Amazon regolamento: “In caso di zombie non vale”

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Febbraio 2016 - 10:23 OLTRE 6 MESI FA
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Amazon e la clausola “in caso di apocalisse zombie”

ROMA – Lo sapevate che tra le righe del regolamento di Amazon è nascosta una clausola che prevede la non applicabilità del servizio “in caso di apocalisse zombie”? Per scovarla bisogna andare a leggere tutti e 58 i capitoli che compongono il documento.

Nei giorni scorsi il colosso dell’e-commerce ha infatti aggiornato i termini di utilizzo del servizio per Amazon Lumberyard, un motore grafico per videogiochi gratuito offerto agli sviluppatori per consentirgli di realizzare videogame di alto livello in modo semplice e, soprattutto, gratuito.

In quel mare di 26 mila parole, verso la fine, al comma 57.10 si legge:

“Questa restrizione non si applica in caso si verifichi un’infezione virale dilagante, trasmessa da morsi o dal contatto con fluidi corporali, e che causi il ritorno dai morti di cadaveri umani in cerca di carne umana, sangue, cervelli o tessuti nervosi da consumare, fino a provocare la caduta della nostra civiltà”.

In pratica, nella malaugurata ipotesi in cui dovesse venire un’apocalisse zombie lasciate perdere le restrizioni, siete liberi di agire come meglio credete sui server di Amazon, senza ripercussioni legali. Va da sé che la supercazzola è stata infilata apposta dai legali di Amazon nel chilometrico documento, per mettere alla prova gli utenti. La maggior parte di loro non si prenderà mai la briga di leggere i termini del contratto da cima a fondo.

Ma non è la prima goliardata di questo genere. Prima di Amazon lo aveva già fatto Tumblr che nel suo regolamento faceva riferimento alla “bellezza aliena” dell’attore Benedict Cumberbatch. Mentre alla fine dei termini di utilizzo di WordPress troverete un link ad una pagina che non ha nulla a che vedere col cms. Il caso più clamoroso però è stato senz’altro quello di F-Secure che tra le sue norme infilò una sorta di clausola di Erode che obbligava (per finta) gli utenti a cedere il proprio primogenito per accedere al wi-fi gratuito. Che burloni.

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