Massimo Fini e il libro sul mullah Omar sotto accusa: “E’ un insulto”. Lui: “Dalla parte degli afgani”

Pubblicato il 12 Aprile 2011 - 18:17 OLTRE 6 MESI FA
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Mullah Omar

ROMA – “Non è un libro, è un insulto all’Occidente”, accusano la deputata Pdl Souad Sbai, la giornalista Maria Giovanna Maglie e altri. “Io non difendo i kamikaze, ma la libertà dei popoli”, replica il diretto interessato, ovvero Massimo Fini che ha scritto un saggio per Marsilio sul Mullah Omar, guida spirituale dei Taliban afghani.

Chi punta il dito contro Fini vuole anche portarlo in tribunale per quella biografia così controversa sul religioso considerato capo dei terroristi e complice degli ayatollah iraniani. La lettera di accusa è firmata da Souad Sbai, deputato Pdl, Maria Giovanna Maglie, giornalista; Silvana Campisi, presidente prodomed, associazione donne del Mediterraneo; Ejaz Ahmed, comunità pakistana in Italia; Gjergji Bushaj, presidente associazione albanesi immigrati in Italia; Gamal Bouchaib, presidente associazione musulmani moderati in Italia; Karim Daoud, presidente associazione rifugiati politici iraniani in Italia; Samira Chabib, associazione donne arabe in Italia.

“Noi lo giudichiamo indegno, scandaloso, inaccettabile”, scrivono. “Dove si può trovare mai grandezza in un uomo che fa saltare sulle mine i soldati che cercano di portare un minimo di libertà…Chi parla per conto di queste donne vessate, oppresse, annullate, sfregiate della loro dignità? Chi si prende la briga di difendere la sofferenza che distrugge l’animo di queste martiri dell’era moderna?”.

E ancora: “Non certo chi come Massimo Fini oggi sponsorizza in un libro e in numerosi articoli la figura di un sanguinario terrorista, uno che le spose le sceglie bambine, uno che nessuna pietà ha mai avuto nei confronti delle donne e di chi non accetta che l’islam radicale e politico incatena la sua vita…Abbiamo dunque conferito incarico ai nostri legali di promuovere le pertinenti azioni giudiziarie nei confronti dell’autore del libro Il Mullah Omar, Massimo Fini”.

Alla polemica dà ampio spazio il quotidiano Libero che pubblica  prima una critica di Mughini, poi un articolo-lettera di Francesco Borgonovo: “Raggiunta la maggiore età, a difendere lancia in resta i talebani si fa la figura dei sessantottini che tu disprezzi, quelli che a sessant’anni suonati circolano ancora con i sandali e i capelli lunghi in simil-paglia. Nel tuo libro, tu elogi il Mullah Omar e i guerriglieri afgani perché si misurano sul campo con i propri nemici e si battono col coltello fra i denti per difendere la patria.

Scrive ancora Borgonovo: “In compenso, deprechi gli americani e gli eserciti occidentali in genere perché preferiscono bombardare invece che inviare i corpi speciali casa per casa a stanare gli avversari. Permetti, ma qui si tratta di fare gli eroi col culo, pardon, le baionette, degli altri. … Tu parli di guerra “posteroica” e sostieni che i conflitti hanno perso negli anni la loro funzione in qualche modo “igienica”. Ma che diavolo c’era di eroico nei massacri all’arma bianca dei tempi che furono? E nelle migliaia di caduti sul campo, mutilati, monchi, orbi e menomati assortiti che le battaglie fabbricavano su scala industriale? Nulla, caro Massimo, nulla. Quanto alla vigliaccheria di scagliare bombe dall’alto e far perire civili innocenti, possiamo anche essere d’accordo. Ma non sono altrettanto vigliacchi gli attentati dei kamikaze a cui hanno fatto ricorso – come tu stesso scrivi – i talebani? E non fu esempio di suprema vigliaccheria l’attacco alle Torri Gemelle ordito da Al Qaeda?”.

Infine arriva la versione dell’accusato, di Massimo Fini in persona, che ribatte così a chi lo accusa di difendere i terroristi. Risponde che è meglio il Mullah dei politici corrotti perché lottò per il suo popolo, che  sul burqa ci sono tante ipocrisie, che gli afgani non sono mai stati terroristi, ma sono guerrieri che combattono per la loro terra.

Ecco cosa replica a Borgonovo dopo un riferimento al berlusconismo: “Nei Talebani io difendo innanzitutto il diritto elementare di un popolo, o di una parte di esso, a resistere all’occupazione dello straniero, comunque motivata. Altrimenti dobbiamo avere il coraggio e la coerenza di prendere la tanto conclamata Resistenza italiana, che fu in realtà opera di poche migliaia di uomini e di donne coraggiose, e di buttarla nel cesso”.

Poi continua e spiega: “Degli afgani, e in generale dei cosiddetti “popoli tradizionali”, io apprezzo alcuni valori prepolitici che sono venuti completamente meno in Occidente: coraggio, fisico e morale, dignità, lealtà, rispetto della parola data («Il Mullah Omar se promette una cosa la fa», dice Abdul Salam Zaeef che si è distaccato da tempo dal movimento talebano ma che ha conosciuto da vicino il leader) e, per quello che riguarda in particolare i Talebani, l’integrità e l’incorruttibilità”.