Olanda vota: perché ci importa, che può succedere

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 14 Marzo 2017 - 10:20 OLTRE 6 MESI FA
Olanda vota: perché ci importa, che può succedere

Olanda vota: perché ci importa, che può succedere (nella foto Ansa, Wilders)

AMSTERDAM – Geert Wilders. Per chi non lo avesse ancora fatto è ora di cominciare a familiarizzare con questo nome. Wilders è il leader del Pvv, il Partito per la Libertà olandese dato dai sondaggi in grande spolvero che domani affronterà la prova delle urne. Comincia infatti domani, mercoledì 15 marzo, il filotto elettorale che potrebbe aprire le porte alla fine dell’Ue e che certamente ne segnerà il futuro prossimo e non solo.

Gli appuntamenti più attesi sono quelli che arriveranno nei prossimi mesi e porteranno alle urne gli elettori di Francia e Germania, e probabilmente nel 2018 anche dell’Italia, vale a dire i pilastri economici e demografici dell’Unione. Ma l’antipasto saranno le elezioni olandesi, elezioni che riguarderanno la nona economia del continente e coinvolgeranno 16 milioni di olandesi ma che non per questo saranno meno importanti. Saranno, quelle di domani, elezioni che ci riguardano e interessano tutti perché oltre a rappresentare un nuovo termometro per l’analisi degli umori degli elettorati europei, condizioneranno inevitabilmente le prossime partite elettorali. Anche se Wilders con ogni probabilità non sarà in grado di formare un governo.

Partiamo allora da questo punto: cosa può accadere nel voto di domani in Olanda. Come detto i sondaggi dicono che il Pvv potrebbe arrivare primo o secondo, ma anche che difficilmente potrà governare. Secondo il Financial Times, però, con un simile risultato anche dall’opposizione condizionerebbe in senso nazionalista, identitario, anti europeo e anti immigrati la politica olandese. L’onere di formare un governo toccherebbe allora ancora una volta al Vdd, Partito per la libertà e la democrazia del premier uscente Mark Rutte, forte dei sui successi macro economici, che nella frammentata politica olandese che si basa su un sistema di voto proporzionale sarebbe a capo di una coalizione latamente liberale.

Buoni risultati dal voto di domani si attendono anche i ‘verdi’, la GroenLinks, mentre male, anzi malissimo dovrebbero andare i laburisti del Pvda, rei di aver accettato in modo acritico i tagli allo stato sociale. Guarda caso una delle maggiori critiche mosse a tutte i partiti ‘di sinistra’ dei Paesi Ue e non solo. Questi sono gli scenari ritenuti più probabili dai sondaggi. Come abbiamo però imparato dalla Brexit alle elezioni americane, i sondaggi spesso sbagliano e i risultati possono reali possono essere anche molto diversi da quelli attesi. Se questo è quello che può, in pratica e in teoria, accadere col voto di domani, tanti ed abbastanza evidenti sono i motivi per cui questo voto interessa anche francesi, tedeschi ed italiani.

L’atteso crollo del partito socialdemocratico olandese, se confermato, non sarebbe altro che l’ennesima prova data da queste formazioni a livello mondiale dell’incapacità a fornire risposte ed intercettare il malessere di ampie fette della società. Per questo sono in molti ad attendere di capire se dopo la Brexit, l’elezione di Trump e, nel nostro piccolo, la vittoria del ‘no’ al referendum, la deriva in questo senso continuerà anche nel voto di domani o se invece ci sarà un’inversione di tendenza. Uno stop rinfrancherebbe non solo i partiti di sinistra ma tutte le forze politiche con non sono solo ‘contro’ e che comunque non si riconoscono nella formula ‘no Europa, no euro, no immigrati’.

Ma una nuova e magari nei numeri anche superiore alle attese vittoria degli euroscettici e di Wilders che ripercussioni avrebbe sull’Europa e soprattutto sui Paesi che andranno a votare nei prossimi mesi? Aprirebbe la strada alla Le Pen? Possibile. E la vicina Germania, con Frau Merkel in scadenza, come reagirà? Virerà a sinistra o a destra? Variabili apparentemente poco interessanti e relegate nella dimensione dei pronostici e delle speculazioni politiche. Ma variabili che condizioneranno in modo determinante quella che sarà, se sarà, l’Unione Europea del futuro e quindi la nostra vita.