Tasse casa: “prioritariamente” e 6 per mille le due trappole sanguisuga

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 8 Gennaio 2014 - 15:25 OLTRE 6 MESI FA

imu-300x199ROMA – Aumento sì, detrazioni forse. L’aumento è quello delle aliquote della nuova tassa sugli immobili, la Tasi, che arriverà, è sicuro: c’è solo da sapere se l’aliquota massima sarà del 3,o 0 del 3,5 per mille nel 2014 per la prima casa e del 11,1 o dell’11,6 per la seconda casa. Aliquote fissate nella legge di tabilità rispettivamente al 2,5 e al 10,6 per mille. Legge di stabilità votata dal parlamento nelle ultime ore e giorni del 2013. Ma…abbiamo scherzato. In neanche dieci giorni ci si è convinti che la casa meritava circa un miliardo e mezzo di tasse in più. Ecco, questo è sicuro: un miliardo e mezzo di tasse in più sulla casa rispetto alla legge di stabilità, quando governo e parlamento vogliono far presto ci riescono eccome.

Meno sicure, ballerine e perfino suscettibili di scomparire sono le detrazioni per i proprietari di casa che dovrebbero accompagnare l’aumento dell’aliquota Tasi. Sì, le detrazioni che almeno l’Imu aveva: 200 euro fissi per tutti e 50 euro  figlio in casa fino a un massimo totale di 400 euro. Ora queste detrazioni non sono più fisse, sono appunto ballerine. La nuova versione della legge dirà che gli incassi da aliquota aumentata vanno “prioritariamente” alle detrazioni. In Italia prioritariamente vuol dire l’esatto contrario di automaticamente, in apparenza significa quasi sempre, nella realtà può significare quasi mai. Dipenderà da quanto i sindaci vogliono incassare dalla tassa sulla casa. Poco? Allora ci saranno detrazioni. Molto? Allora niente detrazioni.

Le detrazioni… sarebbero quelle che questo aumento dell’aliquota dovrebbe finanziare e che, però, altrettanto probabilmente arriveranno forse sì e forse no. Ogni sindaco potrà fare come gli pare: concederle le detrazioni alla famiglia numerosa se gli garba. Oppure all’anziano che vive da solo se preferisce. Concederle a chi ha la licenza per dichiarare bassi e bassissimi redditi e negarle a chi le tasse le paga sulla base del reddito reale. Infine, quando un sindaco in nome della “drammatica situazione di bilancio del Comune” dirà che “prioritariamente” non vuo, dire per forza, nessuno potrà dirgli nulla. La Tasi dalla aliquota aumentata nel suo Comune viaggerà senza detrazioni.

Aumentata al 3 o al 3,5 per mille nel 2014 (l’Imu era nel 2012 al 4 per mille con detrazioni). Ma chi volesse notare e lamentare che così nel 2014 tra Imu e Tasi quasi pari e patta stiamo e quindi l’Imu non è sparita ma ha solo cambiato nome, stia attento prima di lamentarsi. Il peggio, il quasi incredibile deve ancora venire: nel 2015, le suddette aliquote potranno schizzare fino al 6 per mille (solo per la prima casa) facendo sfondare ogni residuo limite alla pressione fiscale italiana e anche quello del buon senso e della credibilità. Sei per mille dal 2015, il 50 per cento in più dell’Imu di Monti. A conti fatti ricorderemo la tassa di Monti come una tassa leggera e chi avrà memoria ricorderà l’Ici maldestramente abolita come una carezza. Ad ogni tassa abolita ne corrisponde una sorgente più grossa e più grassa. Una sola preghiera: non abolite più nessuna tassa.

Ma rimaniamo per ora a quello che sta accadendo oggi e a quello che gli italiani dovranno pagare quest’anno. Sarà oggi in discussione a palazzo Madama il decreto che dovrebbe cambiare l’appena varata legge di stabilità innalzando le aliquote che i comuni potranno applicare alla Tasi. L’asticella del prelievo dovrebbe essere alzata di uno 0.5 per mille, che tradotto in euro significa circa 850 milioni in più, portando il prelievo massimo sulla prima casa al 3 per mille e sulla seconda all’11.1. Anche se non è escluso un aumento dell’1 per mille.

