Cairo carta contro carta vince e prenderà il Corriere

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 10 Aprile 2016 - 08:55 OLTRE 6 MESI FA
Cairo carta contro carta vince e prenderà il Corriere

Cairo carta contro carta vince e prenderà il Corriere

MILANO –  Cairo diventerà il nuovo padrone del Corriere della Sera, secondo Giuseppe Turani, che ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo “Le carte di Cairo”.

L’operazione di Urbano Cairo sul Corriere dimostra un paio di cose. La prima, Cairo è molto attento e molto sveglio. L’operazione era a portata di mano quasi di chiunque, ma lui ha avuto l’idea e quasi certamente andrà in porto.

Il tutto è di una semplicità quasi diabolica. In estrema sintesi si riduce a questo: Cairo prende il suo baraccone (la 7 più tutto il resto) e lo butta dentro la RCS. In cambio chiede non soldi, ma azioni Rcs. Se gli azionisti accettano lo scambio e gli danno il 51 per cento di Rcs, si prende il tutto. In pratica usa la 7 e il resto per comprarsi la Rcs senza pagare nulla. Dopo, oltre a Rcs avrà ancora (dentro la stessa Rcs) il suo piccolo impero editoriale attuale.

Poiché la Rcs è un caos quasi indescrivibile, subito dopo Cairo darebbe il via a una grande ristrutturazione, che si prevede molto pesante. Infine, ma è importante, l’operazione si fa se le banche promettono di non togliere i crediti e, anzi, di tenere aperte e scorrevoli le attuali linee di credito. In sostanza il messaggio per le banche è questo: io vi rimetto in piedi un vostro debitore morente, la Rcs, ma voi datemi fiato.

Una volta si sarebbe detto che questa è un’operazione carta contro carta, non si vedono soldi, nessuno mette mano al portafogli.

Ma il risultato è quello che si è detto: alla fine Cairo si troverebbe con in tasca la Rcs più il suo attuale impero editoriale. Chapeau.

Può riuscire l’operazione? Credo di sì. E per una serie di motivi.

Il primo è che nessuno ha voglia o interesse a contrastarlo. Sulla piazza non vedo nessuno che voglia davvero la Rcs (forse Della Valle, se gliela regalano). Tutti gli altri gruppi, più o meno grandi, sognano solo di andarsene.

Cairo è, dopo Berlusconi, ma forse ormai anche prima, il più grande venditore che ci sia in Italia. E quindi è capace di convincere anche i suoi eventuali avversari politici che nulla devono temere da lui. Inoltre va detto che, se l’operazione dovesse andare in porto, diventerebbe molto forte nel mondo dei media e un po’ tutti avrebbero interesse a parlargli piuttosto che a incrociare le spade.

Rimane un interrogativo, politico, ma importante. In questi ultimi mesi Cairo ha portato la 7 su posizioni nettamente e sfacciatamente grilline, al limite dell’indecenza. Farà così anche con il Corriere?

E qui le tesi si dividono. C’è chi dice che i grilini sono un bacino grande (25 milioni): e quindi, come ha fatto con la 7, punterà su di loro. Ma può anche non essere vero. La 7, nonostante i 25 milioni di grillini esistenti, si dice, in Italia, quanto a ascolti fa ridere. O la 7 sbaglia qualcosa oppure, ipotesi più credibile, i grillini non guardano nemmeno la tv, ma solo il web. Figurarsi se alla mattina si mettono lì a leggere un mattone come il Corriere. Anzi, probabilmente è già stato uno sbaglio portare la 7 a fianco del pregiudicato genovese: avrebbe avuto più spazio, e più ascolti, rimanendo una tv indipendente e sbarazzina, non allineata. Adesso invece sembra l’Unità degli anni Cinquanta.

Non credo che abbia voglia di ripetere lo stesso errore con il Corriere, giornale già un po’ in difficoltà e che dovrà fare i conti con la corazzata Repubblica-Stampa. Nel giro di pochi mesi si ritroverebbe con in mano un mucchio di polvere e di debiti.

Ma questo è quello che gli direi io, non quello che farà lui. Bisogna aspettare.