Renzi: Mattarella o Mattarella. No di Forza Italia e 2 giorni di trappole

di Claudia Fusani
Pubblicato il 29 Gennaio 2015 - 15:11| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Sergio Mattarella

Sergio Mattarella

ROMA – Tutto come previsto. Almeno per ora. Alle 13 e 50 il premier comunica all’assemblea dei grandi elettori del Pd che c’è un solo nome per il Colle. E questo nome, accettato all’unanimità dall’assemblea dei grandi elettori Pd, è quello del giudice costituzionale Sergio Mattarella, uomo che, prima di tutto, “ha vissuto quella  terribile stagione delle stragi di mafia (il fratello Piersanti fu ucciso da Cosa Nostra, ndr) ed è innanzitutto un uomo della  legalità”.

Se la narrazione del candidato da parte di Renzi si limita alla parte più popolare e del cosiddetto sentiment,  Mattarella è anche tante altre cose: il ministro della Pubblica Istruzione che nel 1990 si dimise perché Oscar Mammì forzò la mano e la legge aprendo un’autostrada all’allora tycoon delle tv Silvio Berlusconi (“inammissibile” disse ); è stato vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro della Difesa quando D’Alema andò a Palazzo Chigi una volta esaurito il primo governo Prodi; è l’uomo della sinistra dc che si ribellò (“un incubo irrazionale”) quando Forza Italia entrò nel Ppe. Nell’immaginario della relativamente giovane platea che  ascolta Renzi, Mattarella è quindi l’opzione migliore dato il momento e il contesto delle forze politiche in campo. La scommessa migliore, soprattutto, su cui riscattare “la figuraccia del 2013” dando prova non solo di “unità” del partito ma anche di “maturità”. Seguono altre istruzioni: scheda bianca nelle votazioni di oggi e domani; Mattarella a partire dalla quarta, da sabato mattina cioè.

Ma da qui a sabato la strada è lunghissima, piena di agguati e sul filo dei voti. E anche un ottimo alibi per speciali tattiche. Il primo, il più insidioso, è quello di Forza Italia: in nome del patto del Nazareno la pattuglia di 130 voti di Berlusconi ha reso possibile l’approvazione al Senato dell’Italicum; e adesso la stessa Forza Italia si trova disarmata di fronte al diktat renziano. Prendere o lasciare, ha detto il premier-segretario al Cavaliere. Berlusconi ha preso tempo mercoledì. E anche stamani. Incontro rinviato. Si sono sentiti per telefono. Ma appena Renzi ufficializza il candidato, il capogruppo Paolo Romani chiarisce: “Nessun margine su Mattarella, noi non lo votiamo. Non condividiamo il metodo”. E poi, quasi un avvertimento: “Il percorso delle riforme non è concluso”. Sottotitolo: “Il Pd ha ancora bisogno dei nostri voti”.

Il Transatlantico è un pallottoliere. Tutti a fare i conti. Bersani tranquillizza: “Mattarella ha i voti a partire dalla quarta” quando il quorum si abbassa a 505. Si tratta di circa 560 voti, visto che Area popolare di Alfano e Casini è più fedele al nuovo patto con Forza Italia che non al governo e non mette a disposizione i suoi 75 voti. Che potrebbero essere compensati da Sel e da quel gruppo di 35 fuorusciti dai Cinque stelle. Ufficialmente però, che i franchi tiratori, da una parte e dall’altra saranno i protagonisti. E sarà interessante leggerli fin dalla prima votazione.

La seconda trappola lungo il cammino che inizia oggi e Renzi auspica si concluda sabato, sono i Cinquestelle, una pattuglia di circa 120 persone che non sono poche nella balcanizzazione del Parlamento. Le Quirinarie del blog si sono concluse alle 14. Il più votato è il giudice Imposimato, il secondo Prodi. Cosa succede se Prodi dovesse prendere 150-170 voti nelle votazioni a scheda bianca? Come potrà Renzi dire no al fondatore del Pd?  Sel fa sapere che oggi voterà Luciana Castellina. E poi si vede.

I Grandi elettori attraversano il Transatlantico. E’ una “vasca” continua. Scongiurato il secondo voto oggi e i tre voti in sequenza domani, si torna alla tabella di marcia originale. Vuol dire che non c’è fretta. Che Renzi dà ancora tempo a Berlusconi di ripensarci. Almeno lo spera. Basterebbe una non partecipazione al voto. Come per Napolitano nel 2006. Basterebbe. Che le vie del Nazareno e del patto politico tra i due sono infinite.