Referendum: Crozza contro Benigni. Il silenzio di Totò e Sordi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 6 Ottobre 2016 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA
Referendum: Crozza contro Benigni. Il silenzio di Totò e Sordi

Referendum: Crozza contro Benigni. Il silenzio di Totò e Sordi

ROMA – Maurizio Crozza: “L’Italia è spaccata in due sul referendum, quelli che votano Sì e quelli che hanno capito”. Maurizio Crozza dunque voterà No, civilmente si impegna per il No, per il No fa campagna e al No porta simpatia, audience e soprattutto autorevolezza. Già, perché Maurizio Crozza è per l’opinione pubblica autorevole molto più di politici manco a dire ma anche di storici, filosofi, giuristi, insomma intellettuali. Crozza è anzi l’unico tipo di “intellettuale organico” plausibile ai tempi nostri: il comico intelligente, di successo, affermato e impegnato.

E infatti Roberto Benigni: “Se vince il No è peggio che Brexit, il giorno dopo gran tristezza e depressione”. Roberto Benigni dunque voterà Sì ed è lui che si incarica di spiegare che la Costituzione con il Sì non la tocca e non la danneggia nessuno, che la prima parte, quella dei diritti e delle libertà fondamentali resta ovviamente uguale e che la seconda parte, già modificata da precedenti governi, gli stessi costituenti l’avevano costruita pensando a modifiche ce il tempo avrebbe sicuramente reso necessarie. Lo può fare, Benigni lo può fare, ha la credibilità per spiegare che i poteri del premier con il Sì non aumentano di una virgola. Se lo dice Renzi gli credono in molti di meno che se lo dice Benigni. Perché Benigni come Crozza è autorevole, riconosciuto, stimato. In quanto comico di cultura.

Magari chi riconosce autorevolezza a Crozza o Benigni stavolta non è d’accordo con l’uno o l’altro. Ma i più, la gente, ai comici socialmente impegnati l’orecchio glielo presta e soprattutto tutti o quasi troviamo naturale che tribuna e pulpito del dibattito politico istituzionale sia un palcoscenico di artisti. Artisti dell’arguzia, dell’ironia, funamboli dell’intelligenza pronta. Sono questi i “maestri del pensiero” di fatto riconosciuti quasi in ogni casa.

Nota con la solita arguzia anche lui Massimo Gramellini su La Stampa che ciò che oggi ci appare ovvio proprio per nulla lo era nella lunga storia dei referendum. Ai tempi di Repubblica o Monarchia sarebbe apparso marziano o blasfemo rifarsi all’opinione in merito di Totò o Fabrizi. E all’epoca del divorzio sì o no non si rifletteva, si cercava o si dava credito all’eventuale parere di Alberto Sordi o Ugo Tognazzi…I Totò, i Fabrizi, i Sordi, i Tognazzi peraltro non si sentivano in dovere, dovere civile, di esporre e guidare.

Allora, pare incredibile, si riconosceva autorevolezza e credito ai politici, ai giuristi, agli economisti, agli storici, ai filosofi, agli intellettuali. E anche ai parroci, sindacalisti, insegnanti, capi reparto in fabbrica…insomma a quella che allora era una classe dirigente del paese. Ceto dirigente del paese in alto e in basso, per decenni era a questo che veniva affidato il compito del dibattito politico istituzionale. Quella classe, quel ceto dirigente che si è scomposto e suicidato nella pratica della clientela e nella professione del consumo del pubblico denaro. Ceto e classe che hanno abdicato da competenze e responsabilità, pubbliche, private e ovviamente civili. Ceto e classe che oggi la “gente” chiama spregiativamente “casta” e cui quindi non concede alcun credito o autorevolezza.

Credito e autorevolezza che vengono invece riconosciuti ai comici sulla base di due parametri: il successo e la postura. Successo individuale e postura anti potere. Di questo è fatto il prestigio sociale del comico. Che è dunque autorità, pulpito, cattedra, fonte. Titoli secchi e netti, belli e tondi, benvenuti e ringraziati quelli su che dice Crozza o Benigni o altro comico di autorità sul referendum. Anzi sono questi i titoli foti della comunicazione sul referendum. Sono i comici la guida, loro è la battaglia delle idee.

E Grillo? Beppe Grillo ormai fa altro mestiere, anima e mente di M5S, leader politico. Ha cambiato professione. Però ogni tanto torna a fare il comico, d’istinto e con battute fulminanti. L’ultima gli è venuta così, di genio, appeso ad un tassì mentre usciva da un albergo ai Fori romani: “Bisogna ringraziare i netturbini, veramente. Roma è molto più pulita e si vede”. Satira pura che sgorga da un talento comico purissimo.