Murdoch difende le news online a pagamento, attacca i motori di ricerca e promuove l’iPad

Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 19:40| Aggiornato il 20 Maggio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Rupert Murdoch torna all’attacco dei motori di ricerca, difende la decisione di introdurre paywalls (accesso a pagamento ad alcuni contenuti dei giornali on-line) nelle sue testate e definisce l’iPad un possibile salvatore dell’industria dell’informazione.

Tutto questo a un recente incontro del National Press Club tenutosi alla George Washington University, dove il presidente di News Corp (uno dei più grandi gruppi mediatici al mondo) ha ribadito la sua tesi: l’industria della carta stampata deve cercare di restare in piedi da sola servendosi dei contenuti a pagamento per il proprio sostentamento e delle leggi sul copyright per la propria tutela.

«Dobbiamo impedire a Google, a Microsoft e a chiunque altro di rubare storie senza pagare nulla… c’è una legge sul copyright e la devono riconoscere» ha dichiarato il magnate di Melbourne, che nel nostro Paese è proprietario – attraverso la News Corp – di Sky Italia.

Murdoch sostiene che i motori di ricerca abbiano sfruttato per anni «una miniera d’oro» raccogliendo contenuti dai giornali on-line, ma che i giorni delle notizie gratuite debbano finire. A giugno, infatti, anche le due testate inglesi del celebre editore, il Times e il Sunday Times, seguiranno il pioniere Wall Street Journal nell’introduzione di paywalls per l’accesso ai contenuti più “pregiati”.

Un’operazione che ha già suscitato diverse perplessità. Alcune voci critiche sostengono, infatti, che saranno pochi gli utenti che, abituati ad ottenere tutte le informazioni on-line gratis, accetteranno di pagare una sottoscrizione e di sostenere così quel modello commerciale che secondo Murdoch dovrebbe tutelare il “giornalismo di qualità”.

Un problema che il tycoon australiano-americano non sembra tenere troppo in considerazione: «Quando non avranno altro posto in cui trovare informazioni, pagheranno, se il prezzo è ragionevole. E nessuno, certo, ha intenzione di chiedere molti soldi per il servizio».

La strada intrapresa da Murdoch verrà battuta anche dal più acerrimo nemico del suo Wall Street Journal: il New York Times, che ha programmato di introdurre alcune barriere all’accesso ai contenuti del suo sito a partire dal 2011. Un trend che, secondo l’imprenditore, prima o poi seguiranno tutti i giornali americani.

I difensori delle notizie on-line “free” lo hanno spesso accusato di essere “tecnofobo”, ma il suo manifesto amore per l’ultimo nato in casa Apple li ha parzialmente sconfessati. Secondo Murdoch, infatti, l’iPad potrebbe salvare il giornalismo proprio della carta stampata, anche se in forma elettronica e non più cartacea.

Ma la “campagna inglese” in cui il magnate dell’informazione si sta per lanciare, incontra anche le critiche del Guardian. Sia il Times che il Sunday Times, infatti, hanno recentemente annunciato che per far fronte alle «perdite insostenibili» dovranno tagliare 80 redattori e ridurre il budget editoriale del 10 per cento, anche per poter investire di più sul fronte digitale.

Nell’ottica di rinnovamento del modello commerciale su cui si basano le due testate però, riflette il giornalista Peter Preston, questo non è assolutamente un buon segnale da lanciare. Il problema, certo, esiste ed è comune a tutti i grandi giornali, ma annunciare tagli prima di una grande svolta certo non ispira fiducia, soprattutto se – oltreoceano – Murdoch sta invece investendo nel suo “pupillo” Wall Street Journal.