Periodici RCS: giornalisti, polemiche. Franco Siddi (Fnsi): “Falchi e avvoltoi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Febbraio 2014 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA

Periodici RCS: giornalisti, polemiche. Franco Siddi (Fnsi): "Falchi e avvoltoi"ROMA – L’accordo alla RCS, Rizzoli – Corriere della Sera, per i periodici, ha lasciato un seguito di aspre polemiche all’interno del sindacato.

Nella polemica è intervenuto anche Franco Siddi, Segretario del sindacato unico dei giornalisti, la Fnsi, Federazione nazionale della Stampa (qui il testo integrale della dichiarazione di Franco Siddi), il quale ha detto che

“sulle soluzioni praticabili e possibili di una composizione sociale della vertenza hanno pesato incredibili tentativi di falchi e avvoltoi in aree professionali seminascosti in pretese componenti sindacali. Sono vergognosi certi comportamenti inqualificabili esercitati nei momenti cruciali della trattativa nel tentativo di indebolire la rappresentanza sindacale aziendale, regionale (lombarda) e nazionale. E’ incredibile e puerile, quanto grave, questo tentativo di inframmettenza nella delicata vertenza che vedeva a rischio decine e decine di lavoratori, esercitato da questi avvoltoi con l’obiettivo indecente di colpire una valorosa dirigente sindacale, vice segretario della Fnsi, nella sua figura professionale, perché avversaria o competitrice all’interno delle libere articolazioni del sindacato. Sono stati accampati, addirittura come certi, favoritismi aziendali senza riscontro alcuno nei fatti, fino ad arrivare al livello della calunnia. Veri e propri tentativi di discriminazione professionale, sessista e sindacale, intollerabili”.

L’ultima voce è quella registrata dal sito di Franco Abruzzo

A parlare è Daniela Stigliano, vicesegretario della Fnsi, intervistata da Francesco De Bonis.

Nell’intervista, Daniela Stigliano

“spiega l’accordo punto per punto e rivela: “Per quanto riguarda il rapporto IL MONDO-CORRIERE DELLA SERA il sindacato ha accettato di fissare il numero minimo di colleghi interessati al passaggio a soli cinque. Un numero, quello dei cinque, che io considero esiguo e non congruo, rispetto alle premesse di partenza. Proprio per questo, e per lasciare ad altri la possibilità di andare al Corriere, giovedì pomeriggio ho dichiarato al tavolo nazionale e a delegazioni complete di rinunciare volontariamente a far parte del gruppo di colleghi che sarà assegnato al nuovo Progetto economia del Corriere. L’ho fatto, ci tengo a sottolinearlo, come giornalista e caporedattore del Mondo, non come sindacalista. Perché non deve passare il concetto che chi fa sindacato possa essere penalizzato nella sua attività professionale. Ipotizzare che un giornalista e direttore come Ferruccio de Bortoli possa avere pregiudizi di tipo sindacale verso chiunque lo ritengo ignobile, oltre che falso”.

Ecco il testo dell’intervista:

“Rientro in attività dei colleghi in cassa integrazione, attraverso la creazione di cinque Unità organizzative redazionali (Uor) tematiche. Un contratto di solidarietà pesante, al 30%. Un nuovo piano di prepensionamenti per 15 giornalisti. E il passaggio al Corriere della Sera di cinque colleghi del Mondo (che sospende le pubblicazioni a fine mese), per un “nuovo progetto economia” confermato dall’azienda anche se dai contorni ancora non ben definiti. L’accordo dei Periodici di Rcs Mediagroup firmato venerdì 14 febbraio, che diventa operativo da domani, è arrivato al termine di una trattativa durata un mese. E ha scatenato polemiche e dibattiti. Al vicesegretario della Fnsi, Daniela Stigliano, che per la Federazione ha assistito il Comitato di redazione nelle trattative al fianco del segretario generale, Franco Siddi, e del vicesegretario Luigi Ronsisvalle, insieme con il presidente della Lombarda, Giovanni Negri, abbiamo chiesto di spiegare come si tradurrà operativamente l’intesa e come si è arrivati alla sigla finale.

