Sinodo. Papa Francesco come Ignazio di Loyola, non ignorare mutamenti del mondo

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 19 Ottobre 2014 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA
Sinodo. Papa Francesco come Ignazio di Loyola, non ignorare mutamenti del mondo

Papa Francesco come Ignazio di Loyola, non ignorare mutamenti del mondo

ROMA. La Chiesa del Sinodo sulla famiglia si divide e desta meraviglia negli osservatori, Ma, ragionando con qualche cognizione di causa, sarebbe più corretto dire che la Chiesa non si spaventa della sua divisione e non la nasconde al mondo. È bene? È male? Diciamo che, di questi tempi, è inevitabile e anche auspicabile. Al bisogno di sapere non si sfugge. Questo deve aver pensato Papa Francesco, quando ha invitato e un po’ “costretto” i padri sinodali alla “paressia”, al parlar franco, senza infingimenti; a dire quello che ognuno di loro pensa veramente.

Il pontefice li ha messi a loro agio, cardinali e vescovi si sono comportati come se non vedessero l’ora di dirsi le cose senza giri di parole. La novità è nella pubblicità della discussione, non nella divisione fra maggioranza e minoranza.

La novità è nel fatto che sappiamo come sono andate le cose: sugli omosessuali e sulla comunione ai divorziati risposati, la relazione di Walter Kasper ha ottenuto la maggioranza, ma non i due terzi dei consensi previsto dagli statuti. Sugli altri canoni, meno divisivi, il consenso è stato largo. Adesso che cosa succederà? Succederà che il vero Sinodo ha inizio da oggi, visto che le decisioni con i timbri saranno prese fra un anno. Francesco ha voluto saggiare lo stato delle gerarchie ecclesiastiche, il loro orientamento.

Un anno di Sinodo aperto servirà a capire che cosa serve davvero alla Chiesa per restare collegata al mondo di oggi, refrattario alle regole e sempre più orientato a cancellare la parola “peccato” dai suoi comportamenti liberi e insindacabili. Il Papa è stato netto nel cancellare dalla discussione i vocaboli “conservatore” e “progressista”. I pastori di anime non sono chiamati a schierarsi secondo le mode della politica, ma a confrontarsi sull’interpretazione della parola di Dio, senza ignorare i mutamenti del mondo, secondo l’insegnamento di Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, e riferimento costante di Francesco.

Spetterà a lui, il papa, l’ultima parola a conclusione dei lavori sinodali. Sarà lui a dover trovare una soluzione che non metta a rischio l’unità della Chiesa. Per adesso si può solo prevedere che Francesco vorrà una Chiesa “con le porte aperte a tutti”, ai “peccatori” innanzitutto perché nel Vangelo una pecorella smarrita vale più delle cento che stanno nell’ovile. Il che induce a pensare che la relazione del cardinale Peter Erdo e dell’arcivescovo Bruno Forte, contestatissima dai conservatori Gerard Muller e dai suoi, abbia avuto l’avallo del Papa. I compromessi sono possibili, ma la strada è tracciata.