Renzi: Pd “Unica speranza”, unico il partito, sistema dei partiti addio

di Claudia Fusani
Pubblicato il 21 Ottobre 2014 - 07:26 OLTRE 6 MESI FA
Renzi: Pd “Unica speranza", unico il partito, sistema dei partiti addio

Matteo Renzi. Ha lanciato il partito unico

ROMA – La fine non è ancora nota. Eppure l’evoluzione è chiarissima: stiamo vivendo giorni e settimane che potrebbero archiviare per sempre il sistema dei partiti.

Era l’ora, può dire qualcuno. Forse molti.

Ma, attenzione, poiché l’individuo è naturalmente portato a condividere idee e opinioni da cui poi derivano decisioni e azioni, senza partiti organizzati e strutturati non si può stare. Il loro posto sarebbe naturalmente occupato da forme rischiose di populismi.

Veniamo a noi. Lunedì 20 ottobre Matteo Renzi ha convocato l’ennesima direzione del Pd (a tal proposito, non si può dire che il premier segretario sia pigro).

Tema all’ordine del giorno: quale forma di partito? Domanda necessaria nel momento in cui il Pd passa da 400 mila a poco più di 200 mila tesserati; a pochi giorni dalla Leopolda n° 5 (Firenze, 25 e 26 ottobre) su cui la Fondazione Open, che fa capo a Renzi, è riuscita a raccogliere due milioni di donazioni; mentre Berlusconi sembra distante anni luce dall’idea di investire soldi ed energie in Forza Italia ridotta ad un caos calmo di posizioni e Mediaset offre uno dei suoi salotti – quello di Barbara D’Urso – a Matteo Renzi per strizzare l’occhio all’elettorato di centro destra; quando gli analisti dimostrano che il 40,8 per cento delle Europee è composto per un terzo di elettorato di centro destra.

Mentre, infine, il centrodestra si cristallizza a destra, verso il lepenismo e la piazza xenofoba, con un partito – la Lega – sempre meno nordista e sempre più a destra, con il nuovo leader Matteo Salvini che passa le domeniche ad Arcore (Bossi ci andava il lunedì), e nel caso sono anche a disposizione Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.

In questo quadro di disgregazione generale dei partiti – Fi è al 16 per cento scarso, Ncd al 2/3 e Udc intorno al 2, M5S continua a espellere i dissidenti – convocare la direzione del Partito democratico, l’unico nei fatti rimasto vitale, è decisione buona e giusta.

“Quale forma partito in un mondo globalizzato e così complicato?”

esordisce il segretario che liquida il ventennio berlusconiano come “il tempo in cui la destra è stata unita non su idee ma su un leader”.

A Renzi non fa difetto la chiarezza. Così spiega che il Pd, il centrosinistra, non deve essere “né pesante né leggero ma semplicemente un’opportunità”.

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“Siamo l’unica speranza contro la palude e il populismo” visto che “il blocco responsabile dello stallo in Parlamento si sta sgretolando”.

Un tempo, senza lo streaming, queste perle avrebbero perso la bellezza della diretta. Ma lo streaming non sopperisce, purtroppo, alla curiosità di vedere in diretta le facce di chi, nel Pd, viene definito “blocco che si sta sgretolando”.

Renzi poi dice quello che da tempo sui giornali i mal sopportati commentatori e professionisti della tartina ipotizzano a giorni alterni.

“Il Pd è l’unico partito e apre a realtà diverse che inglobano da Migliore (Gennaro, ex Sel, ndr) e Romano (di Scelta Civica)”.

Il partito a vocazione maggioritaria di centrosinistra, più di centro che di sinistra, di veltroniana memoria. E difatti prende la parola Goffredo Bettini, europarlamentare, che di Walter Veltroni e del Pd al 33% nel 2008 fu il regista.

“Dobbiamo essere un partito aperto, senza correnti, a campo largo – dice Bettini – sede di incontri che danno voce a sofferenze e solitudine e poi di decisioni”.

Un sogno. Una meraviglia. A cui poi si aggiunge la perla finale.

“La legge elettorale – annuncia Renzi – dovrà prevedere il premio alla lista, al secondo turno, e non alla coalizione”.

In meno di un’ora sono stati tutti impacchettati: Forza Italia (romano può solo dire: “Ogni decisione sulla legge elettorale dovrà essere condivisa”); Ncd che è al centro di una vera e propria cannibalizzazione da parte di Berlusconi che ha chiuso le porte ad ogni alleanza e da parte del Pd che ha detto no ad Angelino Alfano sia in Emilia Romagna sia in Calabria.

Fin qui lo schema renziano. Che si chiami partito della nazione o partito unico, poco importa. Il risultato non cambia. Il resto è solo questione di lessico. A cui la minoranza del Pd si ribella con i toni decisi e pur sempre garbati di Cuperlo e D’Attorre.

“Te lo chiedo qui ora, Matteo: cos’è la Lepolda? Forse un partito parallelo? Altro che partito comunità, qui sta emergendo una confederazione di correnti…”.

Mai e poi mai, risponde Renzi,

“la Leopolda non sarà mai una corrente ma un’opportunità”.

Poi li invita tutti nella ex stazione granducale che da un lustro ospita il fenomeno renziano. Anzi, lo ha visto organizzarsi, crescere, perdere e poi vincere. Gli altri interlocutori ipotetici non possono che restare spiazzati.

Alfano e i ministri Ncd convocano contemporaneamente, a pochi metri di distanza dal Nazareno, una conferenza stampa per rivendicare tutto quello che di destra e liberale c’è nella legge di Stabilità.

Che è molto, in effetti: taglio dell’Irap, taglio delle tasse per i nuovi assunti, il soccorso alle partita Iva. Quello del “bonus bebè”, poi – annuncio fatto da Renzi domenica pomeriggio nel salotto di Barbara D’Urso – è stato un vero e proprio scippo.

“Quella misura è mia – rivendica il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin – e non è uno spot ma fa parte di un pacchetto di misure per scommettere e investire sul nostro futuro”.

Visto che oltre a recessione e stagnazione siamo anche un paese a natalità bassissima. Ncd quindi rivendica i 500 milioni per mamme e papà al primo figlio ma anche per il terzo fino a tre anni di età.

Nulla sapevano, al quartier generale di Ncd, neppure del premio alla lista anziché alla coalizione che rimbalza dallo streaming al Nazareno. “Benissimo” dice Alfano.

“Ma è chiaro che la soglia d’ingresso per entrare in Parlamento non può superare il 3 per cento” precisa subito Gaetano Quagliariello. Che però non si sente affatto arruolato per default nel partito unico della nazione lanciato da Renzi.

“Ncd non sta in un luogo tra Migliore e romano. Noi – insiste – siamo il polo aggregatore del partito della nazione di centrodestra”. Oppure “lo junior partner, che guarda a destra, di una coalizione riformatrice”.

Distinguo che il premier ha già più che semplificato: “Tutti insieme, da Romano a Migliore”. C’erano un volta i partiti.