Morosini è morto. Il vigile confessa: “Una prassi parcheggiare lì”

Pubblicato il 16 Aprile 2012 - 09:28 OLTRE 6 MESI FA

PESCARA – “Il Centro“, quotidiano abruzzese, ha riportato una sconvolgente confessione fatta agli amici più stretti dal vigile che sabato, nel corso di Pescara-Livorno, ha parcheggiato l’auto della Polizia municipale davanti alla via d’uscita dell’ambulanza dello stadio Adriatico ostacolando gravemente i soccorsi al calciatore Piermario Morosini. 

L’ufficiale della polizia municipale (di cui non diamo il nome perchè al momento non sottoposto a nessun provvedimento amministrativo e giudiziario) ha definito il parcheggiare in doppia fila un automatismo. Riportiamo alcuni passaggi dell’articolo pubblicato da “Il Centro”.

“…sabato pomeriggio, intorno alle 15,30 l’ufficiale G.M. è entrato con la Croma nel piazzale dell’ingresso Maratona riservato alle forze dell’ordine, reduce dai servizi fatti intorno allo stadio e intenzionato a raggiungere l’ufficio del Gos (gruppo operativo sicurezza) al secondo piano dello stadio, in tribuna, per concordare come organizzare i controlli del fine partita. Ma quando è entrato nel piazzale riservato alle forze dell’ordine c’erano auto dappertutto e allora, questa è la sua versione, convinto di assentarsi per pochi minuti, ha lasciato la macchina chiusa a chiave e con il freno a mano inserito, nell’unico posto utile: davanti al varco per le emergenze. Una leggerezza, una gravissima leggerezza fatta senza pensare e soprattutto, questo ha confidato il vigile urbano a chi gli è vicino, fatta per la prima volta ma sulla scorta di una prassi abituale tra le forze dell’ordine: parcheggiare le macchine di servizio anche in quel modo, in prossimità del varco delle ambulanze. Sabato, però, è successo l’imprevisto che nessuno si aspettava e che certo, come ha assicurato lo stesso sindaco, costerà comunque un provvedimento nei confronti dell’ufficiale. Il quale, ha riferito, si è accorto subito di quello che stava succedendo: mentre Morosini si accasciava a terra con i medici delle due società che tentavano di rianimarlo, raggiunti dal primario dell’Unità coronarica che si è precipitato dalla tribuna, l’ufficiale non era ancora arrivato al secondo piano dello stadio…” 

I sensi di colpa del vigile sono evidenti nella parte finale dell’articolo de “Il Centro”; l’ufficiale della polizia municipale ha rivelato ai suoi amici che se avesse potuto  si sarebbe buttato di sotto dallo stadio per arrivare immediatamente all’auto.

Tre minuti, al massimo quattro è il tempo che G.M. avrebbe impiegato per tornare indietro mentre, nel piazzale dell’ingresso Maratona, un vigile del fuoco aveva già rotto il finestrino della Croma per sbloccare il freno a mano e spostare l’auto a spinta. Se avessi potuto, avrebbe riferito l’ufficiale a persone a lui vicine, mi sarei buttato di sotto pur di arrivare immediatamente. Invece la foto di quella macchina lasciata davanti al varco per il passaggio delle ambulanze ha fatto il giro d’Italia, portando alla ribalta non solo la leggerezza di un vigile in servizio, ma anche la negligenza nel controllare e intervenire laddove queste leggerezze capitano“.

Il servizio fotografico di LaPresse.