Pensioni pazze e ingiuste: 44% sotto i mille euro ma il 32,7% ne ha due o tre

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 18 Aprile 2013 - 15:46| Aggiornato il 26 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Una pensione su due non arriva ai mille euro, ma un pensionato su tre riceve almeno due assegni al mese. Sono le due facce della stessa medaglia, il report relativo al 2011 fornito da Inps e Istat sulle pensioni italiane. Quasi 17 milioni gli italiani titolari di un trattamento pensionistico e, un quarto abbondante di questi (27,8%), ha meno di 65 anni. Circa 40 mila gli assegni staccati in meno dallo Stato rispetto al 2010, per un conto complessivo che nel 2011 ha sfiorato i 266 miliardi di euro.

Il 44,1% dei pensionati italiani percepisce meno di mille euro al mese, cioè poco meno di 8 milioni di persone. Di questi 2,2 milioni rimangono sotto i 500 euro mensili. Le più penalizzate poi, le donne, che prendono il 30% in meno rispetto agli uomini, con il 53,4% di loro, ovvero 4,7 milioni, che va avanti con assegni sotto i mille euro. Uno stato di cose giudicato insoddisfacente dai sindacati, il leader della Cisl Raffaele Bonanni chiede “un abbattimento fiscale”, mentre il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ammette come il pignoramento di stipendi e pensioni sia un problema “serio” con tre deputati Pd che gli fanno eco e chiedono lo stop a questo tipo di provvedimenti. Una fotografia che mostra un universo quasi di povertà, di impossibilità a vivere dignitosamente.

Scorrendo i dati presentati il 17 aprile 2013 ci si accorge però che molti sono gli italiani che percepiscono, ogni mese, due, tre, anche quattro assegni, titolari di più trattamenti pensionistici allo stesso tempo. Il 24,8%, cioè un pensionato su quattro, ha diritto a due assegni mensili, il 6,5 a tre, e l’1,4 addirittura a quattro. Totale 32.7% di pensionati, uno su tre, che ricevono almeno due assegni ogni mese. Riguardo ai diversi tipi di trattamenti l’Istat riferisce come il gruppo più numeroso sia composto da quelli per le pensioni di vecchiaia (11,6 milioni), seguito da quelli per le rendite da superstiti (4,5 milioni) e poi d’invalidità civile (2,6 milioni). Più bassa la quota di pensioni indennitarie, sociali e di guerra.

Nonostante l’importo medio dei trattamenti pensionistici sia considerato troppo basso dai sindacati, il conto per l’Italia è salato. Nel 2011 ha sfiorato i 266 miliardi di euro, in aumento del 2,9% rispetto all’anno precedente. E la sua incidenza sul Pil è salita al 16,85%. Una crescita che l’Istituto di statistica spiega con l’aumento dell’importo medio (+3,2%), “a fronte di una lieve riduzione del numero dei trattamenti erogati”. Il report conta infatti una riduzione rispetto al 2010 di 38 mila pensionati.

Scorrendo poi le categoria con gli assegni più bassi, in fondo alla classifica si incontrano i coltivatori diretti che, secondo la Cgia di Mestre, si fermano a 576 euro al mese. Poco più su il clero con 617, i commercianti con 767 e gli artigiani con 838. Poi i lavoratori dipendenti, i minatori, i dazieri e i trasportatori che arrivano a cifre tra i 1000 e i 1500 euro. Ancora più su gli ex ferrovieri, i lavoratori del gas, gli esattoriali, gli elettrici e i telefonici tra i 1500 e i 2000 euro mensili. Al vertice, con gli assegni più ricchi, il personale di volo con 3507 euro.

Un occhio alla geografia delle pensioni italiane registra un Paese tutt’altro che omogeneo, con forti differenze territoriali e di genere. Al Nord vanno circa la metà degli assegni mentre nel Mezzogiorno solo un terzo. Le donne poi, titolari di trattamenti mediamente più bassi, prendono ogni anno in media 5.800 euro in meno rispetto agli uomini. Infine, sul fronte dell’età, il 72.2% dei pensionati è over 75.