Borse in frenata: colpa della Grecia e della vigilanza cinese

di Vincenzo Longo
Pubblicato il 17 Aprile 2015 - 21:30| Aggiornato il 18 Aprile 2015 OLTRE 6 MESI FA
Borse in frenata: colpa della Grecia e della vigilanza cinese

Borse in frenata: colpa della Grecia e della vigilanza cinese (foto Lapresse)

ROMA – Vincenzo Longo ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business con il titolo “Borse in frenata“. Secondo Vincenzo Longo il calo dei listini è stato provocato dai timori per la situazione greca e da quelli della vigilanza cinese.

Seconda seduta in deciso calo per gli indici europei che hanno chiuso la settimana con la peggior performance da oltre 3 mesi. Il DAX ha registrato un calo settimanale del 5%, il dato più brutto da dicembre scorso, mentre il Ftse Mib ha terminato con un tonfo di oltre 3,5%, la peggior settimana da inizio gennaio. Il mercato sta tentando di dare seguito a una correzione più decisa, dopo il forte rally in atto da inizio anno. Viste le performance importanti realizzate da molti indici europei, crediamo che i cali possano durare ancora qualche settimana, prima che il trend riparta. Non dovremmo essere sorpresi né dell’intensità dei cali né dalla rapidità con cui si realizzano. È possibile che la discesa possa riportare le quotazioni degli indici verso i minimi di marzo, vale a dire un calo del 5-6% dai livelli attuali. Chiave saranno le prossime due settimane, dove il tema Grecia e i dati Usa saranno sotto osservazione del mercato. Il 29 aprile sarà una seduta chiave, visto che ci saranno sia il meeting Fed che la prima stima del Pil Usa del primo trimestre.

La Grecia e i timori di un possibile default sono divenuti così il “capro espiatorio” di questo movimento correttivo. Ormai sembra essere chiaro agli investitori che Atene ha liquidità per arrivare solo sino a fine mese e le scadenze di maggio sono a rischio di non rimborso. Tra queste figurano quelle del FMI, per un importo prossimo al miliardo di euro. Proprio oggi il responsabile del Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale, Poul Thomsen, ha confermato che ci sarebbe una richiesta ufficiale per far slittare le prossime scadenze. Il funzionario ha anche precisato che l’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro possa minare la fiducia sulla stabilità dell’Europa.

Un certo peso sulle vendite di oggi potrebbe averlo avuto anche la decisione dell’autorità di vigilanza cinese, Securities Association of China, di permettere ai fondi di prestare azioni agli investitori per fare short selling.

Tra le valute, il cambio Euro/Dollaro è risalito sino a 1,0850, massimi da oltre una settimana, questa mattina. Nel pomeriggio il biglietto verde ha recuperato un po’ di terreno in scia ai dati superiori alle attese sul fronte dell’inflazione core di marzo negli Usa. Intanto si è confermata valida la correlazione inversa tra le borse europee e il cambio euro/dollaro. Il cross più importante del mondo mette nuovamente nel mirino area 1,1050, il cui superamento permetterebbe di aprire a una fase di consolidamento intorno a 1,15 almeno per tutta l’estate. Segnaliamo, inoltre, che questa settimana la lira turca ha sottratto lo scettro alla moneta unica come valuta peggiore del mondo da inizio anno verso dollaro, complice le difficoltà interne del Paese nel ridurre i tassi, il rialzo del petrolio (di cui il Paese ne è un forte importatore) e le incertezze politiche in vista delle elezioni di giugno.

I segnali di flight to quality emersi sul mercato hanno fatto volare il Bund, con il rendimento sul decennale tedesco che ha aggiornato i nuovi minimi storici allo 0,05%. Forti prese di profitto si sono concentrate sui titoli periferici, con lo spread BTp-Bund che si è allargato sino a 145 punti base, il livello più alto da febbraio. Crediamo che il repentino calo dei rendimenti sui titoli tedeschi possa creare non pochi problemi alla Bce nella conduzione del QE, man mano che i rendimenti si avvicinano al territorio negativo.