Riccardo Bertani, il contadino che parla 100 lingue dimenticate: mongolo, siberiano…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Febbraio 2017 - 16:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sono tante le lingue dimenticate e gli idiomi scomparsi, ma un uomo ha dedicato la sua vita ad impararle e a farle rinascere. Lui è Riccardo Bertani, un contadino di 86 anni nato e cresciuto a Caprara, una piccola frazione di Reggio Emilia. Proprio nella sua città Bertani ha dedicato 70 anni di studi da autodidatta a lingue come il mongolo e il siberiano, ormai scomparse, e pubblicato oltre 100 volumi arrivando a parlare 100 lingue.

Giacomo Talignani sul quotidiano Repubblica scrive che Riccardo Bertani è nato nel 1930 da una famiglia contadina e lasciò la scuola appena dopo le elementari. Anche se il suo lavoro è stato quello di contadino, i libri sono da sempre la sua passione e così da solo nella sua casa ha iniziato a studiarne più che poteva:

“Nell’abitazione dei genitori, in quegli anni dell’Italia fascista, c’erano per lo più solo tomi russi. Bertani inizia giovanissimo a sfogliare Tolstoj, a leggerli in italiano, poi compra una grammatica russa e approfondisce: “Ho iniziato a tradurre. Intorno ai 18 anni non facevo altro. Ero attratto dall’Oriente, la Russia, l’Ucraina”. Era attratto dall’alba. “Da anni, mi sveglio alle due del mattino e mi preparo all’arrivo del sole. A quell’ora il mio cervello non sta fermo, ho la mente limpidissima, così comincio a studiare”.

Un lavoro che lo impegna ormai da 70 anni e che l’ha portato a conoscere idiomi sconosciuti ai più. Bertani non parla né l’inglese, né il tedesco, ma è in grado di parlare e leggere il basco, il mongolo, le lingue etrusche e ancora l’eschimese e il siberiano:

“Osserva e traduce come le correnti migratorie mescolano e spostano le lingue. Scrive libri che vanno da Verso l’estremo mattino – Antologia epica dei popoli siberiani a Lo sciamano ci parla, uno dei suoi ultimi testi, convinto che “ci sia un ritorno allo sciamanismo, soprattutto fra i giovani”. Nel corso della sua lunga storia è stato invitato a parlare in diverse Università Italiane, ha discusso di lingue con Franco Battiato, è stato insignito di premi di vario genere appesi fra la polvere sul muro dietro alla sua poltrona.

Crede che ormai tutte quelle lingue antiche “vadano a estinguersi per sempre”, e che il dialetto purtroppo “non ha più senso insegnarlo a scuola. Per parlare e capire il dialetto bisogna pensare in dialetto. E ormai i bambini non lo fanno più”.