“Pecoranera”, l’informatico che ha lasciato tutto per l’ecovillaggio

Pubblicato il 4 Aprile 2012 - 01:00 OLTRE 6 MESI FA

UDINE – Un giovane e promettente perito informatico un giorno decide di abbandonare tutto per dedicarsi anima e corpo ad inseguire il suo sogno di vivere immerso nella natura, in un’eco villaggio completamente autosufficiente dal punto di vista alimentare: è la storia di Davis Bonanni, classe 84, un friulano doc che ha deciso che nella sua terra un nuovo mondo era possibile. La sua storia è diventata dapprima un diario su internet, www.progettopecoranera.it, che raccontasse dettagliatamente la storia e le intenzioni e coinvolgesse eventualmente l’entusiasmo di altre persone, e poi un libro autobiografico, “Pecoranera. Un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura” pubblicato dalla casa editrice Marsilio.

Tutto comincia quando Davis, all’età di 20 anni, si mette a coltivare il suo orto a Raveo, provincia di Udine, senza avere particolari conoscenze pregresse: inizia da patate e cereali, per avere un contatto più diretto con la terra e cibarsi di prodotti che ha visto nascere e crescere. La svolta arriva tre anni dopo, quando decide di licenziarsi dal suo impiego da tecnico informatico e trasferirsi in una casetta prefabbricata, riscaldata da una stufa a legna, per dedicarsi a quella che lui stesso definisce “vita frugale”. “Ho iniziato quest’avventura per verificare se fosse possibile vivere altrimenti – dichiara Davis nel suo sito – auto-produrre buona parte del cibo di cui ho bisogno, muovermi con mezzi alternativi all’automobile, riscaldare la casa con la legna e compiere tutte quelle scelte che sono annoverate tra le abitudini del bravo ecologista”.

All’inizio c’era una piccola serra e tanto lavoro di zappa. Col tempo le serre sono diventate tre, sebbene la prima resti quella più importante. Si coltivano pomodori, melanzane, cavoli, radicchio, spinaci, zucchine, nei fagiolini, piselli, la patata, mais, frumento e orzo. Poi ci sono le attività extra-agricole, come l’allevamento di galline e lo spaccare la legna, attività che Devis considera uno sport all’aria aperta. Attualmente il novello contadino ha abbandonato la piccola casetta in legno dei primi tempi, che si è trasformata in “pied-a-terre agricolo” per lui e dormitorio per gli ospiti e si è trasferito in un’abitazione più grande in paese, ma continua a coltivare sia la sua terra sia il suo sogno.

Le sfide per il futuro non sono indifferenti: “Resta da chiudere il cerchio in fatto di soldi – racconta Bonanni – Ad oggi sono combattuto tra la possibilità di creare una piccola azienda agricola e l’opzione di trovarmi qualche lavoretto extra. Nel frattempo mi faccio bastare i soldi che mi sono guadagnato nei cinque anni da tecnico informatico” spiega il novello contadino, che spera anche di trovare nuovi compagni di avventura: “Un altro punto in sospeso è la possibilità di condividere il progetto con altre persone. Per molto tempo l’ho sentito come il naturale sbocco della mia iniziativa ma quando c’è stata la possibilità di “fare assieme” ho verificato tutti i miei limiti personali. Perciò al momento sono un lupo solitario con tanti interrogativi su un futuro condiviso. L’intento rimane comunque quello di collaborare nel lavoro dei campi, di essere un porto sempre aperto a chi ha tempo e voglia di passare da queste parti per creare connessioni anche solo occasionali nei nostri personali percorsi umani”.