Se non riparte l’economia che ci facciamo con le riforme?

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 1 Agosto 2014 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA
Se non riparte l'economia che ci facciamo con le riforme?

Se non riparte l’economia che ci facciamo con le riforme?

ROMA – Che Matteo Renzi avrebbe governato a colpi di riforme, si sapeva. Che sarebbe stato un carrarmato senza freni, si sapeva pure. Questa era la sua scommessa per la vita, e lui non aveva mai nascosto le sue intenzioni. Il popolo era con lui, e forse lo è ancora. Il miracolo del 40 per cento del Pd alle elezioni europee era stato, appunto, un miracolo, che è poi un fenomeno inspiegabile per la scienza.

Le urne avevano depresso Beppe Grillo e Associati, avevano tramortito Silvio Berlusconi, avevano indotto a maggiore obbedienza Angelino Alfano. Giorgio Napolitano, dal Quirinale, aveva benedetto, sicche’ il prodigioso Renzi aveva visto davanti a se’ aprirsi praterie.

Ora, siccome in politica le cose non sono date una volta per tutte, le attuali baruffe parlamentari segnalano che le gli indiani delle praterie venderanno cara la pelle. E, quel che è peggio, le baruffe parlamentari segnalano un disagio per pochi intimi, mentre lo scollamento fra popolo e ceto politico ricomincia a comparire a dosi da cavallo. E’ il litigio continuo fra uomini dello stesso partito che rida’ corpo alla sfiducia. Le riforme costituzionali, la retrocessione del Senato, l’Italicum e tutto il resto, infatti, appassionano sempre di meno il popolo. Il quale, come in tutte le epoche e sotto tutti i cieli, reclama pane e lavoro, con una dose di circense. Come dire che tutte le mattine il pensiero va alle tasse, ai disoccupati, ai giovani, al degrado (sempre lo stesso) del Sud, alla ventilata ripresa che sta diventando stagnazione.
E poi, ciliegina sulla torta, il mitico Cottarelli, l’uomo dei tagli salutari, se ne va. Segno infausto.

Roma discute mentre Sagunto brucia. E’ questa la sensazione che si ha, ascoltando i tormenti dei cittadini normali, che non si intendono di Riforme, ma hanno figli da mantenere o che non trovano lavoro. Si aspettavano da Renzi buone notizie sul come mettere insieme il pranzo con la cena, le bollette con la Tasi, cioè un presente meno complicato e un futuro meno incerto. Questi cittadini si fidano del premier, non si accaniscono più nel fare della politica tutto un fascio, gridano meno al ladro. Ma non riescono a capire che cosa porterà di buono, adesso, tutto questo parlare di Riforme con la maiuscola.

Percepiscono una utilità remota e non certa. Non vedono utilità prossime e certe. Non sono grillini arrabbiati, sono persone normali, che adesso sentono anche riparlare di elezioni. La colpa non la danno ancora a Renzi, ma fino a quando? Fino a quando la scelta non sarà fra fare le riforme e tirare ancora la cinghia. I buchi sono sempre di meno.