Fini sembra dare ragione a Di Pietro : “Un politico piccolo, piccolo” contro Berlusconi per opportunismo ma senza strategia

di Carlo Luna
Pubblicato il 10 Novembre 2010 - 12:33 OLTRE 6 MESI FA

Personalmente non mi fa piacere riconoscerlo, ma ha ragione Di Pietro. La proposta di Fini a Berlusconi è “pura idiozia”. Dell’attuale Governo si può dire tutto il male che si vuole, gli argomenti certo non mancano, ma non si può pretendere che sia chi lo guida ad andare da Napolitano per certificare il proprio fallimento. L’ex magistrato, nella sua conclamata rozzezza, dice una cosa vera anche quando sostiene che, se ha deciso di far cadere il Cavaliere, Fini deve correttamente seguire l’itinerario della sfiducia parlamentare.

Lo sgradevole balletto in atto, ribattezzato “giuoco del cerino acceso”, ricorda molto le contorsioni polititiche della prima Repubblica, quando i dorotei s’impegnavano a far fuori un capo del Governo del loro stesso partito ( e talvolta della loro stessa corrente) cambiando alleanze e poltrone. Ad esempio il consiglio dato a Ballarò da Tabacci, secondo il quale per Berlusconi sarebbe addirittura conveniente dimettersi, è quanto di più doroteo si possa immaginare.

“Bisogna stanare Fini” dice sempre Di Pietro. Il problema è capire quanto valga politicamente Fini e dove può portare la sua spericolata e altalenante azione. Fa impressione che colui che occupa la terza carica dello Stato sia entrato così fragorosamente nell’agone politico, come un elefante in una cristalleria. Non era mai successo e crea un precedente pericoloso. E’ certo vero che i presidente delle assemblee legislative non rispondono alla maggioranza che li ha eletti. Ci mancherebbe! Ma non è scritto da nessuna parte che debbano quotidianamente intervenire a sostegno delle tesi dell’opposizione.

In questo modo Gianfranco Fini rischia di rivelarsi come “un politico piccolo, piccolo”, incapace di disegnare nuovi scenari e condannato a brillare sempre di luce riflessa. Un esperto di tattica ma digiuno di strategia. Ha esordito nel Movimento Sociale all’ombra di Giorgio Almirante; è stato poi “sdoganato” da Berlusconi che lo ha portato ai vertici del Governo e delle istituzioni. Ha condiviso pienamente per 16 anni la politica del Cavaliere, votando tutte le leggi da lui proposte, comprese quelle “ad personam” che oggi critica. Ha vinto con Berlusconi e Bossi le ultime elezioni sulla base di una vergognosa legge elettorale che anche lui ha votato, perché anche a lui faceva comodo, e che oggi vuole assolutamente cambiare.

Certo, da quando ha deciso di rompere con Berlusconi è illuminato dagli interessati riflettori della sinistra, pronta a togliere la corrente quando non servirà più. Ha persino compiuto un’acrobatica virata sui temi etici beccandosi una tirata d’orecchi dal quotidiano cattolico “Avvenire”. Con questa storia e queste contraddizioni alle spalle, Fini si presenta come uomo nuovo, uomo del futuro? Difficile credergli, malgrado l’attuale benevolenza dei partiti di opposizione e dei giornali che ad essa si richiamano.