Giornali, i conti “veri” : Repubblica soffre, Corriere prospera

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Maggio 2015 - 12:05| Aggiornato il 5 Maggio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Giornali, i conti "veri" : Repubblica soffre, Corriere prospera

Giornali, i conti “veri” : Repubblica soffre, Corriere prospera

ROMA – Quali sono i veri bilanci dei principali giornali italiani? Nel 2014, anno i cui bilanci sono stati appena approvati dai rispettivi azionisti, se la sono cavata meno peggio di come si dovrebbe pensare stando a quel che si legge sugli stessi giornali.

Va meglio di tutti il Corriere della Sera, quello maggiormente nella bufera per il bilancio della sua società madre, Rcs Media Group. Mentre Rcs Media Group denuncia una perdita complessiva di 110 milioni di euro, il settore Media Italia di Rcs, di cui sono parte prevalente Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, presenta un margine operativo lordo di 61 milioni di euro che, su un fatturato di 531 milioni, fa oltre 11%: ogni 100 euro di ricavi, ne guadagna 11. Quanto sia merito del Corriere, quanto della Gazzetta o delle riviste rimaste in Rcs o delle nuove attività i cui conti confluiscono in quel bilancio dipende non solo dall’effettivo andamento della gestione ma anche dai criteri di ripartizione di fatturati e spese generali. Il buon senso induce a credere che il peso di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport sia prevalente, quanto meno nell’utile.

Gli altri quotidiani esaminati, a cominciare da Repubblica, con 5 milioni di mol su 214,5 di fatturato, 2,5% scarso, non se la passano malissimo. Ma sono lontani dagli splendori di inizio secolo. In 10 anni il mondo è cambiato.

Il confronto fra Repubblica e Corriere della Sera viene spontaneo quanto difficile. A favore del Corriere gioca un differenziale importante nella pubblicità: è primo a Milano, capoluogo di una delle aree più ricche d’Europa. Un confronto che si può fare, fra i due gruppi editoriali, è quello fra i due bilanci consolidati:

 

Gruppo      Espresso Rcs Media  Group
Anno 2013 2014 2013 2014
Ricavi * 689 643 1.314 1.279
Mol * 55,1 59,8 30 83,4

* milioni di euro

Sfogliando i due bilanci l’impressione che i due gruppi abbiano strutture capovolte: nel Gruppo Espresso il contributo di Repubblica al risultato finale è molto modesto, in Rcs sono i due quotidiani italiani che pagano, come hanno sempre pagato, soprattutto il Corriere, per la grandeur degli azionisti. Come diceva Lio Rubini, “il Corriere paga per tutti”. L’intervento di Ernesto Menicucci alla assemblea degli azionisti di Rcs il 23 aprile a nome del comitato di redazione del Corriere della Sera è da incorniciare.

Come sono cambiate le cose in 10 anni. Nel 2004 i risultati delle due aziende furono

Gruppo Espresso 2004 Rcs Media Group 2004
Ricavi *  1.080  2.150
Mol * 232  211
Mol/ricavi 21,5% 9,8%

 * milioni di euro

Repubblica Corriere + Gazzetta
Ricavi ** 535,4 716,5
di cui pubblicità 234,2 277,7
Mol 99,8 100,8
Mol /ricavi 18,6% 14,1%

**inclusi opzionali

In queste righe l’esame si ferma al margine operativo lordo, il mol, perché poi dal margine operativo lordo al risultato finale passano varie linee: ammortamenti, svalutazioni, oneri finanziari e infine le tasse. Per questa ragione il conto finale di un gruppo editoriale può essere molto diverso da quello specifico della testata. È proprio il caso di Rcs Media Group: ha fatturato nel 2014 ben 1,3 miliardi di euro, ha avuto un mol consolidato di 30 milioni (quindi la metà del mol di Corriere + Gazzetta) ma alla fine, tra ammortamenti, svalutazioni e oneri finanziari, è arrivata a perdere 110 milioni di euro. Cercando di orientarsi nelle 377 pagine del bilancio Rcs, vien l’idea che la Spagna sia certo il macigno più pesante come ammortamento e debito indotto dalla acquisizione, ma non sia il solo sacco di cui stanno cercando di liberarsi. Ma l’attività editoriale in sé non sembra un disastro: perdeva, come mol, 11 milioni nel 2013, ha perso mezzo milione nel 2014.

Anche se, con l’eccezione del Gruppo Espresso e di Caltagirone, la trasparenza non sembra il forte delle società editrici analizzate, il quadro è meno tragico di come ce lo vorrebbero rappresentare. Merito anche degli editori, che hanno affrontato la crisi con decisione, del sindacato, che ha subito una cura da cavallo per salvare la maggior parte dei posti di lavoro, dell’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, che ha scaricato sui propri conti previdenziali oneri da stato sociale che ora rischiano di metterlo in ginocchio.

Mentre continuavano a piangere la loro morte, in questi anni di gravissima crisi i giornali hanno lottato con le unghie e con i denti per contrastare il calo delle vendite, dimezzate in dieci anni, e della pubblicità, più o meno lo stesso, in un mercato devastato dall’ingresso dell’elefante Sky e dalle politiche di terra bruciata dei prezzi di Rai e Mediaset.

