Sky Sport inventa in telecronaca il “trans agonistico”. Corre molto e…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 6 Febbraio 2017 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sky, anzi Sky sport: diretta della finale della Coppa D’Africa che non sarà il Mondiale però non è neanche Barletta-Lumezzane. Sono gli ultimi minuti, il Camerun sta conquistando la Coppa, ha da poco segnato il due a uno con un gol alquanto da favola: stop di petto, sombrero sul difensore, girata a mezza altezza e palla in rete. Un mezzo infortunio a centro campo e uno degli allenatori, quello del Camerun appunto, dà ordine a uno della panchina di entrare a sostituire il compagno dolorante.

Due che gli stanno attorno gli fanno il cenno con le dita: tre! Glielo fanno più volte il cenno con le tre dita e glielo gridano pure. Finalmente il mister (così si chiamano) capisce, di sostituzioni ne ha già fatte tre e la quarta non la può fare. Era talmente nel pallone da essersene dimenticato, talmente “dentro” la partita da aver perso la nozione del contesto, come uno che riflettendo intensamente sulla prossima riunione di lavoro cui si sta recando…esca di casa senza pantaloni.

La scena incuriosisce giustamente e purtroppo scatena la coppia Sky al microfono e telecronaca. Uno dei due (sappiamo chi ma non lo diciamo quale dei due perché responsabile è anche l’altro che comunque “copre”) spiega al pubblico alla vista e all’ascolto. “E’ il trans agonistico”. Il trans, agonistico. Non è un lapsus, uno dei due (Dario Marcolin-Gabriele Giustiniani) lo battezza proprio così: il trans agonistico.

Deve essere un signore che si veste e si attrezza da signora, indossa abiti femminili, talvolta muta non solo il suo look ma anche la sua anatomia in senso femminile. In qualche caso ne fa una professione di questo vestimento-travestimento, vendendo il suo corpo reso appetibile (un mercato c’è) dall’equivoco. E che fa tanto sport, corre tanto, si allena, partecipa a competizioni, appunto un trans agonistico.

Ora se è assolutamente vero che per giocare bene a pallone non è necessario parlare bene, di certo l’esenzione dal sapere quel che si dice dovrebbe essere meno estesa quando appunto si va a parlare in televisione. Si può ovviamente sorridere della minuscola ignoranza della coppia Sky che non sa cosa sia la tranche agonistica, che ignora la radice francese della parola e il suo significato. E che dà vita all’improbabile e grottesca figura del trans agonistico.

Si deve sorridere e non farne una predica noiosa. Però gli ex calciatori e allenatori che vanno a commentare le partite Sky li paga, sono indirettamente pagati dagli abbonati. E quindi sarebbero tenuti ad una prestazione anche verbale decente, non fosse che per rispetto dei paganti. Qualcuno, non certo tutti, non ce la fa. Non ce la fa proprio ad esprimersi in italiano intellegibile qualche seconda voce Sky (per non parlare di Rai Sport…). D’altra parte, quale italiano? In qualche luogo dello sport in tv un giorno deve essere arrivata una circolare che aboliva il pronome “suo” e obbligava all’uso improprio del “proprio”. E via, sono sempre i “propri compagni” e mai i “suoi compagni”. Chissà che glielo ha detto ai cronisti sportivi di dire così, forse un trans agonistico.