Roma Capitale del prendi e non paghi. E della faccia tosta

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Marzo 2016 - 09:41 OLTRE 6 MESI FA
Roma Capitale del prendi e non paghi. E della faccia tosta

Roma Capitale del prendi e non paghi. E della faccia tosta

ROMA – Roma Capitale del non si paga. Non si pagano i servizi pubblici e non si paga l’uso privato del patrimonio pubblico. Come avvenga ce lo spiegano con le cifre due quotidiani: Il Messaggero di Roma soprattutto e il Corriere della Sera di Milano.

Roma città è grande circa sette volte Milano e la popolazione romana è almeno il triplo di quella milanese. Eppure il Comune di Milano incassa circa sette miliardi mentre quello di Roma circa cinque. Sarà perché a Milano pagano più tasse? No, proprio no: a Roma l’aliquota addizionale locale è il massimo possibile (0,9 per cento) ed è maggiore di quella applicata a Milano.

Se si sommano le tasse locali pagare da un contribuente e cittadino residente a Roma si arriva alla media (media!) di 2726 euro a testa. A Milano è di 2422 euro a testa. E allora come è mai possibile che moltiplicando tasse più alte per maggior numero di residenti gli incassi di Roma siano inferiori a quelli di Milano?

E’ possibile perché mentre Roma basa il suo incasso quasi al 60 per cento sulle tasse, non altrettanto fa Milano. A Milano i servizi pubblici incassano 800 milioni, a Roma 300. Vuol dire che Roma è più generosa verso i suoi cittadini, più, si fa per dire, equa e solidale? Mentre Milano è più arcigna e taccagna e più “capitalista”?

Neanche per sogno, accade perché a Roma chi può fa il comodo suo e da sempre le Amministrazioni locali lasciano fare per complicità o pigrizia. A Roma se si è “furbi” non si paga. A Milano semplicemente si è molto più cittadini di quanto non si sia a Roma e si è trattati di conseguenza con maggiore civismo e civiltà.

A Roma se non paghi multe, tasse, concessioni…la riscossione porta nelle casse del Comune 15 milioni. Quindi è “tana libera tutti”. A Milano al riscossione porta 500 milioni. A Roma 85% di coloro che occupano e abitano case e immobile del Comune non pagano un euro che è un euro di affitto. Spesso dicono che solo loro che fanno un favore al prossimo abitando e occupando gratis.

Già, Roma, oltre che del non si paga la cosa pubblica, sembra essere anche la capitale della faccia tosta. In migliaia hanno avuto la faccia tosta di sfilare in manifestazione e corteo sabato scorso per rivendicare il diritto ad avere mura e tetto pubblico gratis.

La cronaca, non si quanto volontariamente lirico/agiografica, è de La Repubblica: “Un’ora dopo il tramonto il corteo dei movimenti, delle associazioni, delle coop sociali si scioglie in Campidoglio sotto il cartonato di Jeeg Robot, il protagonista dei cartoni che “senza paura sempre lotterà”.  Sul “sempre” non c’è dubbio, sono decenni che il patrimonio immobiliare pubblico di Roma è regalato a professionisti delle relazioni sociali (questi almeno il pudore di non scendere il piazza ce l’hanno avuto) o a professionisti delle relazioni politiche (magari alternative e pure anti sistema, però con sede regalata rigorosamente dal sistema).

Sulla “lotta” eccone alcune motivazioni: “Il Comune (il Prefetto Tronca che non deve andare alle elezioni, il Comune non si sarebbe mai permesso ndr) ci ha chiesto indietro i locali e 116mila euro, sarebbero loro a dover pagare noi per 23 anni di attività riabilitativa e per il lavoro teatrale e musicale con i giovane del quartiere”. Dunque sono 23 anni che non pagano ma ritengono questo sia un diritto, perfino da remunerare. E’ la logica, la cultura, la prassi la cui bandiera è stato il Teatro Valle: occupato, preso da privati ma il Comune doveva pagare i costi perché quei privati si erano auto nominati “la cultura”. Al fianco di questa lotta e in corteo Stefano Fassina di Sinistra Italiana. Che pena, come se sinistra politica fosse l’accaparramento privato della cosa pubblica…

Resta il “senza paura”. Finora hanno ragione a non temere nulla. Primo perché quelle migliaia non sono soli. Decine di migliaia, forse centinaia di migliaia occupano con minor clamore ma ancora maggior danno la cosa pubblica a Roma. I ristoratori che si prendono con i tavolini pezzi di piazze e marciapiedi, i trasportatori che si prendono vie intere con il carico-scarico come e quando gli pare, gli assegnatari di case popolari che non pagano affitto, le bande che le case sfitte le gestiscono come refurtiva sottratta allo Stato…e tutti quei cittadini, abitanti di Roma abituati, avvezzi ad avere parte del proprio reddito derivante dalla presa di possesso, dall’arrivo in tasca di un po’ di denaro e cosa pubblica.

Secondo, perché questo “popolo” è stato finora rispettato più che temuto, allevato più che combattuto da sindaci e sindaci e sindaci. Alemanno portò come segno del suo governo l’aggiunta della clientela “nera” a quelle che c’erano prima. Marino incapace a tutto, capace di lasciare lo sperpero pubblico libero per tutti coloro che gli erano intorno. Marino che ogni mattina davanti allo specchio diceva: bravo, sei il migliore. Dietro la porta del bagno si mangiavano Roma. Lui, Marino, con i soldi pubblici si mangiava solo qualche cena…

E ora chiunque arriverà al Campidoglio si troverà di fronte questa città che conosce, pratica, ama, pretende il non si paga la cosa pubblica, il la cosa pubblica si prende e non si paga. Virginia raggi ha già fatto sapere in giro a dipendenti delle aziende pubbliche e rappresentanti di “movimenti” che M5S è “puro” ma mica “matto”, quel che è preso è preso, chi ha avuto ha avuto. A buon elettore, poche parole.