Carta da regali per i terremotati? No, coperte isotermiche. L’Italia del No alle riforme va in confusione

Pubblicato il 24 Gennaio 2017 - 07:08 OLTRE 6 MESI FA
Carta da regali? No, coperte isotermiche. L'Italia del No alle riforme va in confusione

Carta da regali? No, coperte isotermiche. L’Italia del No alle riforme va in confusione, scrive Giuseppe Turani (nella foto)

Le coperte isotermiche ormai usate nel pronto intervento in tutto il mondo per tenere al caldo le vittime di una emergenza assomigliano, così luccicanti alla luce dei fari e dei flash, a dei giganteschi fogli di carta argentata. Assomigliano tanto che qualcuno li ha paragonato alla carta del panettone, scrivendo: “Ma li coprono con la carta argentata dei regali di Natale, vergogna”. Signora, sono coperte isotermiche, replica Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.

L’idiozia dei leoni da tastiera arriva al punto che una signora ha scritto: “Ma come? Con tutti i soldi che paghiamo, i sopravvissuti poi li coprono con la carta argentata del panettone di Natale? Vergogna”. Per fortuna, le hanno subito spiegato che non era la carta dei panettoni, ma un tipo di coperta termica usato ovunque nel mondo quando ce n’è bisogno.

Ma la signora, incurante di tutto e salda nelle sue certezze, non ha chiesto scusa e non ha ritirato quello stupido e maldestro post. Anzi, probabilmente è in giro per la rete a cercare altre cretinerie da diffondere.

Non è questa la sede (e nemmeno ho le competenze necessarie) per smontare tutte le bufale che sono circolate in questi giorni sulla rete.

Volevo solo far notare un paio di cose. Se si seguono le cronache con un po’ di attenzione, si nota subito un’infinità di atti di vero e proprio eroismo dei soccorritori, la loro grande umanità e la loro straordinaria competenza in quello che fanno. E si nota anche la solidarietà. Mentre voi leggete queste poche righe a casa vostra, i vigili del fuoco volontari di Bolzano sono nelle Marche con le loro piccole frese a liberare le strade per l’ambulatorio, gli uffici comunali, il panettiere. Lavorano, con turni, 24 ore su 24 (H24, dicono loro) per sfruttare al massimo le attrezzature.

Non sono i soli. Certamente ve ne sono altri. Loro sono gli stessi che in agosto si sono alzati in volo con i loro cani Usar (da ricerca dei sepolti vivi) e sono corsi nei luoghi del disastro. Dopo poco più di un’ora erano già lavoro sulle macerie del terremoto. Alla fine, tutti insieme (compresi i volontari di Torino, Milano, Napoli e delle altre  città, anche loro con i preziosissimi cani Usar) hanno estratto, vive, 250 persone.

Adesso, stanno continuando quel lavoro, in condizioni molto più difficili.

Ma, sui giornali, sul web e in tv, abbondano notizie (in gran parte false) di errori, inefficienze, pasticci dei soccorritori. I più arditi puntano il dito direttamente contro la protezione civile: io avrei fatto questo, io avrei fatto quello, bastavano un po’ di motoslitte, gli elicotteri dovevano partire subito (sì, di notte con la bufera, così c’erano altre vittime sicure).

Francamente, cascano un po’  le braccia di fronte a queste storie. La verità, che nessuno può contestare, è che nel giro di poche ore la protezione civile ha messo in campo, in quel piccolo, sfortunato pezzo d’Italia, otto mila specialisti di alto livello e con una resistenza fisica impressionante. E, nonostante, le condizioni ambientali tremende questo “esercito”, messo su in poche ore e proveniente da tutta Italia, non si è disperso, non ha rotto le fila. Ha continuato, implacabile verrebbe voglia di dire, a lavorare, a scavare, con le mani o con un bastone, quando non c’era altro. E sono arrivate anche le macchine: gli elicotteri (con i ranger paracadutisti degli Alpini che hanno fatto imprese da medaglia d’oro), le ruspe, le frese. I volontari di Bolzano, gente pratica di neve, si sono portati da casa le loro piccole frese “da città” per lavorare dentro i paesini e le frazioni e liberare le strade.

E, mentre noi siamo qui a raccontarcela su, loro, l’”esercito”, sono ancora là, che lavorano. Non meritano gli sberleffi che qualcuno di voi ha indirizzato loro. Meritano solo applausi e tanti grazie.

Come sempre, la burocrazia si è messa di traverso. Abbiamo riempito l’Italia di norme e, nell’emergenza, queste stesse nome si sono rivoltate contro di noi. Ma, si dice, la burocrazia è lo Stato, cioè la politica. E’ la politica che deve rimuovere la burocrazia e passarle sopra, quando serve. Giustissimo. Si dimentica solo che l’Italia è anche la patria del diritto e di magistrati severissimi. Qui si processa un sindaco per tre anni, se ha sbagliato a mettere un timbro.

La verità è che lo Stato andrebbe rifatto. Ma l’Italia ha appena detto di no e quindi teniamoci quello che c’è. E, prima di impugnare la pala, assicuriamoci di essere autorizzati e che sia regolamentare. Non si sa mai.

Buon lavoro agli ottomila soccorritori e alla brava gente della protezione civile che guida questo strano e meraviglioso esercito di spalatori nato dal cuore grande degli italiani.