Dj Fabo, quelli che qui lo mandavano in galera e ora all’inferno

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 28 Febbraio 2017 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dj Fabo e prima di lui altre decine di italiani che son dovuti andare in Svizzera o altrove per poter avere la libertà di morire, di porre fine ad una vita che per loro e a loro giudizio e sentimento è solo sofferenza, dolore, umiliazione. In Svizzera o altrove all’estero. Perché in Italia non si può, in Italia se lo fai e chi ti aiuta a farlo è per la legge un delinquente, si rischia denuncia, processo e condanna.

Dj Fabo e prima di lui diversamente da lui le centinaia di italiani che la stessa scelta l’hanno fatta senza renderla nota. Perché per uno che assegna un ruolo sociale e di testimonianza al suo ultimo volere ce ne sono almeno dieci che scelgono di chiudere i loro giorni in silenzio.

Dj Fabo che finisce sui giornali e nelle pubbliche e private discussioni come fu per Eluana Englaro e Welby. E prima e insieme a loro la realtà ben più massiccia e anonima delle migliaia, decine di migliaia di volte che accade in Italia e nessuno lo dice, tutti fanno finta di non saperlo. Costretti a nascondersi dalla legge ogni anno qua e là nelle cliniche e nelle case malati terminali lucidi e consenzienti vengono su loro ripetuta e motivata richiesta…addormentati. Ma è una strada solo per chi ha molta cultura e abbastanza soldi.

Dj Fabo su cui ora tutti fanno atto di contrizione. E tutti, dai conduttori di tg ai parlamentari fino all’unanimità nei talk show, tutti proprio tutti dicono che ci vorrebbe una legge. Una legge per il fine vita. E che la legge colpevolmente tarda. E che al colpa è della politica ignava. Della politica che la legge non la fa nonostante le sia stato chiesto di farla da anni, lustri, decennio.

Tutti se la prendono con la politica, la grande colpevole. E’ una grande ipocrisia collettiva quella di prendersela genericamente con la politica. Singolare questa visione che pure tanto affascina della politica come l’idraulico che tu lo chiami a riparare il tubo e se quello non arriva la colpa della casa allagata è sua. La politica non è l’idraulico con “la” soluzione. La politica intesa così non esiste, è un alibi che la società si dà.

Nel caso in specie, il cosiddetto fine vita, la politica vera sono almeno due idraulici: uno che si rifiuta di intervenire, l’altro che non ha la forza di farlo. Una legge sul fine vita in Italia non c’è, i Dj Fabo vanno in Svizzera non perché la politica è pigra e in ritardo ma perché c’è un vasto schieramento, non certo solo politico, che non vuole il fine vita sia messo nelle mani e nel giudizio dell’individuo.

La questione è semplice e netta e forse proprio per questo raccontata confusa. C’è chi considera il come morire un elemento nella sfera, nel perimetro delle libertà di un individuo. Chi pensa sia, debba essere una sua libera scelta. Il come morire e il come e se curarsi a fronte di patologie particolarmente invalidanti o stati terminali della malattia. C’è chi rivendica per ciascuno la libertà di scegliere.

Scegliere non necessariamente di morire. C’è chi vuole l’individuo libero di scegliere se assumere una fiala che scrive la parola fine, oppure libero di lasciarsi andare al decorso naturale della malattia senza contrastarlo con alimentazioni e idratazioni forzate. Oppure libero di richiedere ogni cura possibile, anche quelle palliative, anche quelle inutili. Libero di cercare di vivere un giorno, un’ora, un minuto ancora. Libero di continuare a respirare anche se assistito da una macchina. Libero ciascuno di fare ciò che ciascuno vuole.

E c’è invece chi questa libertà la considera licenza, peccato, calamità, insulto alle leggi di dio. Chi pensa e crede che questa libertà non possa essere richiesta dall’individuo, che sia blasfemo chiederla. Che la vita donataci non possa essere troncata a nostro giudizio e volontà. E soprattutto c’è chi pensa che quel che lui pensa debba essere regola, precetto e legge anche per chi non pensa come lui.

Una eventuale legge sul fine vita o suicidio assistito o eutanasia non obbligherebbe al rifiuto di cure nessuno che sia contrario. Nemmeno obbligherebbe a suicidarsi o ad organizzare sedute di dolce morte. La raccontavano uguale tanti anni fa sul divorzio e aborto, dicevano: se diventano legali tutti divorzieranno e abortiranno. Non era vero e soprattutto divorzio e aborto legali non obbligano nessuno a divorziare o abortire. C’è solo la libertà, per chi lo vuole, di divorziare o abortire.

Ma questa libertà è di per sé scandalo e intollerabile per chi vuole, esige i suoi valori etici vincolanti non per se stesso ma per il prossimo tutto. E’ questo, questo pensare, questo schieramento, questi parlamentari, questi partiti, questo pulpito che impediscono la legge sul fine vita. Non l’astratta e generica politica.

Troppa fatica ricordarselo? Troppo scomodo individuare responsabilità? Ma sì, meglio buttarla sulla politica ignava e infingarda tutta che così non si offende nessuno e fanno tutti la parte dei pensosi e turbati dopo Dj Fabo. Compresi quelli che su questa terra l’avrebbero mandato in galera e nell’altro mondo, sempre ammesso che esista e che sia fatto a loro immagine e somiglianza, lo mandano all’inferno.