Schengen, tornano i passaporti, per terre assai vicine…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 26 Gennaio 2016 - 14:43 OLTRE 6 MESI FA
Schengen, tornano i passaporti, per terre assai vicine...

Schengen, tornano i passaporti, per terre assai vicine… (foto di repertorio Lapresse)

ROMA – Schengen, ma che mai vorrà dire questa specie di abracadabra, questa sorta di a me gli occhi con cui parlano i giornali e le televisioni? Vuol dire pari pari che quando vai dall’Italia in Francia, o in Germania, o in Olanda, o in Spagna o in Finlandia o in altri 14 paesi d’Europa e viceversa quando da 21 paesi vengono in Italia non ti porti e non si portano il passaporto.

Come te, senza passaporto, attraversano i confini le merci, i Tir, i contratti commerciali, i soldi.Le persone, il denaro e le cose in gran parte d’Europa attraversano i confini senza passaporto e senza dogane. E’ comodo ma soprattutto conviene. A girare senza passaporto e dogane ci si guadagnano miliardi e miliardi rispetto a rimetter passaporti e dogane. Calcoli precisi non ce ne sono ma, ad occhio, se tornano i passaporti per merci e persone gli Stati europei pagano un dazio che va dai 50 ai 100 miliardi di euro.

Partono i bastimenti per terre assai lontane…cantavano gli emigranti italiani che andavano via mare nelle Americhe. Tornano i passaporti per terre assai vicine è la musica, discretamente funebre, che l’Europa sta intonando a se stessa da qualche settimana.

Perché qua e là i passaporti son già tornati, con la foglia di fico del provvedimento provvisorio. Perché sono tanti e forti quelli che vogliono far tornare i passaporti per “soli” due anni. Giusto il tempo, si scommette, di far calare la febbre e il numero dei rifugiati. O comunque tenerli fuori per due anni e poi si vede.

Ma fuori da dove? Fuori dai paesi che non sono il confine esterno dell’Europa. Quindi che i profughi se li “piangano” Italia, Grecia e Spagna. Per un po’, per qualche annetto, per passare da questi tre paesi in altri d’Europa ci vorrà appunto il passaporto. Un paio d’anni e che sarà mai?

Sarà, se sarà, il tutto a casa, l’otto settembre dell’Europa, lo sciogliete le righe, l’ognun per sé e praticamente nessuno per tutti. Sotto il doppio, triplo insostenibile peso di una migrazione di massa che trasporta una cultura per certi aspetti aliena, di una incapacità dei governi di gestire il fenomeno senza perdere consensi interni e opinioni pubbliche ed elettorati in ansiosa ricerca di un nemico da punire perché i bei tempi del welfare, deficit e debito non sono più quelli di una volta, l’Europa sta per ritirare fuori i passaporti.

E, se tornano i passaporti per terre assai vicine, sarà il tempo allora, come disse tempo fa qualcuno a proposito dell’Italia, in cui l’Europa sarà “una espressione geografica”.