Renzi ostaggio di De Luca: il metodo Marino costa troppo e..

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 13 Novembre 2015 - 06:56 OLTRE 6 MESI FA
Renzi ostaggio di De Luca: il metodo Marino costa troppo e..

Il caso De Luca conferma la vecchia regola che in politica contano i voti

Allora le cose stanno così, Ignazio Marino non era neanche indagato ed è stato costretto a dimettersi.
Vincenzo De Luca , stando alle indagini in corso, è indagato di concussione per induzione, nuova figura giuridica introdotta dalla Legge Severino, che punisce chi induce taluno a dare o promettere indebitamente denaro od altre utilità.
La nuova ipotesi di reato introdotta, punisce quindi la condotta di chi è concusso mediante induzione.
L’utilità derivata a De Luca sarebbe consistita nella rassicurazione ricevuta, che il ricorso al Tribunale civile di Napoli, competente a decidere sulla sua decadenza dalla carica di Governatore, sarebbe stato accolto.
La minaccia, quella che sarebbe stato respinto se non fosse stato accontentato il marito del giudice Anna Scognamiglio, relatore nel procedimento e moglie dell’avvocato Guglielmo Manna, che aspirava ad un incarico dirigenziale nella sanità campana, minacce formulate per il tramite di intermediari ma a cui De Luca non avrebbe saputo resistere.
La questione ovviamente sarà affrontata nei tribunali competenti, ma dal punto di vista politico è difficile non scorgere la differenza di trattamento riservata a Marino accusato di fatti certamente meno gravi rispetto alle accuse mosse a De luca che, se dimostrate, paleserebbero (l’ennesima) storia di intollerabile malcostume che stavolta vede coinvolti, parimenti responsabili, la politica e la magistratura.
Nonostante tutto ciò, De Luca è difeso a spada tratta dal Partito Democratico che, tacendo o tirando in ballo le solite (e scontate) garanzie costituzionali sulla presunzione di innocenza, di fatto non assume una posizione chiara come è accaduto a Roma.
Quale potrebbe allora essere il motivo della diversa presa di posizione del Pd rispetto a quanto accaduto con il sindaco Marino?
Esclusa la divertente trovata, continuamente veicolata dei dirigenti del Partito Democratico, secondo cui sono stati i cittadini romani a defenestrare Marino, la più logica spiegazione risiede nell’allergia che prova Matteo Renzi nei confronti dei non allineati e nel “favor” garantito agli uomini dell’apparato, meglio ancora se capaci di catalizzare l’indispensabile consenso elettorale che fatalmente vede ridursi quello a favore dei 5 stelle.
In altri termini, se Renzi scarica Marino, verso cui non ha mai nutrito grandi simpatie, in termini elettorali non gliene deriva un gran danno, se scarica De Luca, rischia una emorragia di voti che non può permettersi.
In definitiva, esattamente quello che è sempre successo nella prima e nella seconda Repubblica, con buona pace delle illusioni rottamatorie spacciate dal nuovo corso renziano.