Partiamo dalle Uor, peraltro tutte affidate a un unico direttore, Simona Tedesco. Che cosa sono e come funzioneranno?

Le Uor sono state introdotte nel contratto nazionale del 2009 e sono equiparate a testate, devono quindi avere un direttore e una propria rappresentanza sindacale. La loro funzione è di fornire contenuti giornalistici a tutte le altre testate dell’azienda e del gruppo. Per intenderci, non sono service a cui appaltare pezzi di giornali. I giornalisti che saranno inseriti nelle cinque Uor potranno lavorare per tutte le testate di Rcs. E potranno farlo, in base a una deroga definita tra il Cdr e l’azienda, anche nell’ambito di sostituzioni, all’interno degli altri periodici e dei quotidiani, nella linea indicata pure dal Cdr del Corriere. Inoltre, i colleghi parteciperanno all’elaborazione e alla sperimentazione di iniziative multimediali, che sono già affidate alla direzione di Simona Tedesco. Il tentativo è creare nuove occasioni di lavoro e prospettive future di stabilizzazione per tutti.

Il timore è che diventino una sorta di limbo dove collocare gli esuberi per due anni in attesa di scaricarli definitivamente…

Le Uor da sole non bastano certo a risolvere il problema di un numero ancora molto elevato di esuberi. E parlo di quelli strutturali, ovviamente. Il piano concordato mette in campo una serie di strumenti che dovranno funzionare tutti insieme nei prossimi due anni: il programma di prepensionamenti, le incentivazioni all’esodo, le trasformazioni volontarie dei contratti da full a part time e da articolo 1 ad articolo 2. Strumenti che potranno consentire il passaggio definitivo dei colleghi nelle testate ancora edite, che devono in questi due anni essere sostenute e sviluppate anche in chiave multimediale, e alle nuove iniziative editoriali.

La solidarietà al 30% non rischia però di trasformarsi in un peso enorme proprio per le testate in attività?

Nessuno sottovaluta questo problema. E in tal senso lo spirito di solidarietà dimostrato dai colleghi di queste testate in Rcs assume un valore molto significativo, perché saranno chiamati a un sacrificio che non è solo economico. Erano pronti a farlo già a luglio scorso, quando l’azienda ha rifiutato il piano del Cdr che prevedeva la solidarietà e nuovi prepensionamenti per evitare la cigs a zero ore. E lo hanno riconfermato ora. Certo, sarà necessario un grande sforzo di riorganizzazione del lavoro nelle redazioni da parte dei direttori, che in ogni stato di crisi sono chiamati a un compito impegnativo e fondamentale. In questo caso, avranno comunque anche la possibilità di utilizzare le professionalità delle Uor.

L’accordo prevede un nuovo piano di prepensionamenti per 15 giornalisti, che partirà entro fine luglio. Nel frattempo, che fine fanno questi colleghi? E se non dovessero arrivare i nuovi fondi per i prepensionamenti?

I colleghi che hanno già o raggiungeranno nei prossimi due anni i requisiti per il prepensionamento non entrano per il momento in solidarietà, mentre ovviamente subiranno come gli altri gli effetti dei risparmi economici definiti nell’intesa aziendale, dall’aumento dei canoni auto fino allo smaltimento delle ferie correnti e arretrate. Se lavorano in testate edite, rimangono nella redazione di appartenenza, altrimenti saranno assegnati a una Uor. Quando e se ci saranno le condizioni e i fondi per chiedere una nuova cassa integrazione finalizzata al prepensionamento, i colleghi andranno in cigs a rotazione, nella stessa misura di sacrificio economico chiesto a chi è in solidarietà, e al raggiungimento dei requisiti per chiedere la pensione anticipata saranno posti a zero ore. In base all’accordo, però, se i fondi non dovessero arrivare entro fine settembre, saranno tutti ricompresi nella solidarietà.

Nel frattempo, però, non sono ancora arrivati gli ultimi due decreti semestrali del piano che si è concluso ieri, mentre i colleghi prepensionabili si sono già dimessi. A loro, che cosa succede?

