Aldo Moro. Mons. Antonello Mennini parlerà, ma non aspettiamoci “rivelazioni”

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 8 Marzo 2015 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA
Aldo Moro. Mons. Antonello Mennini parlerà, ma non aspettiamoci "rivelazioni"

Antonello Mennini, nunzio apostolico del Vaticano a Londra, parlerà sul caso Moro

ROMA – Non si capisce perché, ma c’è una recrudescenza del caso Moro, lo statista democristiano sequestrato e ucciso dalle Brigate rosse il 9 maggio del 1978, dopo 55 giorni di prigionia. A 37 anni da quel tragico evento, per l’uomo Aldo Moro, per la sua famiglia e per la Repubblica, vediamo gli uomini di legge tornare a via Fani per nuovi rilievi scientifici. Semmai ci saranno resi noti gli esiti, capiremo se si tratta di esibizionismo, perdita di tempo o rivelazione del mistero. E non è finita qui.

Lunedi  9 marzo, la Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro interrogherà monsignor Antonello Mennini, fino ad oggi protetto da immunità in quanto ambasciatore (nunzio apostolico) del Vaticano a Londra. Papa Francesco ha acconsentito alla deroga. I giornali si affrettano a leggere nel gesto del Papa una voglia di verità, nel senso che finalmente l’arcivescovo alzerà il velo sul suo ruolo (del tutto presunto) di mediatore fra le Brigate rosse e Papa Paolo VI, lui Mennini che fu confessore dello statista ucciso e – secondo illazioni – persino il prete (allora vice-parroco) che gli avrebbe impartito l’estrema unzione.
Tutto questo dire e rivelare si basa esclusivamente sulle parole di Francesco Cossiga, che fu Presidente e Picconatore della Repubblica, morto nel 2010. Cossiga, che era ministro dell’Interno al tempo del sequestro di Aldo Moro, in seguito non ebbe remore a indicare in Giulio Andreotti il mandante dell’assassinio.

Cossiga, come si sa, lasciò la carica di ministro perché, anche personalmente, segnato dalla tragedia di Moro, che era suo amico. Una ferita che non si richiuse mai nella sua anima, neanche quando nel 1985 Ciriaco De Mita lo fece eleggere al Quirinale al primo scrutinio.
In tutti questi anni, voci e insinuazioni sono scivolate senza mai fare “esplodere” il caso. I pistaioli puntano le ultime fiches sull’audizione di lunedi, per arrivare finalmente a capo del mistero. Puntata probabilmente destinata a essere incassata dal banco del nulla. I pistaioli medesimi si aggrapperanno all'”allontanamento” di Mennini, prima come nunzio a Istanbul e poi a Mosca, perché il Vaticano voleva tenerlo lontano dal luogo del delitto.

Una bufala: l’arcivescovo, infatti, durante il Giubileo del 2000 era a Roma, responsabile degli Affari italiani. Monsignor Mennini dirà (si accettano scommesse) che lui, che era stato il suo confessore, mai entrò nel carcere delle Br, mai incontrò Moro, mai diede l’estrema unzione allo statista. Perché fino ad oggi non ha parlato? Chi conosce la famiglia Mennini sa della discrezione e della fedeltà al Papa. Non è gente che chiacchiera sui giornali. Solida famiglia della borghesia romana vicina al Vaticano. Il padre Luigi fu amministratore delegato dello Ior, e undici figli: manager, magistrati, suore, preti. E poi il primogenito Piergiorgio, morto l’estate scorsa a 75 anni, Provinciale dei Gesuiti dell’India, dove era missionario da più di 40 anni; Antonello, arcivescovo e ambasciatore oggi a Londra, che fu il primo inviato alla riapertura della Nunziatura a Mosca.
Perché Papa Bergoglio ha deciso di acconsentire all’interrogatorio di Mennini sul caso Moro? Probabilmente, molto probabilmente, per scrivere la parola fine su una “favola” propalata dalla buonanima di Cossiga. Si può facilmente prevedere che il mistero di Moro resterà tale e quale. Con buona pace dei cercatori di verità, in nome del vecchio Picconatore.