Google, Yahoo, Microsoft, Facebook: profitti in Italia, investimenti all’estero

Pubblicato il 1 Agosto 2013 - 15:32 OLTRE 6 MESI FA
Google, Yahoo, Microsoft, Facebook: profitti in Italia, investimenti all'estero

La sede di Yahoo (Foto Lapresse)

ROMA – Microsoft, Yahoo, Facebook e Google-YouTube, i signori di internet, evadono tasse al fisco italiano per due miliardi di euro. Il conto lo ha fatto Maurizio Ricci in un articolo su Repubblica. I quattro colossi, “Cavalieri di Bid Data”, sono le maggiori aziende del web nel mondo (non solo negli Stati Uniti) per numero di utenti, di cui gestiscono moltissimi dati sensibili.

Tutti gli investimenti che le telecomunicazioni dei vari Paesi fanno per adeguare le infrastrutture a banda larga sono, scrive Ricci, “di fatto inghiottiti gratis dai Quattro Cavalieri”.

Yahoo, Facebook, Google-YouTube e Microsoft fanno profittare i soldi che riescono a “inghiottire” grazie alla pubblicità.

Del resto, sottolinea Ricci citando i dati Nielsen, fra il 2008 e il 2012, la pubblicità digitale è aumentata quasi dell’80%, mentre quella in televisione è diminuita del 17% e quella su quotidiani e riviste del 42%.

Nel 2013 la pubblicità sul web vale oltre il 14% del valore complessivo della pubblicità, cioè 1,4 miliardi di euro. Solo che di questi soldi solo il 20% coinvolgono concessionarie italiane.

“Gli acquisti di advertising fatti all’estero per l’Italia, non emergono in nessun modo in Italia” dice Andrea Pezzi, il titolare di Ovo, una realtà in rapida crescita nel settore della pubblicità video: “Nell’era degli open data, a nessuno è dato sapere quale sia il vero fatturato in Italia di queste multinazionali del digitale”.

Scrive ancora Ricci, entrando nel dettaglio del milionario giro di soldi dei Quattro Cavalieri di Big Data:

A stimare quanti investimenti pubblicitari per l’Italia passino su piattaforme internazionali, però, qualcuno ci ha provato. Ben oltre 800 milioni di euro l’anno, azzardano gli esperti, destinati a crescere sempre di più, man mano che la pubblicità svuota i giornali e riempie il web. Sommando gli 1,15 miliardi di euro fatturati ai Caraibi e gli almeno 800 milioni movimentati a New York si arriva a 2 miliardi di euro, che sfuggono agli editori italiani, come agli occhi del fisco. Se pensate, però, che a rimpiangere questi soldi debbano essere solo editori e agenti delle tasse, vi sbagliate. La pubblicità è l’anima del commercio e una potente leva di sviluppo economico: tagliatela e anche l’economia in generale perderà colpi.

(…) Anche più vistosi sarebbero gli effetti sull’occupazione. Qui, alcuni dati saltano all’occhio. Google, che in Italia incassa più di un miliardo di euro, risulta avere 120 addetti. In Francia, per un giro d’affari non troppo superiore, gli addetti sono mille. Vale anche per gli altri Cavalieri: Microsoft (60 addetti in Italia, 800 in Francia), Yahoo (90 contro 600), Facebook (15 invece di 200). Ma sono gli effetti complessivi che colpiscono. Ancora lo Studio Ambrosetti calcola che un addetto in più, nel settore media e pubblicità, crea 2,49 addetti nel complesso dell’economia. Se quei due miliardi di euro di pubblicità, invece di essere risucchiati all’estero, entrassero in circolo nell’economia italiana, gli effetti sarebbero immediati. Secondo analisi di settore, un aumento del 10 per cento del business di Internet (più o meno al livello francese) produrrebbe 200 mila occupati in più. E, siccome Internet è, anzitutto, roba da giovani, la metà dei neoassunti sarebbe nella fascia 15-24 anni, quelli della generazione dimenticata.