Attacco a Sergio Mattarella: Giuseppe Turani sulla tempesta informatica contro il presidente

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 8 Agosto 2018 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA

Attacco a Sergio Mattarella: Giuseppe Turani sulla tempesta informatica contro il presidente

ROMA – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato vittima di una tempesta informatica, anche dall’estero, attraverso 400 account Twitter falsi. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Giuseppe Turani sul suo blog Uomini & Business parla dell’attacco informatico e ritiene che a lanciarlo possa essere stata proprio la Casaleggio & Associati. Ecco il suo articolo:

“Attacco al presidente Mattarella. Una storia così sgangherata che Le Carré nemmeno avrebbe voluto leggerla, non scriverla.

Siamo al 27 maggio a il presidente della Repubblica ha appena mandato a picco il primo governo Conte (quello mai nato) perché aveva come ministro dell’economia, Paolo Savona, notissimo no euro e uno degli autori dei piano B per l’uscita rapida e clandestina dalla moneta unica.

Il “capo politico” (buffa definizione, unica nel mondo, il capo organizzativo è un altro allora…) Luigi Di Maio viene raggiunto da un ex dipendente della Casaleggio, Pietro Dettori, per anni e anni autore del blog di Grillo. Il consiglio è semplice: Mattarella ha esagerato, chiedi subito l’impeachment (inesistente in Italia, peraltro, ma Dettori non è un politico, adesso stretto collaboratore di Di Maio). Giggino registra un video-messaggio in cui dice appunto che “non finisce qui” che va su Facebook. Il primo sasso è lanciato e riscuote, presso il popolo di riferimento, un certo prevedibile successo: sempre all’attacco, come garibaldini.

Dettori, a quanto pare, constata che il messaggio funziona, sfonda. Quella sera stessa Di Maio e l’altro esaltato della compagnia, Di Battista, in un pubblico comizio chiedono l’impeachment di Mattarella.

Quella sera stessa scatta il twitterstorm. Di colpo fanno la loro comparsa 400 account twitter che lanciano messaggi contro il presidente con l’hashtag “#mattarelladimettiti”. Subito ripresi, ovviamente, e rilanciati dal popolo grillino, convinto che sia cominciata una storica battaglia.

Mattarella, però, dietro quella sua aria mite e sempre dimessa, è persona di grande carattere e non si sposta di un millimetro. Anzi, chiama Cottarelli e lo incarica di fare il governo, alla faccia dei leghisti e dei pentacosi. Quando Cottarelli torna al Quirinale con la lista dei ministri, i 5 stelle hanno già fatto marcia indietro. Savona non è più ministro dell’economia (infatti c’è Tria), e nasce il governo gialloverde.

Intanto, qualcuno cerca di far sparire le tracce della tempesta anti-Mattarella su twitter. Con risultati alterni, un po’ l’operazione riesce e un po’ non riesce. Indagini successive rivelano che i 400 account che hanno scatenato la tempesta in realtà sono figli di una stessa mano, anche se figuravano agire da paesi diversi (persino dall’Estonia). Di più, per ora, non si sa. E’ solo venuto allo scoperto che l’operazione sarebbe partita dallo snodo Internet di Milano.

E qui si aprono gli interrogativi. A Milano nella notte fra domenica e lunedì di solito si dorme, alla mattina bisogna andare in ufficio, fare affari, vedere gente. Chi poteva avere il tempo e la voglia di scatenare una tempesta informatica con 400 account falsi, ma tutti a lanciare lo stesso hashtag “#mattarelladimettiti”? L’idea che quella notte ci fossero venti o trenta milanesi svegli incazzati con Mattarella, così solerti da avviare account veri e falsi non sta in piedi.

Non solo. Tutto è stato realizzato nel giro di poche ore, dopo il comizio di Di Maio e Di Battista. Chi poteva aver pronto tutto questo ambaradan? Tutti gli indizi porterebbero verso la Casaleggio & Associati: avevano i mezzi, la competenza e anche la motivazione. Ma tutto sembra troppo semplice, persino per delle menti come quelle della Casaleggio. Forse c’è dell’altro. E per saperne di più bisognerà aspettare la conclusione delle indagini avviate dall’antiterrorismo. Come direbbe Di Maio “non finisce qui”.”