Fini, Casini Rutelli: stecca dei “Tre Tenori” di centro chiedere a Berlusconi dimissioni senza voto di fiducia

di Carlo Luna
Pubblicato il 4 Dicembre 2010 - 17:40 OLTRE 6 MESI FA

Hanno presentato, come la Costituzione consente, una mozione di sfiducia alla Camera con 85 firme, che sarà sicuramente appoggiata da PD e IDV. Ma a loro, ai “Tre Tenori” della politica italiana, Fini, Casini e Rutelli, tutto questo non basta. Chiedono a gran voce che la loro mozione non sia votata affatto e che Berlusconi si dimetta prima.

Fa sensazione che uno dei tre richiedenti rivesta una carica istituzionale: dovrebbe battersi per l’apertura di una crisi in Parlamento, come si conviene. Invece la vuole prima e fuori di esso. Difficile che l’ottenga, ma è invece sicuro che con Fini la carica di presidente di Montecitorio ha raggiunto il suo punto più basso.

Si capisce benissimo perché i “Tre Tenori” avanzano la loro richiesta: non hanno nel mirino il Cavaliere ma Napolitano. Se Berlusconi si dimettesse prima del voto partirebbero in posizione di grande vantaggio per chiedere al Quirinale un nuovo Governo: di transizione, di responsabilità nazionale, di armistizio. La definizione conta poco. Senza un voto di sfiducia in Parlamento Napolitano potrebbe, legittimamente, dare l’incarico per formare un governo senza Berlusconi e Bossi.

Se invece si andrà al voto di fiducia la faccenda cambia e non di poco. Infatti l’ipotesi più probabile – nel caso in cui la “campagna acquisti” in corso non sposti significativamente i numeri che conosciamo – è che il Governo sia battuto alla Camera e ottenga invece una vittoria in Senato. A quel punto il voto del Parlamento diventerebbe un fatto politico del quale Napolitano non potrebbe non tenere conto.

In questa squallida crisi il Presidente della Repubblica si è comportato e si sta comportando con grande equilibrio e imparzialità. È stato ed è un punto di riferimento per tutti, anche se qualcuno cerca di tirarlo per la giacca (l’opposizione) e qualche altro reagisce con grande maleducazione (Verdini).  È stata di Napolitano l’idea di far votare nello stesso giorno e in contemporanea Camera e Senato, per non favorire nessuna delle due parti in causa. Questo lascia supporre che – a meno di fatti nuovi – il Capo dello Stato non potrebbe autorizzare la formazione di un governo che già in partenza non fosse in grado di ottenere, come la Costituzione prevede, la fiducia non di uno ma di entrambi i rami del Parlamento.

Quindi se la partita fra i “Tre Tenori” e Berlusconi il 14 dicembre finirà 1 a 1 – come tutto lascia al momento prevedere – la strada delle elezioni anticipate a marzo finirebbe per essere senza alternative valide. Il “Nessun dorma” che Fini, Casini e Rutelli stanno freneticamente intonando in questi giorni si concluderebbe con una clamorosa stecca. Proprio nel suo passaggio più famoso: “All’alba vincerò”!