Urbano Cairo padrone del Corriere della Sera, soci lo preferiscono a Bonomi, Mediobanca umiliata

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2016 - 21:44 OLTRE 6 MESI FA
Urbano Cairo padrone del Corriere della Sera, soci lo preferiscono a Bonomi, Mediobanca umiliata

Urbano Cairo padrone del Corriere della Sera, soci lo preferiscono a Bonomi, Mediobanca umiliata

MILANO – Rcs, il Corriere della Sera ha un nuovo editore nella persona di Urbano Cairo, padrone della rete tv la7, editore di DiPiù, rivista di successo anti crisi.

Urbano Cairo ha vinto una corsa difficilissima e durissima, contro avversari tra i più potenti in Italia. Lui, piemontese della provincia di Alessandria, cresciuto a Torino, si installa nel cuore di Milano, al comando di un gruppo editoriale da un miliardo di euro di fatturato, la Rcs, editore del co-primo quotidiano italiano, il Corriere della Sera.

Lui che aveva compiuto i primi passi sotto le ali di Berlusconi, lui che dicono consulti ogni giorno la biografia del suo vecchio maestro per verificare quanta strada ancora gli resti da percorrere, consapevole che c’è poco da fare se non pallide imitazioni, questa volta è arrivato dove Berlusconi non sarebbe mai riuscito: diventare il padrone del Corriere della Sera. Ha superato sul filo di lana il rivale Andrea Bonomi.

Bonomi offriva soldi, Cairo era partito offrendo azioni della sua ditta ma ha finito per aggiungere all’offerta un po’ di soldi. La maggioranza degli azionisti della Rcs, che include fra le sue tante attività editoriali il Corriere della Sera, hanno preferito Urbano Cairo, prendendo quel po’ di soldi ma scegliendo di rimanere soci, anche se diluiti, segno che sono convinti che con Cairo alla guida la Rcs renderà molto di più. Non si può escludere che Cairo ce la faccia. Dopo anni di condominio che hanno paralizzato ogni miglioramento e alla fine hanno anzi imposto una internazionalizzazione che avrebbe ucciso una azienda meno robusta, ci sarà un editore vero, unico e competente.

Di certo parte con una marcia in più. Cairo è stato preferito al rappresentante del nuovo salotto buono, che aveva messo assieme, attorno all’asse di Mediobanca, uno schieramento che andava dalla Pirelli a Unipol, passando per Diego Della Valle, destra e sinistra unite nel tentativo di conservare il controllo del quotidiano simbolo di Milano: le vendite del Corriere saranno pure in picchiata,  ma Milan l’è un gran Milan. Si tratta di un evento storico. Mediobanca ha dominato la grande industria e la grande finanza in Italia dalla fine della guerra a poco fa. Nulla è mai avvenuto che Mediobanca non volesse; l’incorporazione di Fondiaria in Unipol aveva rappresentato l’ultima evoluzione della specie, con le assicurazioni del mondo comunista cooptate nel cuore delle grandi potenze finanziare, nel cui consiglio siedono il rappresentante di Berlusconi e del francese Bolloré.

Questa volta Mediobanca, una squadra di prim’ordine per abilità e competenza, ha dovuto piegare la testa. Urbano Cairo è stato preferito, la sua offerta, in parte per contanti in parte con scambio di azioni della sua Cairo Commuications, ha prevalso; non c’è dubbio che abbia giocato anche la sua maggiore credibilità nello specifico mestiere di editore. Bonomi è un finanziere molto bravo, con un track record di successi ma Cairo ha sempre solo fatto questo mestiere, da quando vendeva la pubblicità per Berlusconi a quando ha comprato le riviste del fu Giorgio Mondadori, da quando si è quotato in Borsa a quando ha lanciato DiPiù e altre riviste di successo, per poi comprare il Torino calcio fino all’approdo in La7.

Pochi fino all’ultima ora ci credevano, invece, come spiega l’agenzia Ansa, Cairo è andato al di là delle previsioni della vigilia, considerando che ancora giovedì 14 luglio la cordata tra Bonomi e i soci storici della Rizzoli figurava in vantaggio con il 30,36% del capitale complessivo, mentre l’Ops aveva raggiunto solo il 22%. Con le adesioni arrivate all’ultimo giorno, l’equivalente di un 26,8% del capitale sembra aver scelto Cairo, mentre il 7,3% ha puntato sull’euro in contanti offerto dall’Opa di International Media Holding. Circa il 13,5% del capitale non ha scelto tra nessuna delle due offerte.

I dati definitivi sulle adesioni sono attesi entro giovedì 21 luglio, ma solitamente le cifre non si discostano molto e con un divario così netto non dovrebbero cambiare il quadro. Entro lunedì 18 luglio alle 7:59 i due offerenti dovrebbero dichiararsi sul raggiungimento o la rinuncia alle condizioni sul quantitativo minimo di efficacia dell’operazione.