Valentino Zeichen è morto: addio al poeta che viveva in una baracca

di redazione Blitz
Pubblicato il 5 Luglio 2016 - 16:14 OLTRE 6 MESI FA
Valentino Zeichen è morto: addio al poeta che viveva in una baracca

Valentino Zeichen è morto: addio al poeta che viveva in una baracca

ROMA – Addio a Valentino Zeichen, il poeta che visse in una baracca sulla via Flaminia. E’ morto martedì 5 luglio a Roma, alla clinica Santa Lucia, dove stava facendo la riabilitazione dopo un malore. Aveva 78 anni, era nato a Fiume nel 1938. Da pochissimo gli era stata conferita la Legge Bacchelli, dopo l’ictus che l’aveva colpito alcuni mesi fa.

Il primo libro di versi Area di rigore, uscì nel 1974, l’ultimo libro, un romanzo intitolato La sumera, è del 2015. In mezzo una lunga serie di testi poetici raccolti in Ricreazione (1979), Pagine di gloria (1983), Museo interiore(1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) e Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio (2000). È del 2014 l’Oscar Mondadori Poesie 1963-2014, con introduzione di Giulio Ferroni.

Diverse incursioni nel teatro, anche come attore, con la commedia Apocalisse nell’arte (2000), una serie di radiodrammi dal titolo Matrigna e infine Aforismi d’autunno (2010). Due i romanzi: Tana per tutti (1983) e il recente La sumera (Fazi, 2015) escluso dalla rosa dei 12 finalisti del premio Strega.

Di lui scrive il Corriere della Sera:

Zeichen è una delle voci più rilevanti nel panorama letterario italiano. «La cosa che in fondo ho amato di più è stata la libertà» diceva. Da tempo in precarie condizioni di salute, viveva in una baracca sulla via Flaminia a Roma. Lo scorso maggio aveva ottenuto, senza che lo avesse mai chiesto personalmente, il vitalizio della Legge Bacchelli, sollecitato da un appello di amici, da Luigi Manconi a Giuseppe Conte.

Influenzato da autori surrealisti come André Breton e Jacques Prévert, aveva esordito nella poesia nel 1974, con la raccolta Area di rigore a cui erano seguite, tra le altre Ricreazione, Pagine di gloria, Museo interiore, caratterizzate da versi dove l’ironia disincantata si mescolava a lievi paradossi verbali.

“Con la scomparsa di Valentino Zeichen – ha detto il premier Matteo Renzi – si spegne una delle voci più acute e nitide della poesia italiana. Un uomo mite, protagonista fuori dagli schemi della scena culturale, sempre un passo indietro e sempre un passo oltre, ci mancherà molto”.