Strage Orlando, chi il mandante? Allah, Mr Rifle, la Bibbia?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 13 Giugno 2016 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA
Strage Orlando, tre sospettati: Isis, Mr Rifle e... la Bibbia

Strage Orlando, tre sospettati: Isis, Mr Rifle e… la Bibbia

ORLANDO – Il Califfato nero, l’isteria religiosa nel nome (ma non certo per conto) di Allah. Oppure ‘mr Rifle’, la passione, il vizio, la religione civile e incivile del fucile di cui gli Usa continuano ad essere invaghiti. O ancora la Bibbia, o meglio la sua lettura bigotta e ossessiva nei vari e diffusi “evangelismi” che si dilettano e impegnano ad estirpare dalla faccia delle terra la scienza che non sia dio, la storia che non sia di dio, i gay che non sono di dio …

Allah, Mr Rifle e la Bibbia sono tre i principali sospettati per la strage di Orlando, in Florida, dove un islamico-americano, di genitori afgani, omofobo, ha preso spunto dall’assalto al Bataclan di Parigi ed ha fatto strage in un locale gay. Uccidendo 50 persone prima di essere ucciso lui stesso. I tre sospetti in una sola mente, un’associazione a sterminare.

Il ‘lui’ in questione si chiama, anzi chiamava, Omar Mateen. Nato 29 anni fa a New York da una famiglia di origine afgana, Omar era cittadino statunitense e viveva in una cittadina a quasi 200 chilometri dal luogo della mattanza, Fort Pierce. Prima di diventare guardia giurata provò a fare domanda d’ammissione all’accademia di polizia e, secondo chi lo conosceva, oltre ad essere un amante del body building, partecipava alle preghiere della sera al Centro islamico di Orlando tre-quattro volte alla settimana insieme al figlio minore. L’imam Syed Shafeeq Rahman lo ha descritto come un uomo schivo, che non socializzava con nessuno, ma non aveva mai manifestato inclinazioni violente.

Tesi questa non proprio condivisa dall’ex moglie di Omar: “Non era una persona stabile. Era bipolare. Mi picchiava e lo faceva anche solo perché il bucato non era pronto e cose del genere”, ha dichiarato. I due si erano conosciuti online e dopo qualche tempo lei si era trasferita in Florida per stare con lui. Otto anni fa il matrimonio, nel 2011 il divorzio. “Sembrava una persona normale” ha aggiunto la donna, secondo la quale l’ex marito non era un fervente religioso: “Preferiva trascorrere il suo tempo in palestra”. E, sempre stando a quanto raccontato dalla ex moglie, assumeva anabolizzanti.

L’Fbi ha ammesso, in imbarazzo, di aver interrogato due volte, nel 2013 e nel 2014, Omar in quanto sospettato di possibili legami con il terrorismo ma il padre, Seddique Mateen, ha assicurato che l’azione del figlio “non ha nulla a che fare con la religione”. Secondo lui, l’uomo si sarebbe infuriato per aver visto degli uomini che si baciavano tra loro. Omar però ha chiamato il 911 dal Pulse, il locale teatro della strage, per giurare fedeltà allo Stato Islamico che, e non è un indizio, ha rivendicato la strage.

Capire chi, o che in misura tra l’ideologia del Califatto e l’omofobia figlia di una chiusura mentale che è prodotto di tutti gli integralismi ma che, in America, ha l’aspetto e il nome soprattutto dell’integralismo cristiano, è opera complessa. Avranno pesato più nella testa di Omar i video di propaganda in arrivo dal medio oriente, le predicazioni di qualche imam intrise di odio o le marce dei contro aborto, dei movimenti per la vita che degli omosessuali farebbero volentieri a meno, magari delle avance ricevute e subite dallo stesso assassino?

Quel che è certo è che sia il Califfato nero che la Bibbia impugnata da coloro che vogliono e talvolta provano a giustiziare abortisti e gay hanno trovato in ‘mr Rifle’ un alleato potente e micidiale. Commentando le cronache in arrivo da oltreoceano ieri sera, qualcuno, ha posto la domanda: “Ma vi immaginate se negli anni ’70 in Italia le Br e i terroristi neri avessero avuto accesso a tutte le armi a cui si ha accesso in America?”. Già, perché l’odio di Omar, che fosse di matrice islamica od omofoba, si è presentato armato di un fucile da guerra comodamente acquistato pochi giorni prima della strage (lo ha confermato l’Fbi). Acquistato in quel meraviglioso Paese che sono gli Stati Uniti da un soggetto che, nonostante fosse nella lista degli ‘attenzionati’ dai Federali, aveva accesso ad armi da guerra e faceva anche la guardia giurata.

Barack Obama è tornato a dire che in America “è troppo facile procurarsi armi” ed Hillary Clinton ha chiesto una stretta che impedisca a sospetti terroristi e criminali l’accesso a queste. Parole che resteranno però tali nel Paese dove è vietato servire un minore nei bar dove si beve birra, ma dove si possono comprare fucili mitragliatori e bombe a mano più facilmente delle sigarette. “L’odio per la diversità incontrò il supermarket delle armi libere. Felici s’imbracciarono”, recita la vignetta di oggi del Manifesto. Aggiungiamoci la rivendicazione dell’Isis ed ecco che i 3 principali sospettati diventano, in un attimo, 3 complici. E un funesto danno collaterale: forse qualche voto in più a Trump.