Pd e non solo: il popolo chiede scelte, è stanco delle primarie

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 29 Settembre 2014 - 15:07 OLTRE 6 MESI FA
Pd e non solo: il popolo chiede scelte, è stanco delle primarie

Foto Lapresse

ROMA – Può darsi pure che sulle primarie in Emilia-Romagna abbia influito l’inchiesta della magistratura sulle cosiddette spese pazze del consiglio regionale. Può darsi che il solo chiacchiericcio scandalizzato abbia creato un effetto-nausea sui cittadini. Può persino darsi che il corpo vivo del Pd abbia avuto un moto di repulsione verso i suoi candidati, più o meno renziani. Rimane il fatto che Stefano Bonaccini, il vincitore, diventata il candidato governatore con il viatico di pochi intimi, rispetto alla tradizione delle masse ex-comuniste della Rossa d’Italia.

Bonacci è stato di certo favorito dal ritiro di Matteo Richetti, anche lui inquisito ed archiviato nel tempo di un tuono. Ma l’esiguo numero di votanti (crollati dell’80 per cento) qualche problema lo pone.

La prima considerazione che viene in mente è che il plebiscito pro-Renzi alle europee abbia depotenziato le competizioni interne al Pd; nel senso che il popolo si esprime nelle urne vere, non nei surrogati di partito. A Bologna è successo qualcosa di più significativo: senza Richetti, Bonaccini avrebbe stravinto, a prescindere dal numero di votanti, e quindi era inutile votare. Ma la sensazione più generale dice che le primarie, che fecero re Prodi, stiano passando di attualità, come fossero una moda, e le mode passano.

Forse il popolo, dopo vent’anni di recriminazione verso i partiti, e dopo l’antipolitica del berlusconismo e del grillismo, ha riscoperto con Renzi la pietra filosofale della politica. In che senso? Nel senso che Renzi si comporta col piglio di chi, investito di una responsabilità, decide tagliando le discussioni inutili. Il giovane e frizzante premier da’ l’idea che i partiti debbano essere fatti di classe dirigente che sceglie e va avanti per la sua strada. Ecco, forse il popolo vuole che qualcuno si assuma le responsabilità senza interpellarlo ogni due per tre.

È questa la strada del “se avanzo, seguitemi….”? È l’anticamera di una nuova marcia su Roma? A parte la considerazione che Lui, il duce, ebbe per una lunga pezza un consenso plebiscitario…non pare in pericolo il nostro sgangherato Stato democratico. Semplicemente, par di capire, si prende atto (Renzi imperante) che i partiti sono tornati e che, al netto di abusi e privilegi, possono persino essere utili. E che facciano allora quel che devono. Scelgano uomini competenti per fare i governatori e i sindaci, e non stiano a romperci l’anima con le urne aperte anche per i capocondomini. Sarà esagerato, ma l’Emilia rosé forse manda dire questo.