Gianluca Paolucci, perquisiti casa e ufficio. Imbarazzo Unipol. Fnsi: “Preoccupante”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Luglio 2017 - 07:55 OLTRE 6 MESI FA
Gianluca Paolucci, perquisiti casa e ufficio. Fnsi: "Modalità preoccupanti e inaccettabili"

Gianluca Paolucci, perquisiti casa e ufficio. Fnsi: “Modalità preoccupanti e inaccettabili”

TORINO – La Guardia di Finanza, su mandato della procura di Torino, ha perquisito casa e ufficio del giornalista de La Stampa Gianluca Paolucci. L’intervento è legato all’ipotesi di rivelazione del segreto istruttorio in relazione a due articoli pubblicati su La Stampa la settimana scorsa sulle manovre di Unipol per bloccare la riforma della Rc Auto.

Al giornalista sono stati sequestrati tutti gli strumenti di lavoro e materiale privato, spiega il Cdr del quotidiano nell’esprime solidarietà al giornalista.

“La vicenda del collega della Stampa Gianluca Paolucci suscita inquietudine e preoccupazione. Le modalità con cui la Guardia di Finanza ha perquisito dapprima la sua abitazione e successivamente la redazione del quotidiano torinese rappresentano un vulnus per il diritto di cronaca e per la libertà di espressione”, è il commento del segretario generale e del presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.

“Il sequestro dei telefoni del collega – proseguono –, dell’iPad, di diverse chiavette usb e schede di memoria con la chiara finalità di risalire alle sue fonti non può essere tollerato perché la tutela delle fonti del giornalista è uno dei pilastri della libertà di informazione. Purtroppo si tratta di una pratica sempre più diffusa cui ricorrono magistratura e forze dell’ordine spesso per risalire ai responsabili di fughe di notizie che mai possono essere addebitate e contestate ai giornalisti che hanno invece il dovere di informare i cittadini”.

 

 

La Stampa riporta l’episodio in questi termini:

L’operazione della Guardia di Finanza, su mandato della procura di Torino, è avvenuta per l’ipotesi di rivelazione del segreto istruttorio, in relazione a due articoli pubblicati su La Stampa la settimana scorsa sulle manovre di Unipol per bloccare la riforma della Rc Auto. Si tratta di fatti avvenuti tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. La denuncia è stata fatta da Carlo Cimbri, amministratore delegato del gruppo Unipol.

La Guardia di Finanza, che si è presentata alle 8 di mattina nell’abitazione del collega e poi alle 10 sul posto di lavoro, presso la sede di Torino, ha sequestrato i suoi telefoni, il computer che usa al giornale, un iPad, numerose chiavette Usb e schede di memoria.

Sono stati sequestrati anche un vecchio iPad non più funzionante e due telefoni della sua compagna, non più in uso. Hanno prelevato materiale privato del collega e due dvd con il backup dei dati relativi al suo precedente lavoro, che ha lasciato oltre dieci anni fa, materiale poi in parte restituito. Hanno setacciato con scrupolo la camera dei suoi figli, le scatole con i loro giocattoli, i libri, la cantina, il baule della Vespa in garage.

Presso La Stampa, invece, sono stati perquisiti materiali, archivio, documenti del giornalista. Dopo averne clonato il contenuto, al giornalista sono stati restituiti i telefoni che ha in uso (ma non quelli della compagna) e il suo iPad. Nei telefoni ci sono chat e contatti con le sue fonti, molte delle quali non hanno nessuna attinenza con la cronaca giudiziaria ma con il cuore della sua attività giornalistica, la cronaca economica e finanziaria. Venerdì scorso la procura aveva già acquisito una parte delle intercettazioni, peraltro ancora disponibili online. Da allora, Paolucci ha continuato a lavorare e ha trovato altra documentazione. Si tratta di atti risalenti – i più recenti – a tre anni e mezzo fa. Ma che evidentemente suscitano ancora imbarazzo a Unipol e al suo amministratore delegato.

La replica di Unipol è imbarazzata e imbarazzante. Non tocca il merito dell’inchiesta e delle indagini del giornalista, spiega solo che la denuncia “non è stata indirizzata verso il giornalista o il giornale», ma

«lamenta la possibile violazione del segreto istruttorio, trattandosi di atti d’indagine che, a prescindere dalla loro assoluta irrilevanza penale, non risultano depositati alle parti in alcun procedimento”.

Come dire: i giornalisti non possono fare i giornalisti, solo i cancellieri, registrando solo quello che i magistrati decidono di fargli scrivere.