Capire come vadano davvero le cose per i giornali non è facile, perché i più grossi fanno parte di grandi gruppi editoriali (Corriere della Sera in Rcs Media Group, Repubblica in Gruppo editoriale l’Espresso, Stampa in Fiat e ora in Fca, Messaggero in Caltagirone editore) che redigono mega bilanci consolidati che rispettano pienamente le regole della Borsa, ma non sempre rispondono a quegli appelli di trasparenza che i giornalisti invocano dagli altri. I conti della Stampa di Torino, ora fusa con il Secolo XIX di Genova, si conosceranno a giugno, con quelli della ex Fiat.

I conti degli editori saranno poi resi noti, nel profondo dell’estate, con dei bilanci che negli anni sono stati sempre più affogati in consolidati che, se danno il senso della casa madre, non sempre fanno capire la salute della testata.

Solo il Gruppo Espresso e Caltagirone, fra i più grossi, permettono di identificare i conti delle loro testate. Capire qualcosa di molto preciso sul Corriere della Sera invece non è possibile anche se si può certamente dire che le cose vanno molto meglio della vulgata. Idem per il Sole 24 Ore, quotidiano che dovrebbe dare l’esempio in fatto di informazione economica: discernere i suoi conti dalle altre attività editoriali con cui è consolidato non è possibile.

Qualche confronto però si può fare, rinunciando a scendere nel dettaglio delle testate ma confrontando le aggregazioni proposte dai bilanci con l’aiuto di un po’ di aritmetica e con il rischio di errori di cui ci scusiamo in anticipo.

Il primo confronto che viene di fare è quello fra i due gruppi che fanno da editore ai due primi giornali italiani, Repubblica e il Corriere della Sera. I conti di Repubblica sono belli precisi e si trovano a pagina 15 del Bilancio ufficiale del Gruppo Espresso e sono anche riprodotti qui sotto. Accanto abbiamo riportato il totale dei 18 quotidiani locali del Gruppo Espresso, come sono portati, tutti assieme, nello stesso bilancio. Il totale che ne deriva è confrontabile con quello della divisione Media Italia, a pagina 69 del Bilancio di Rcs Media Group, che risulta quindi depurato delle attività che con i giornali o con l’Italia c’entrano poco, ad esempio i libri e i giornali in Spagna.

Nella tabella che segue i numeri da confrontare, sbizzarrendosi nelle analisi su chi sta meglio e chi è migliorato di più, sono quelli delle ultime quattro colonne a destra: Totale Gruppo Espresso e Rcs Media Italia. La tabella si ferma alla linea del margine operativo lordo, che più precisamente rappresenta la gestione caratteristica, perché i dati forniti richiederebbero ben altre forze per essere leggibili alle linee degli ammortamenti e della gestione finanziaria.

Repubblica Quotidiani locali Gruppo
(Totale
  Espresso
quotidiani)
Rcs Media  Italia
2013 2014   2013 2014   2013 2014       2013 2014  
Ricavi da copie ecc. 108,4 101,4 116,3 109,9 224,7 211,3 322,7 312,4
Ricavi Pubblicità 124,8 113,1 67,5 60,5 192,3 173,6 234,3 219,5
Totale Fatturato 233,3 214,5 183,7 170,4 417,0 384,9 557 531,9
Costi operativi e personale (233,4) (209,4) (148,8) (141,5) (382,2) (350,9) (518,1) (529,1)
Margine operativo lordo (0,1) 5,2 34,9 28,9 34,8 34,1 38,9 60,1

Il confronto non è facilissimo, perché i dati di partenza non sono omogenei. I conti di Repubblica e dei quotidiani locali del Gruppo Espresso sono puliti: si riferiscono solo ai giornali in quanto tali e non comprendono, per Repubblica, che fa in società con il settimanale l’Espresso, ricavi né utili dei cosiddetti opzionali: libri, dischi e quant’altro venduto in abbinamento con i giornali; tali ricavi sono invece inclusi nel calderone del conto di Rcs Media Italia.

Dentro Rcs Media Italia c’è anche altro, come spiega lo stesso bilancio Rcs. Oltre a Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, le relative edizioni locali anche se edite da società separate, i supplementi e  i siti internet delle due testate, ci sono i periodici, 10 in tutto, tra cui spiccano IO Donna, Amica e Oggi e le attività televisive in Italia, 5 canali su piattaforma SKY. Per poco che facciano, contribuiscono a fare perdere di vista i conti specifici del Corriere e della Gazzetta anche se c’è da scommettere che il grosso dei ricavi e dei profitti sia da attribuire ai due quotidiani.

