Facebook, Google, Skype: sciopero il 23 contro il bavaglio Usa al web

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 11 Gennaio 2012 - 20:05 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON – Peggio di uno sciopero generale di tutti i mezzi pubblici e dei trasporti, peggio di un black-out energetico: lunedì 23 gennaio potrebbe esser il giorno della paralisi della rete, con Skype, Facebook, Google, Yahoo!, Twitter, Amazon, eBay e molti altri in sciopero.

Una protesta dalla portata inimmaginabile in risposta al Sopa, lo Stop Online Piracy Act in discussione alla Commissione di Giustizia del Congresso americano. Questo disegno di legge vorrebbe contrastare la pirateria informatica e difendere i diritti d’autore su internet, ma con il risultato di far chiudere qualunque sito internet che anche solo aiuti a violare i diritti d’autore. Una volta diventato legge il Sopa, i reati potrebbero essere puniti con condanne fino a cinque anni di carcere, e soprattutto con il blocco dei siti in questione ancor prima che inizi un processo per appurarne le colpe.

E non si pensi che il Sopa avrebbe ripercussioni solo negli Stati Uniti: perché il decreto autorizzerebbe il Dipartimento di Giustizia americano a richiedere l’emissione di ordinanze contro siti anche al di fuori della giurisdizione degli Stati Uniti ma che operano all’interno degli Usa.

In ogni caso è una premura superflua, considerato che milioni di siti, in particolare quelli più importanti, hanno la propria sede operativa negli Stati Uniti. Con il Sopa i gestori di tutti i siti sarebbero costretti a controllare preventivamente tutti i contenuti pubblicati dagli utenti: un lavoro abnorme, se si pensa, per esempio, a siti come YouTube o Twitter, basati proprio sulla condivisione tra utenti. Per di più la legge avrebbe funzione retroattiva: in questo modo i siti come i social network, ma non solo, verrebbero privati di gran parte dei loro contenuti.

Tra i favorevoli al Sopa ci sono, ovviamente, molte case discografiche e società di produzione cinematografica, oltre a produttori di videogiochi e associazioni sportive. La loro tesi principale è di tipo economico: secondo loro i danni della pirateria informatica ammontano a milioni di dollari ogni anno, con la conseguente perdita del posto per molti lavoratori.

Tra i contrari, oltre alle aziende sopra citate, ci sono tutte quelle riunite nel gruppo di pressione NetCoalition. Il suo direttore, Markham Erickson, ha chiarito che non è ancora certo lo sciopero del 23. “Le aziende in questione temono di dover fare i conti con la rabbia dei propri utenti delusi dalla sospensione di ogni servizio. Spiegheremo per quale motivo abbiamo deciso di chiudere per qualche ora e sono sicuro che gli utenti capiranno chi è il nemico da combattere”.

Proprio per capire come gli utenti potrebbero prendere un black-out, seppure momentaneo, della rete Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, uno dei siti che verrebbero più colpiti dalla legge, ha coinvolto i lettori del suo sito in un sondaggio, domando se secondo loro fosse giusto interrompere il servizio per un’intera giornata per protestare contro il Sopa. L’87 per cento degli intervistati si è detto contrario allo sciopero.