clangor of Japanese instruments.
Humdrum testaments were scattered around. His head
Locked into mine. We were a seesaw. Something
Ought to be written about how this affects
You when you write poetry:
The extreme austerity of an almost empty mind
Colliding with the lush, Rousseau-like foliage of its desire to communicate
Something between breaths, if only for the sake
Of others and their desire to understand you and desert you
For other centers of communication, so that understanding
May begin, and in doing so be undone.

E lei si chiama Ut pictura poesis

Non puoi dirlo piú cosí.
Preoccupato della bellezza devi
uscire allo scoperto, in una radura,
e riposare. Certo, qualsiasi cosa strana ti succeda
è OK. Chiedere di piú non sarebbe
da te, tu che hai cosí tanti amanti,
gente che ti ammira ed è pronta
a fare cose per te, ma tu pensi
non sia giusto, che se ti conoscessero davvero…
Basta cosí con l’autoanalisi. E adesso,
su cosa mettere nella tua poesia-quadro:
i fiori sono sempre belli, specie i delphinium.
I nomi di bambini conosciuti un tempo e le loro slitte,
i razzetti vanno bene – esistono ancora?
Ci sono un sacco di altre cose con le stesse proprietà
delle sunnominate. Ora si devono
trovare alcune parole importanti e molte di basso profilo,
dal suono fiacco. Lei mi contattò
perché comprassi la sua scrivania. D’improvviso la strada fu
follia pura e clangore di strumenti giapponesi.
Prosaici testamenti vennero sparpagliati tutt’attorno. La sua testa
s’allacciò alla mia. Eravamo una biciancola. Qualcosa
andrebbe scritto su come ciò ti condizioni
quando scrivi poesia:
l’estrema austerità di una testa pressoché vuota
che si scontra con il rigoglioso fogliame Rousseau-simile del suo desiderio di [comunicare
qualcosa nelle intermittenze del respiro, anche se solo nell’interesse
d’altri e per il loro desiderio di capirti e disertarti
per altri centri di comunicazione, cosí che la comprensione
possa avere inizio, e cosí facendo essere disfatta.

da Houseboat Days [I giorni della casa galleggiante] 1977