Borse in crisi: colpa degli algoritmi in America, di nuovo..

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 26 Gennaio 2016 - 12:58 OLTRE 6 MESI FA
Borse in crisi: colpa degli algoritmi in America, di nuovo..

Giuseppe Turani: Borse in cirisi, tutta colpa di computer e algoritmi

MILANOBorse mondiali, non è facile capire che cosa stia accadendo e nemmeno in quella italiana. Giuseppe Turani esamina l’attuale crisi in questo articolo, che ha pubblicato anche su Uomini & Business col titolo “La trappola delle macchine”.

Il ragionamento più corrente in questo momento prevede mercati instabili a lungo e spiega quello che sta accadendo con il fatto che sono successe troppe cose insieme.

Il dato più rilevante, è ovvio, è l’inversione della politica monetaria: la decisione cioè della Federal Reserve di rialzare i tassi dopo sette anni di blocco a zero. Ma nel mix degli eventi vanno messi anche il prezzo del petrolio, che rimane ostinatamente basso, e il rallentamento della Cina.

Tutto questo insieme di cose è piombato su dei mercati che non sono più quelli di una volta.Oggi abbiamo mercati che “ragionano” molto meno. Nel senso che sono in azione moltissimi sistemi automatizzati. In pratica computer che vendono o comprano in base al verificarsi di certe situazioni. Di fronte al ribasso del petrolio e al rialzo dei tassi americani la risposta automatica dei computer è molto semplice: vendere azioni, mettersi al ribasso e, magari, comprare un po’ di dollari. Questi sistemi automatizzati sono in grado di scatenare milioni di ordini sui mercati nel giro di pochissimi secondi: è una gara fra matematici di livello su chi fa programmi più veloci.

Questi computer sono tanti, ormai li usano quasi tutti, anche i fondi pensione, per non parlare degli hedge fund. E accade che, poiché in tanti fanno la stessa cosa, alla fine hanno anche ragione: infatti mercati sono instabili e scendono.

La situazione può sembrare incredibile, ma è esattamente così. Il mercato è in mano a algoritmi pensati mesi e mesi fa. Non importa se certi titoli ormai sono largamente sottovalutati. Le “macchine” non lasciano scampo: con il petrolio giù e i tassi in salita, bisogna vendere. E, poiché tutti fanno quella cosa, la cosa sembra quella giusta.

Per capire quando tutto ciò si fermerà bisognerebbe chiedere, più che agli analisti, agli autori degli algoritmi. Probabilmente esiste un punto nel quale smetteranno di vendere. Oppure qualcuno recupererà la ragione e staccherà la spina.

Nel frattempo si è creata una situazione nuova per i tassi americani. A meno di grossi cambiamenti la Fed non alzerà nuovamente i tassi a marzo, lo  farà probabilmente verso maggio (+0,25 punti). Dopo, la Federal Reserve si metterà in osservazione: se la situazione cambia, si va avanti; in caso contrario si sta fermi.