De Laurentiis assolto, Rubino in galera. Stesso “reato” ma..

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 25 Febbraio 2016 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA
Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli (foto Ansa)

NAPOLI – De Laurentiis assolto e l’ottantenne cardiopatico in carcere, per 17 giorni. Il reato è lo stesso, insulto a pubblico ufficiale o giù di lì, ma in Italia evidentemente a far la differenza non è tanto il fatto, ma il chi sei. Così, se sei il famoso presidente di una squadra di calcio, ti puoi permettere di mandare a quel paese l’agente di turno, un buon avvocato farà in modo che alla fine tu non risulti in torto.

Se invece sei il classico signor nessuno, il Mario Rossi della situazione, nel caso tal Emanuele Rubino, anche se sembri aver la ragione dalla tua è meglio che tieni per te quello che ti passa per la testa. L’amara considerazione per cui è sempre Marchese Del Grillo che “io so’ io e voi non siete un c…” nasce dalla comparazione suggerita dalla cronaca di due fatti di cronaca che il caso ha voluto far finire sui quotidiani in contemporanea o quasi.

Da una parte il caso di Aurelio De Laurentiis che, come forse qualcuno ricorderà, era stato accusato di aver inveito a anche aggredito un poliziotto che non gli voleva portare le valigie; lui, il patron del Napoli, è stato assolto perché “il fatto non sussiste”. Molto più a Nord ma sempre in una città di mare, a Genova, Emanuele Rubino, 81 anni, un infarto alle spalle, in dialisi, è stato ammanettato dai carabinieri perché cinque anni fa insultò dei vigili che stavano multando il suo furgone, a suo dire ingiustamente. Due pesi e due misure. Una considerazione che non svanisce e anzi prende più corpo andando a cercare tra i particolari delle due vicende.

“Ho sempre riposto fiducia nella magistratura attendendo con serenità e rispetto l’esito del giudizio preliminare. Esprimo, inoltre, la mia stima per la Polizia di Stato verso la quale ho sempre nutrito grande apprezzamento per la delicata funzione che svolge per la collettività”, ha fatto sapere il patron del Napoli dopo l’assoluzione. Assoluzione arrivata con la formula per giunta più piena: il fatto non sussiste, e assoluzione arrivata per i fatti denunciati dal sindacato di polizia Silp­Cgil. Sindacato che aveva raccontato come all’aeroporto di Capodichino, nel luglio scorso, “a De Laurentiis, al suo staff, e ai suoi parenti, composto da ben 18 membri è stato consentito di imbarcarsi attraverso il varco riservato agli equipaggi aerei.

Il presidente del Calcio Napoli ha avuto l’arroganza e la protervia di pretendere che la Polizia dello scalo aereo di Capodichino trasportasse i suoi bagagli. Al rifiuto manifestato, ha richiesto di giungere sotto bordo dell’aereo col proprio pulmino privato, pur essendo vietato circolare sulla pista con autoveicoli non adeguati a specifiche normative di sicurezza”. Al diniego ricevuto De Laurentiis avrebbe “aggredito fisicamente, in modo pubblico e plateale all’interno dell’aeroporto”, alcuni agenti della Polaria. Un agente in particolare riportò lesioni giudicate guaribili in cinque giorni, come testimoniato da un referto.

Ora, con buona pace e sommo rispetto del giudice che ha emesso sentenza, ammettiamo pure che l’agente di Polizia abbia esagerato, fatto “fallo di simulazione” nel dichiarare di essere stato fisicamente aggredito da De Laurentiis. E’ credibile che questo fatto “non sussista”. Ma sussiste il privilegio dell’ingresso privilegiato appunto, il saltare le regole perché lui è lui, la storia delle valigie e del pulmino. Sussiste dunque il vip che può permettersi anche di trattare con sufficienza quelli che lavorano in divisa.

Non così se sei nessuno…”Vergognatevi, io ho sempre lavorato, ho fatto il marinaio, ammanettatemi”, sono state invece le parole gridate da Emanuele Rubino mentre gli uomini del 118 lo portavano via dopo la lite con i vigili che lo multavano. Una lite costata a Rubino una condanna a 34 giorni di libertà vigilata, ma poiché avrebbe violato le prescrizioni del giudice, la pena è stata commutata in detenzione in carcere per 17 giorni.

Una decisione inconsueta e particolarmente severa per un ultraottantenne in precarie condizioni di salute che ha scatenato una piccola campagna mediatica di protesta. I fatti risalgono a 5 anni fa, quando Rubino aveva parcheggiato il suo furgone in piazza Raibetta, nel centro storico di Genova. Nonostante avesse tutti i permessi per entrare nella zona a traffico limitato, era stato multato dal vigile. In un video diventato virale sul web si vedeva l’anziano che andava su tutte le furie e protestava platealmente facendo il gesto di incrociare le braccia, come per chiedere “arrestatemi”. “Pago le tasse, pago i bolli, pago l’assicurazione e voi mangiate i soldi – diceva nel video Rubino riferendosi ai vigili ­. Perché mi fanno la multa?”, urlava davanti alla gente incredula. Sulla scena, mentre sullo sfondo i vigili continuano a compilare il verbale, arrivano prima i carabinieri e poi gli uomini del 118 che, alla fine, portano Rubino al pronto soccorso. Lui, l’ottantenne, è in carcere.

Debole con i forti, forte con i deboli: è la caratteristica e vocazione storica dello Stato italiano, delle sue strutture, articolazioni, burocrazia, uomini e armi e Tribunali. Comprensivi tutti con il produttore cinematografico e presidente del Napoli, comprensivi e indulgenti. Come si poteva anche essere, non siano qui a chiedere galera per tutti. Inflessibili tutti con un forse troppo nervoso ma nulla più anziano senza pedigree sociale, come non si doveva essere. Ma lo Stato italiano al fondo, nel suo Dna, non ce la fa a diventare Stato di fronte al quale son tutti uguali.