Pensioni di fame, sanità infame..Ma Italia prima per gli 80 anni e più

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 30 Settembre 2016 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni di fame, sanità infame..Ma Italia prima per gli 80 anni e più

Pensioni di fame, sanità infame..Ma Italia prima per gli 80 anni e più

ROMA – Pensioni, sanità…come ce le raccontiamo, come le sentiamo? Le prime, le pensioni, ovviamente basse, molte addirittura “da fame”. E via infatti alle statistiche che denunciano e inchiodano: milioni di pensioni sotto i mille euro al mese. Profondamente scorretto, quasi provocatorio per la pubblica opinione, aggiungere che molte delle pensioni sotto i mille euro non sono l’unica pensione percepita dal pensionato/a in questione. Peggio che mai ricordare che la gran parte di queste pensioni sotto i mille o giù di lì sono percepite da milioni che nella vita hanno versato di contributi pochissimo o nulla.

E non tutti perché indigenti, poveri, senza lavoro. Molti per scelta, anzi intere categorie. Così che non appartiene al mondo della fantasia il pensionato sotto i mille che però ha accumulato patrimonio e quindi condizioni di vita reali da tranquilla agiatezza. Più agiata magari di quello che di pensione ne prende 2.500 di euro al mese ma solo di quelli e con quelli campa.

Non importa che la realtà se interrogata parli di 16 milioni di pensionati a fronte di 22 quasi milioni di pensioni pagate. Non importa che milioni di queste pensioni, spesso le più basse, siano pagate a chi praticamente per una vita non ha denunciato redditi che comportassero versamenti di contributi e pagamenti di tasse. Non importa lo sproporzionato numero di pensionati rispetto al numero dei lavoratori in attività…

Le pensioni in Italia sono raccontate, pensate come poche, basse, da fame e tardive. Insomma per i pensionati italiani una vita di stenti e di sacrifici. Sempre, comunque. Pensionato cioè povero. Pensionato cioè più che povero, ai limiti della sopravvivenza. Questa come ce la raccontiamo e la pensiamo.

E la Sanità, la sanità pubblica? Tardiva, pigra, lenta nel migliore dei casi. Spesso, molto spesso addirittura mala sanità. Il racconto popolare è una serie di ballate sul rene asportato che era quello sano e sulla gamba sana ingessata invece di quella rotta. Di liste di attesa crudeli e interminabili, di visite mancate, diagnosi sballate, corsie di ospedale dove ti sbattono lì e ti dimenticano, di pronto soccorso dove vieni ammassato come bagaglio in stiva…

Quindi anziani da noi sottoposti a doppio calvario: pensioni da sopravvivenza appena e sanità pubblica inefficiente quando non dannosa. Ci si aspetterebbe dunque una costante strage di anziani, una massiccia e crescente mortalità nelle fasce di età più avanzate, come si fa infatti a vivere in queste condizioni? Le demografia dovrebbe registrare in termini di aumento dei decessi e calo delle aspettative di vita le pensioni da fame e la sanità infame.

E invece, dispettosa e impudente, la demografia conta e dice che l’Italia è prima in classifica (prima!) tra le nazioni per popolazione da ottanta anni compiuti e più. Il 6,5% degli italiani ha almeno ottanta anni ed era il 2015, adesso saranno un po’ di più. Il 6,5% è un sacco di gente. Abbiamo superato per percentuale di ottantenni perfino la Svezia che non faceva figli. Siamo primi in classifica.

Non basta: i nostri ottantenni per fortuna loro hanno come aspettativa di vita in media altri dieci anni, dieci tondi. Mentre in tutto il resto del mondo un/a ottantenne ha come aspettativa di vita 9,5 anni. Quindi da noi sopravvivono più anziani e sopravvivono di più. Carta canta.

Dovremmo quindi prendere atto che la strage di anziani perpetrata nel nostro racconto quotidiano da pensioni di fame e sanità infame non esiste. Dovremmo quindi prendere atto che in questo paese pensioni e sanità pubblica sono niente male se ci sono in percentuale più anziani in vita che in ogni altra parte del mondo e che questi anziani hanno aspettativa di vita più lunga che altrove.

Ma nessuna realtà ci costringerà a prendere atto della realtà. Preferiamo pensare che i numeri siano falsi, frutto di errore o complotto e comunque chi se ne frega dei numeri. Se costretti attribuiremmo la longevità ai geni, alla dieta, alla provvidenza, ai santi, al clima, al caso. Mai ci costringeranno a piegarci, arrenderci alla realtà di un paese che per le pensioni e i pensionati spende più di ogni altro paese e che ha il sistema sanitario pubblico più accessibile, gratuito, universale e protettivo del pianeta. No, possono anche torturarci, mai abiureremo dalla nostra fede in pensioni di fame e sanità infame.