Dimissioni Marino. Iniziò con unioni civili. Ma Vaticano…

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 13 Ottobre 2015 - 08:32 OLTRE 6 MESI FA
Dimissioni Marino. Iniziò con unioni civili. Ma Vaticano...

Foto d’archivio

ROMA – Se sei il Sindaco di Roccacannuccia, può anche darsi che la scampi ma se governi Roma ed istituisci, nella più importante città della cristianità al mondo, niente che meno il Registro Unico delle Unioni Civili, allora gli strali del Vaticano è veramente difficile evitarli. Cosa può accadere è sotto gli occhi di tutti, inimicarsi a Roma la potente Curia Vaticana significa perdere la più importante ed influente  sponda nella società civile (e nei partiti) e quindi gran parte di quel consenso che comunque Marino non ha saputo coltivare in questi due anni e mezzo.

La vicenda per grandi linee è questa.

Marino (che una volta eletto, citando Flaiano, si autodefinì un marziano, senza sapere che a Roma anche i marziani sono cattolici) un po’ per tenere fede ai suoi impegni elettorali, un po’ per intima convinzione  istituisce il registro unico delle unioni civili, chiarendo che la delibera ha solo un ambito di competenza comunale. Si trattava di annotare  la volontà da parte dei conviventi di fatto a che il Comune prendesse atto dello stabile e consolidato rapporto tra persone legate da vincoli affettivi, indipendentemente dalla identità o diversità del sesso.

Pochi gli impegni presi dal Sindaco, qualche sgravio fiscale e qualche contributo economico, insomma una pura presa di posizione ideologica ed un monito all’esecutivo, a questo come a quelli precedenti, che sulla regolamentazione delle convivenze civili hanno lasciato naufragare praticamente ogni proposta da ovunque arrivasse. Ovvio quindi il ritorno di immagine dei Sindaci marziani, che un po’ in tutta Italia hanno tentato di forzare la mano a Governo e Parlamento, intervenendo con l’Istituzione dei Registri delle Unioni.

Ma Marino non s è limitato a questo. La delibera n. 1 del 28.1.2015 prevedeva anche la trascrizione nei registri dello Stato civile, del matrimonio contratto all’estero da cittadini italiani sulla base di leggi esistenti in altri Paesi che regolamentano le unioni anche tra persone dello stesso sesso, violando quindi secondo il Ministero dell’Interno, quelle che sono le competenze Statali.

La presa di posizione di Marino non poteva passare inosservata agli occhi della Curia e dei suoi mandatari governativi, Alfano in testa, ed infatti il Prefetto di Roma quale organo del Governo sul territorio, aveva annullato le trascrizioni eseguite, anche se poi il TAR del Lazio ed il Consiglio di Stato avevano statuito che questo avrebbe potuto farlo solo il Giudice Ordinario, cosi rimettendo la palla al centro. Non è mancato l’arrogante monito da parte del Ministro degli Interni affinchè i Prefetti vigilassero sulla lesa maestà Oltretevere.

Si susseguivano quindi diverse prese di posizione da parte del Vicariato e del Comune di Roma ma senza uscire dall’impasse. I registri ci sono ancora e le trascrizioni pure, in attesa di una legge che regoli organicamente la materia su tutto il territorio nazionale.

E’ difficile non porre in relazione le esternazioni sull’Atlantico di Papa Francesco con la delusione ricevuta  dal cattolicissimo marziano  ex Sindaco di Roma che si è messo decisamente di traverso, vanificando un lavorio trasversale che correva da destra a sinistra passando soprattutto per il centro e che aveva già sortito buoni frutti affondando una legge, quale quella dei PACS (pensata da un’altra cattolica, la Rosi Bindi) che era in dirittura d’arrivo in Parlamento e di cui manco si parla più.

Ad intonare il de profundis per la sorte del povero Marino dopo l’uscita ad alta quota del Pontefice è arrivata la “lettera alla città” del Cardinale Vicario Vallini che in perfetto stile curiale, spiega che l’alto monito altro non è  “che un nuovo tassello che si inserisce nella costante attenzione della diocesi di Roma per la Capitale”.

Alfio Marchini e gli altri competitor a futuro sindaco della capitale sono avvisati, Santa Romana Chiesa veglia su di loro.