Sciopero Corriere della Sera: 110 esuberi. Contro-inchiesta Cdr su Recoletos

Pubblicato il 19 Marzo 2013 - 11:19| Aggiornato il 19 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sciopero al Corriere della Sera: il 20 e il 21 marzo il Comitato di Redazione ha deciso la mobilitazione in risposta all’annuncio di Rcs di un taglio al personale di 110 giornalisti, quasi un terzo dell’organico, la riduzione di tutti gli integrativi (benefit, tablet, auto aziendali ecc…), di collaborazioni, trasferte, rimborsi. L’amministratore delegato Pietro Scott Jovane vuole recuperare almeno 32 milioni di euro nel biennio 2013-2015. In uscita, peraltro, ci sono altri 270 dipendenti Rcs  tra poligrafici, personale amministrativo e grafico della divisione periodici. Dieci dei quali, nella galassia Rcs, sono stati messi in vendita.

Nel frattempo, l’ansia ha contagiato la redazione della Gazzetta dello Sport, dove è attesa una lettera analoga a quella ricevuta dai colleghi del Corriere. Se questo è il complicato quadro in cui si iscrivono pacchetto anti-crisi e rivendicazioni sindacali, appare senza precedenti, ha del clamoroso, l’inchiesta pubblicata a firma Comitato di Redazione in tre puntate a pagina 19. Tecnicamente una contro-inchiesta per denunciare il fallimentare e, a posteriori, esiziale per i bilanci Rcs, acquisto del gruppo editoriale spagnolo Recoletos.

Dettagliatamente, con il consenso del direttore Ferruccio De Bortoli che ne ha autorizzato la pubblicazione, l’inchiesta spiega come si è arrivati a un buco da 880 milioni di euro. Nel 2007 fu speso un prezzo che i fatti si sono incaricati di giudicare esorbitante: 1,1 miliardi di euro. Come sottolinea ironicamente ma non troppo l’informatissimo sito Dagospia (che pubblica una ricostruzione accurata della guerra di Via Solferino), il Cdr del Corriere ha smesso i panni di “soviet” di antica memoria, per vestire quelli di una filiale della Consob.

Sotto il suo vigile scrutinio sono stati passate in rassegna scelte azzardate, allegre gestioni, conflitti di interesse multipli e intrecciati tra proprietà, banche, advisor, mediatori. Una storia, quella dell’influenza del Corriere sulle vicende nazionali e sul rapporto con una proprietà parcellizzata al punto da non consentire un giudizio netto ed equanime su scelte e strategie industriali, troppo lunga per essere anche solo riassunta. Vale il commento di Dagospia: “Un salotto litigioso in cui si incrociano relazioni, amicizie e rivalità, interessi spesso in conflitto. Secondo una scuola di pensiero, ciò dà più autonomia alla direzione e alla redazione: tanti padroni, nessun padrone. La scuola opposta, al contrario, sostiene che tanti padroni, troppi padroni”.