Per rendere più omogenei i dati bisogna però integrare quelli del Gruppo Espresso con gli opzionali di Repubblica, la divisione internet, il cui principale asset è Repubblica.it, le radio e il settimanale l’Espresso. La somma algebrica dei Mol di queste attività fa 15,9 milioni di euro per il 2013 e 13,2 milioni di euro. Quindi alla fine se si vuole fare uno specchietto che tenga conto di tutto l’ultima riga della tabella è in fondo a questa:

 Gruppo    Espresso  Rcs Media  Italia
2013 2014 2013 2014
Margine operativo lordo quotidiani 34,8 34,1 38,9 61
Mol opzionali, internet, radio, l’Espresso 20 16,5
Margine operativo lordo omogeneo 54,8 50,6 38,9 61

Cosa dicono tutte queste cifre? Alcune cose si vedono a occhio nudo:
1. i conti di Rcs sono migliorati per le pulizie fatte in questi anni, inclusa la cessione di un ben po’ di riviste;

2. dal mol al risultato finale di Rcs ci sono voci che non hanno nulla a che vedere col lavoro dei giornalisti e degli impiegati del Corriere della Sera, della Gazzetta dello Sport e delle altre testate ma riconducono alla acquisizione di una casa editrice in Spagna pagata troppo cara forse in assoluto forse per i tempi di recessione che si stavano preparando e pagata con un forte aumento dei debiti. Ora pagano i dipendenti, ma il “merito” è solo dei padroni e degli amministratori.

3. sarebbe interessante conoscere il dettaglio del conto economico di Corriere della Sera e di Gazzetta dello Sport separati, come è possibile conoscerlo per Repubblica; assumendo che il risultato del resto di Rcs Media Italia sia fra zero e metà di 60 milioni, Corriere della Sera più Gazzetta dello Sport fanno qualcosa che va dal 10% al 20% del fatturato.

4. un confronto fra i fatturati della pubblicità si può fare attraverso le percentuali perché sembra che gli editori, non solo Rcs, abbiano la fobia dei valori assoluti. Per Repubblica non ci sono problemi: dal 2013 al 2014 il fatturato pubblicitario è calato del 9%; il conto dovrebbe peggiorare, ma non si sa di quanto, per colpa del calo di internet, di cui sotto al punto 7. Per Rcs, il bilancio fornisce in una nota questi dati: la pubblicità del “sistema Corriere”, quindi dovrebbe essere incluso internetè scesa del 10%, quella della Gazzetta, sempre sistema, è scesa dell’8,4%.

5. Repubblica soffre: il suo risultato è di poco sopra lo zero: 5 milioni di euro è il suo contributo al mol di Gruppo nel 2014, che deve dire grazie soprattutto ai 12 milioni della radio e ai 29 dei quotidiani locali. Il mol dei quotidiani locali è calato dal 2013 al 2014, per una bizzarria del Fato, di una cifra quasi simile a quella del miglioramento di Repubblica.

6. I quotidiani locali del Gruppo Espresso sono la gallina dalle uova d’oro, con 29 milioni di utile lordo su 170 di fatturato: il 17% in barba alla crisi;

7. anche la versione internet di Repubblica, di gran lunga il sito più bello e più visitato che c’è in Italia, soffre per colpa di Sky, Rai e Mediaset, ma loro non l’hanno ancora capito e appena percepiscono il dolore:

“La flessione del risultato [di internet] rispetto al 2013 è imputabile alla debolezza del mercato pubblicitario, a fronte della quale il Gruppo ha comunque ritenuto di mantenere la propria strategia di investimento per lo sviluppo dei prodotti digitali su tutte le piattaforme”.

Cosa volete? Murdoch è un “compagno”, alla Rai c’è quel simpatico Gubitosi, Berlusconi ormai l’abbiamo ucciso, la tv ci invita sempre a fare programmi e comparsate. Cosa importa se l’Italia è l’unico posto al mondo dove il fatturato internet va indietro? Ma certo, la colpa è di Google.

Caltagirone editore fornisce dati dettagliati sulle singole testate. I risultati non sono certo più quelli sfavillanti della quotazione in Borsa, quando i margini facevano invidia agli americani di Gannet, ma non sono nemmeno da paura, segno del gran lavoro fatto sul fronte dei costi per adeguarli ai nuovi livelli di ricavi. Il Messaggero di Roma presenta i risultati più brillanti, con una redditività di tutto rispetto data la crisi: rapporto mol/fatturato quasi del 9%. Ecco una tabella di sintesi, dedotta dal bilancio:

2013  variaz. % 2014
Il Messaggero
Ricavi vendite 35 33
Pubblicità ? -10% ?
Totale ricavi ? -6,6% 70,7
Mol 2,75 2,89
Il Mattino
Ricavi vendite -11,9%
Pubblicità  -11%
Mol 0,3  (0,6)
Il Gazzettino
Ricavi totali -4,6% 35,6
Mol 0,8 (0,1)

A questo punto sarebbe bello poter scrivere del Sole 24 Ore, ma bilancio e comunicato ufficiale della società editrice di uno dei maggiori quotidiani economici d’Europa non danno molte notizie. I conti del quotidiano non sono resi noti e sono aggregati con quelli di altre attività i cui dettagli sono a loro volta ignoti: Radio 24, agenzia di stampa Radiocor, editoria professionale.
Tutti assieme fanno 222 milioni di euro di fatturato e ne perdono 3.