Colpo in canna: questo ha ucciso Davide Bifolco. Ma a Napoli si può fare senza?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 8 Settembre 2014 - 16:06| Aggiornato il 9 Settembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Davide Bifolco

Davide Bifolco

NAPOLI – Ucciso dal colpo in canna. Davide Bifolco è morto per questo. La verità vera, le verità giudiziaria e le responsabilità penali sarà compito della magistratura accertarle. Tentando di “scremare” però le emozioni che vogliono e trasformano il 17enne napoletano ammazzato in una sorta di camorrista in erba e/o in una specie di martire del sotto sviluppo urbano e il carabiniere che ha sparato in una specie di novello ispettore Callaghan e/o in un “inciampato” con il vizio di inciampare , si può tentare di capire e provare a ricostruire quelle che è successo la notte in cui Davide è morto. E, ascoltando persone che sanno come funzionano le armi e l’ordine pubblico, e che conoscono Napoli, la ricostruzione che assomiglia di più a quella che potrebbe essere la dinamica dei fatti, è quella che “incolpa” della morte del 17enne il colpo in canna.

Il colpo in canna, quell’abitudine di metterlo o lasciarlo lì il proiettile, in canna e non nel caricatore. Anzi, più che lasciarcelo mettercelo il colpo in canna. Metterlo lì quando si procede a fermare un fuggitivo, un ricercato. Metterlo lì il colpo, in canna, perché si potrebbe non avere il tempo per farlo, perché l’inseguito, il ricercato potrebbe spararti. In molte parti d’Italia un’eventualità remota che sconsiglia il colpo in canna. A Napoli una possibilità concreta quella che sparino all’uomo in divisa, suffragata dalla cronaca recente, ribadita dall’esperienza. Se hai il colpo in canna, grosso è il rischio che ti parta la pallottola e che tu possa diventare, anche non volendo, un omicida. Se non ce l’hai il colpo in canna, concreto è il rischio che tu diventi il bersaglio delle pallottole altrui. Ogni uomo in divisa deve trovare quale prudenza adottare, nessuno può garantirgli a priori quale sarà la scelta giusta. A Milano il colpo in canna è follia, a Napoli spesso è saggezza.

“La storia della sicura – ci spiega un carabiniere che preferisce rimanere anonimo – è una favola. La sicura semplicemente non serve perché noi siamo obbligati a tenere la pistola nella fondina. Ci fanno una testa tanta su questo. E poi i colpi sono all’interno del caricatore, per cui così è impossibile sparare”. “Per sparare, bisogna prima mettere il colpo in canna e, per farlo, bisogna scarrellare. Un’operazione che si può fare solo tirando la pistola fuori della fondina e un’operazione che non può avvenire accidentalmente”.

In pratica, ci spiega il militare mimando il gesto, per inserire il colpo in canna bisogna tirare indietro la parte superiore della pistola, con forza.

“Un’operazione – continua il nostro – che si fa solo quando si è in situazione di pericolo. E in situazione di pericolo non si mette la sicura…”.

Marco Immarisio, sul Corriere della Sera, ha raccolto una testimonianza simile che integra quanto sin qui detto.

L’altra mattina – scrive Immarisio – gli ha telefonato (ad un carabiniere di Napoli ndr) un collega di Milano con il quale otto anni fa aveva fatto il corso di addestramento. ‘Succede  solo da voi’ gli ha detto, e poi gli ha chiesto quando si decideranno a cambiare le regole di ingaggio. ‘La classica domanda di chi non conosce la realtà di cui si parla. A Napoli? Inseguire e ammanettare la gente senza colpo in canna o senza pistola nella città dove non sai mai chi ti trovi davanti, in zone dove a ogni motorino corrisponde un’arma forse pronta a sparare? Magari altrove. Non qui’. La cronaca recente produce qualche pezza d’appoggio a uno stato d’animo che volge al brutto. Andando a ritroso, quattro giorni fa nel quartiere di San Giovanni a Teduccio un commando a bordo di due scooter ha esploso quaranta colpi di kalashnikov contro una palazzina dove forse abitava l’esponente di un clan rivale, e solo per caso non c’è andato di mezzo qualche ignaro inquilino. Il giorno seguente durante un controllo al Materdei, nel cuore del rione Sanità, i carabinieri fermano quattro persone sospette su un’auto. Fuga, inseguimento, arresto. Erano armati fino ai denti. Con quelle stesse armi avevano fatto il tiro al bersaglio con le finestre delle case dove abitano le famiglie che si spartiscono il quartiere. ‘Non c’è più un disegno di grande criminalità. Si ammazzano per il controllo di un isolato, di pochi numeri civici. Casino totale, addio al Sistema con maiuscola, frammentazione dei clan. La camorra è diventata gangsterismo urbano, il problema è questo. E noi ci siamo in mezzo. Puoi capire come ci sentiamo tranquilli a un posto di blocco o durante un inseguimento. E adesso dobbiamo sentire lezioni di Galateo delle forze dell’ordine da parte di quelli che sanno sempre tutto, ma a distanza.

Il colpo in canna è poco ortodosso? E Napoli cos’è allora?’. Napoli è una città che contiene almeno altre venti città dove i carabinieri sono stranieri, persone non grate, cittadini di un altro Stato senza visto d’ingresso. L’appuntato ascolta il lungo rosario e annuisce, ogni tanto corregge, precisa, conosce a memoria quei nomi. ‘Per voi ci sono solo Scampia e Secondigliano, da giovedì notte forse anche rione Traiano. Ma ci sono posti anche peggiori. C’è il rione Luzzatti a Gianturco, appena dietro il centro direzionale dove ci sono gli uffici della procura, c’è il rione Amicizia alla Doganella, che se entri con l’auto dopo puoi uscire solo in retromarcia. E poi il Bisignano a Barra, Pazzigno a San Giovanni a Teduccio. Ci andiamo qualche volta quando si fanno i pattuglioni, ma garantire una presenza costante è quasi impossibile. Non è paura, ma semplice buon senso. Pochi contro tanti, una questione di inferiorità numerica. E appena ti vedono non ti fanno certo le feste’”.

Provando quindi ad immaginare come possano essere andate le cose la notte di giovedì, la spiegazione ad oggi più plausibile sembra essere quella che vuole in strada tre ragazzi su un motorino, senza casco, in una zona ad alta tensione. E poi altri ragazzi, in divisa, che lavorano nella stessa zona difficile. Quando i primi non si fermano allo stop, i secondi cominciano l’inseguimento, non sapendo con chi hanno a che fare, anzi forse avendo riconosciuto un latitante. Con queste premesse i ragazzi in divisa hanno paura, e mettono il colpo in canna. E con il colpo in canna, toccando il grilletto, anche accidentalmente, una pistola spara.