Se i decreti non dovessero arrivare, è previsto un loro rientro in azienda, senza perdita economica, come del resto era già sancito dagli accordi individuali raggiunti al momento delle dimissioni. Era doveroso, in questo caso, inserirlo nell’accordo proprio perché il piano biennale si è concluso prima che fossero firmati i decreti che autorizzano l’Inpgi all’effettiva erogazione delle loro pensioni. Anche se, è importante sottolinearlo, i fondi per questi prepensionamenti sono già stati impegnati e autorizzati dal Ministero due anni fa.

C’è un punto dell’accordo che ha scatenato molte polemiche: il passaggio di cinque colleghi del Mondo, la testata in cui tu lavori, al Corriere della Sera. Perché loro sì ed altri no? È vero che la richiesta di “salvare” i giornalisti del Mondo è arrivata dal sindacato? E ci sarai anche tu, fra questi colleghi?

Per rispondere, devo fare un passo indietro. Il Mondo era stato sottratto alla scure dell’azienda, che un anno fa aveva annunciato la chiusura o la cessione di dieci testate. Ma il 16 gennaio, quando ci siamo seduti al tavolo nazionale per discutere la chiusura dello stato di crisi in corso, i rappresentanti di Rcs hanno annunciato la sospensione delle pubblicazioni del settimanale entro il 31 marzo, poi diventato il 28 febbraio, in vista di un progetto di Nuova economia del Corriere, che prevedeva l’integrazione della redazione con quella del Corriere Economia. Quello stesso giorno, l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, ha parlato pubblicamente di questo progetto, da far partire in primavera, come riportato anche in un articolo del Corriere. Siamo partiti da qui. E la posizione del sindacato è stata chiara da subito: integrazione per noi significava mettere insieme le due redazioni. Ovvero, portare nella nuova iniziativa tutti e 13 i colleghi del Mondo. Sulla base del progetto editoriale e organizzativo affidato, sempre per affermazione dell’azienda, alla direzione del Corriere, e che ci aspettavamo venisse presentato a tutte le parti sindacali interessate. A partire innanzitutto dal Cdr del Corriere. Nel verbale di incontro del 3 febbraio tra Cdr e azienda era scritto che al tavolo nazionale sarebbero state illustrate le “necessità relative alle qualifiche e ruoli dell’organizzazione redazionale”. Ma giovedì i rappresentanti di Rcs hanno chiesto ancora tempo, per la definizione del progetto da parte della direzione del Corriere. E per evitare che la vicenda del Mondo condizionasse il buon esito delle trattative complessive, abbiamo accettato di fissare il numero minimo di colleghi interessati al passaggio a soli cinque, oltre ad altri tre giornalisti, attualmente tra gli esuberi, che troveranno nei prossimi mesi una collocazione definitiva in testate edite. Un numero, quello dei cinque del Mondo, che io considero esiguo e non congruo, rispetto alle premesse di partenza. Proprio per questo, e per lasciare ad altri la possibilità di andare al Corriere, giovedì pomeriggio ho dichiarato al tavolo nazionale e a delegazioni complete di rinunciare volontariamente a far parte del gruppo di colleghi che sarà assegnato al nuovo Progetto economia del Corriere. L’ho fatto, ci tengo a sottolinearlo, come giornalista e caporedattore del Mondo, non come sindacalista. Perché non deve passare il concetto che chi fa sindacato possa essere penalizzato nella sua attività professionale.

Non c’era invece un veto del direttore del Corriere sul tuo nome, proprio perché impegnata sindacalmente, come è stato scritto?

Ipotizzare che un giornalista e direttore come Ferruccio de Bortoli possa avere pregiudizi di tipo sindacale verso chiunque lo ritengo ignobile, oltre che falso. Del resto, l’intera trattativa è stata minata dagli attacchi vigliacchi e intollerabili di chi crede di poter far passare per diritto di critica sindacale un’operazione orchestrata di mera e volgare diffamazione. A cui ha già risposto per tutti il segretario Franco Siddi con la sua dichiarazione di ieri. Anche per colpa di questi attacchi, siamo stati più volte a un passo dalla rottura. Alla fine, siamo riusciti a firmare un accordo che riporta al lavoro e mette in sicurezza decine di colleghi. E questa per il sindacato è l’unica cosa che conta”.