Recita la legge che, questo aumento, dovrebbe servire per finanziare “prioritariamente” le detrazioni che sulla Tasi, ad oggi, non esistono. A differenza della vecchia Imu, la nuova tassa sugli immobili non prevede infatti detrazioni di sorta, cosa che potrebbe tradursi con conti più salati per molti proprietari di casa, specie quelli che possiedono immobili di piccolo o medio valore. Idea nobile, ma sarà realizzata?

Chi conosce l’Italia, e chi qui paga le tasse, starà già tremando leggendo la parole “prioritariamente”. Non serve infatti né un economista né uno smaliziato politico per sapere che spesso, se non sempre, le priorità vengono disattese.

Tanto per fare un esempio, Roma, che è alle prese con un bilancio non certo florido, potrà come dalla legge consentito alzare le aliquote della Tasi. “Prioritariamente” dovrebbe destinare le risorse al finanziamento di qualche detrazione ma, avendo problemi di bilancio, potrebbe decidere il sindaco Marino di impiegare quei fondi in altro modo. A molti verrà in mente l’ombrello di Altan.

Ma non è tutto, perché se l’aumento di oggi può apparire, e anzi appare giustamente come una “fregatura” per i contribuenti che si troveranno a pagare di più in nome di una promessa di detrazione che sarà diffusamente disattesa, peggio, molto peggio andrà l’anno prossimo. Si questiona infatti sull’aumento al 3 o al 3.5 per mille del prelievo per il 2014 dimenticandosi, più o meno inconsapevolmente, di quello che è già legge per il 2015. E cioè che, dall’anno prossimo, il nuovo tetto per le aliquote comunali della Tasi sarà il tetto di un grattacielo: il 6 per mille. Un aumento che è già nero su bianco, stabilito e ufficiale. E un aumento che porterà al tassazione sugli immobili, che questo governo ha detto di aver cancellato o comunque ridotto, a livelli mai toccati nel nostro Paese.

Sei per mille è una mostruosità, al di là dell’immaginabile ma già realtà. Ma non si fermeranno neanche lì le tasse sulla casa, non si fermeranno fino a che qualcuno non fermerà, stopperà, ribalterà l’idea, l’abitudine e la pratica di considerare diritto acquisito da finanziare ad ogni costo ogni spesa che porti il timbro di un Comune o di una Regione. Questa corsa folle all’aumento dell’aliquota Tasi nasce dalla voglia matta dei Comuni di “rientrare” dei tagli di spesa decisi dai governi centrali nei loro confronti. I Comuni da anni incassano meno soldi dallo Stato centrale e da anni sono impegnatissimi quindi ad aumentare tasse locali per portare in cassa più o meno gli stessi soldi. raccontano sia opera faticosa e meritoria, invece è disastrosa e contundente. Dovrebbero spendere meglio e meno e non auto esentarsi da ogni spending rewiev auto rimborsandosi con altre tasse.

Un esempio? La mini Imu: ora i Comuni tuonano contro il governo che non trova 400 milioni per non far pagare ai contribuenti la Mini Imu 2013 il 24 gennaio 2014 con relativa tortura burocratica per calcolarla. Dicono i Comuni che si potevano trovare quei soldi tassando il gioco d’azzardo e che sono “balle” quelle accampate dal governo. Bene, qualcuno ricordi ai Comuni che sono stati loro i Comuni ad alzare l’aliquota Imu nel 2013 non di 400 milioni ma di più di un miliardo e qualcuno gentilmente potrebbe fare osservare agli indignati sindaci che 400 milioni divisi per migliaia e migli di Comuni li potevano trova loro evitando di spenderli contando che qualcun altro, lo Stato o il contribuente, avrebbe pagato piè di lista?