Vincenzina Ingrassia vendetta: morte lenta ad Alfio Longo

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 28 Agosto 2015 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA
Vincenzina Ingrassia vendetta: morte lenta ad Alfio Longo

Vincenzina Ingrassia,

ROMA – Lo racconta il comandante provinciale dei Carabinieri, lo racconta Alessandro Casarsa alle agenzie di stampa e alla radio del Sole 24Ore: “Quella di Vincenzina Casarsa è stata una ferocia…liberatoria”. Sì, liberatoria perché la donna, 60 anni, voleva liberarsi del marito Alfio Longo, 67 anni. Ma soprattutto voleva liberarsi di anni e anni di angherie e violenze subite proprio per mano di quell’uomo. E quindi ha inflitto non solo la morte, ma anche la tortura di una morte lenta, di qui la ferocia.

Spiega l’ufficiale dei Carabinieri che ce n’è voluto del tempo perché l’uomo morisse dopo essere stato colpito alla testa. Colpito con lo stesso ciocco di legna con cui lui aveva in altra occasione colpito la moglie. E durante quel tempo Vincenzina ha ripercorso anche ad alta voce anni ed episodi di cattiverie e maltrattamenti, li ricordava, a mo’ di sentenza, all’uomo che moriva per mano sua. Ricordarglieli mentre spirava e infliggergli la morte, spaccargli la testa con lo stesso ciocco con cui lui la picchiava. Non proprio, non certo un omicidio d’impulso, piuttosto la conclusione di qualcosa covata a lungo.

C’è infatti anche il sospetto che Vincenzina abbia somministrato ad Alfio qualcosa per farlo dormire. Addormentarlo per poterlo colpire con precisione ed efficacia. Insomma è stata vendetta. Una vendetta che prevedeva nella mente di Vincenzina come punizione e contrappasso adeguato la morte lenta di Alfio. E così è stato.

Foto Ansa